Redazione

L’abuso di farmaci contro i dolori articolari

Molti anziani decidono di curarsi da sé, senza ricorrere ai medici, con grandi rischi per la salute
13 Ottobre, 2022
Tempo di lettura: 3 minuti

Superata una certa età soffrire di dolori articolari è molto comune. Tanto comune che molte persone lo ritengono un fenomeno ineluttabile, al punto da rinunciare a richiedere assistenza medica e curarsi con pericolosi cocktail di farmaci fai da te. Un approccio sbagliato e pericoloso: esistono molte terapie possibili, mentre il ricorso a medicine con notevoli effetti collaterali, senza l’assistenza di uno specialista, può comportare rischi anche gravi.

L’abuso di farmaci contro i dolori articolari

Secondo uno sondaggio condotto dall’Università del Michigan intitolato “Arthritis and Joint Pain. University of Michigan National Poll on Healthy Aging“, il 70% delle persone con più di 50 anni prova dolore articolare e il 60% di coloro che ne soffrono hanno ricevuto una diagnosi di artrite. L’Istituto ha condotto la raccolta dati su un campione di adulti di età compresa tra i 50 e gli 80 anni. Di coloro che hanno dichiarato di soffrire di dolori articolari, l’80% ha dichiarato di poter gestire il dolore anche senza assistenza medica, e il 66% ha detto di farlo con farmaci da banco quali paracetamolo o ibuprofene.

Non solo farmaci da banco

Non solo antinfiammatori di libera vendita, però. Una considerevole minoranza si è rivolta a trattamenti su prescrizione, inclusi antidolorifici non oppioidi (18%), iniezioni articolari di steroidi (19%), steroidi orali (14%), oppioidi (14%) e farmaci antidolorifici antireumatici (4%). Più di un quarto (26%) afferma di assumere integratori (come glucosamina o condroitina) mentre l’11% si è rivolto al cannabidiolo (CBD, derivato dalla marijuana) e il 9% usa marijuana.

I rischi di assumere medicine senza consulto medico

«Ci sono dei rischi considerevoli associati a molte di queste opzioni di trattamento, specialmente se assunte a lungo termine o in combinazione con altri farmaci» ha dichiarato il primo autore del report Beth Wallace, reumatologo presso il sistema sanitario Veteran Affairs di Ann Arbor. «Eppure il 60% di quanti assumono due o più sostanze per i loro dolori articolari ha affermato che il proprio medico non aveva parlato con loro dei rischi, o non riuscivano a ricordare se l’avesse fatto. Inoltre il 26% delle persone che assumevano steroidi per via orale non aveva parlato con un medico dei rischi che questi farmaci comportano».

Chi soffre maggiormente di dolori articolari? Il sondaggio

I risultati del sondaggio variavano in base al genere degli intervistati. Le donne risultano più colpite degli uomini dai dolori articolari: 75% contro 65%. Anche il reddito e l’istruzione, oltre alle condizioni mentali e fisiche, hanno dimostrato di avere una correlazione. I dolori, a quanto pare, sono più comuni tra le persone a basso reddito e a basso livello d’istruzione, forse per i lavori più usuranti svolti negli anni precedenti. Il 31% dei partecipanti ha dichiarato dolore articolare lieve, il 31% moderato e l’8% grave, mentre il 30% ha riferito di non aver manifestato sintomi di artrosi.

Curarsi si può

Secondo Preeti Malani, esperto di malattie infettive e geriatria della Michigan Medicine, «Gli anziani con una salute fisica o mentale discreta o scarsa erano molto più propensi a concordare con l’affermazione che non c’è nulla che una persona con dolori articolari possa fare per alleviare i propri sintomi, cosa che sappiamo essere falsa. Gli operatori sanitari devono sollevare l’argomento del dolore articolare con i loro pazienti più anziani e aiutarli a elaborare un piano di assistenza che potrebbe essere loro utile».

L’Omeopatia nel trattamento dei dolori articolari

Riportiamo quanto scritto in un articolo dal compianto dott. Peter Fisher, grande omeopata inglese e medico personale della Regina Elisabetta II: “Nel trattare una persona affetta da artrite e reumatismi con l’omeopatia, come per qualsiasi altra patologia, considero la persona nel suo complesso. In pratica, questo significa iniziare a vedere qual è esattamente il problema: dolore, rigidità, disturbi del sonno, limitazione di particolari attività, o cosa? Dove si trova? Da quanto tempo è un problema e qual è stata l’evoluzione? “Evoluzione” significa dove è iniziato e cosa è successo da allora: si è mosso, se sì, secondo uno schema particolare? Va e viene, c’è uno schema? C’è qualcosa che sembra averlo scatenato all’inizio?”.

Un approccio individuale che consente di ottenere, oltre alla certezza di non soffrire effetti indesiderati dai farmaci pain killer (spesso pesanti), il coinvolgimento del paziente e una terapia mirata e calibrata a un riequilibrio. Spesso l’utilizzo del medicinale omeopatico può far risalire alla causa del disturbo, consentendone la completa rimozione.

 

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