Redazione

#oldlivesmatter, un faro sul problema dell’ageismo

21 Settembre, 2020
Tempo di lettura: 2 minuti

Ageismo è un termine che in Italia non conosce quasi nessuno. E non è un caso. Si riferisce infatti a un problema sociale che qui da noi viene preso incredibilmente sottogamba, e sul quale oggi un grande movimento d’opinione internazionale prova ad accendere i riflettori: quello della discriminazione degli anziani. Le persone in terza età che vengono bersagliate o discriminate in ragione dell’età.

#OldLivesMatter – le vite degli anziani contano. È lo slogan adottato dalle 42 organizzazioni provenienti da ben 29 Paesi per una campagna globale di sensibilizzazione contro la discriminazione nei confronti delle persone anziane. Cercherà di raccontare attraverso 3 video multilingue le sofferenze patite da chi dell’ageismo è vittima. Un’invocazione d’aiuto che prende in prestito quella, ultimamente sulla bocca di tutti, riferita agli afroamericani discriminati negli Stati Uniti. Ma che, almeno a sentire coloro che guidano la battaglia, solleva un problema ancora più grande. L’iniziativa è partita dalla Società Scientifica francese di Geratria e Gerontologia (SFGG), per poi essere abbracciata dalla Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (SIGG), dalla Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio (SIGOT) e da molte altre società di geriatria europee, americane e asiatiche, che chiedono con urgenza “equità di accesso alle cure”.  Secondo uno studio condotto a livello europeo, infatti, il 28% degli anziani ha riferito episodi di intolleranza. Sarebbero quindi più di coloro che subiscono atti di sessismo (22%) e razzismo (12%). La situazione si aggrava in ambito sanitario, dove il 30% degli over 60 ha dichiarato di essere trattato in modo ingiusto a causa dell’età.

Sono ormai trascorsi 20 anni dalla promulgazione dell’art. 25 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE, che riconosce “il diritto degli anziani a condurre una vita dignitosa e indipendente e a partecipare alla vita sociale e culturale”. Eppure di strada da percorrere perché il testo dell’articolo non resti lettera morta ce n’è ancora tantissima. “Rispetto al razzismo e al sessismo, l’ageismo è ancora relativamente tollerato perché, a differenza dei primi due fenomeni, è l’unica discriminazione non punita dalla legge e a volte gli anziani si considerano troppo vecchi per trarre beneficio dalle cure più avanzate”, affermano Raffaele Antonelli Incalzi, presidente SIGG e Alberto Pilotto, presidente SIGOT. “Questi dati fanno capire come nelle politiche della salute ci sia una profonda disparità di trattamento nei riguardi dei più anziani. Questo pregiudizio sull’età si è evidenziato anche durante l’emergenza Covid, quando la selezione dell’ordine di priorità delle cure intensive ha toccato anche fattori legati all’età, penalizzando gli anziani”.

Volevamo mostrare come la discriminazione nei riguardi delle persone anziane è una discriminazione così comune che non la vediamo più”, sottolinea l’autore e regista dei tre video di sensibilizzazione Jean-Paul Lilienfeld. Nel 2050, le proiezioni stimano che le persone di età pari o superiore a 60 anni saranno due miliardi nel mondo. “La società sarà in grado di trarre vantaggio da questa popolazione che invecchia se invecchieremo tutti in buona salute. Ma per questo, dobbiamo eliminare i pregiudizi”, è il messaggio lanciato da Olivier Guérin, presidente della Società francese di Geriatria e Gerontologia.

1 commento

  1. Interessante. Grazie!

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