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7 Luglio, 2020

Dopo la salute…cosa?

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L’importanza della Medicina omeopatica.

Salute e Vita

La riflessione di questo articolo nasce dalla confusione che oggi si manifesta come realtà quotidiana nel “considerare la salute come il benessere supremo dal quale deve scaturire naturalmente la felicità”. Senza dubbio, considerare che ciò non sia vero è causa di disorientamento, delusione e pessimismo. Tanto da concludere, per la maggior parte delle persone, che “la felicità non esiste”, che la felicità è un’utopia.

La maggior parte di noi si lamenta del mondo assurdo in cui viviamo e accettiamo di vivere. Contempliamo la falsità e le pazzia della società dei consumi. Acquistiamo cose che non ci compenseranno della insoddisfazione generale che viviamo, accontentandoci di piaceri superficiali, piccoli o grandi, aumentando in quantità e grandezza in funzione della maggiore o minore inquietudine interiore di ciascuno.

Questa ricerca del piacere come sinonimo di felicità è ciò che si chiama edonismo e non è la prima volta che si impone nella storia dell’essere umano. La prima volta che lo troviamo sul nostro cammino, come pensiero sociale di gruppo e non solo individuale, fu nella civiltà greca, con Aristippo nell’anno 435 a.C.

Poiché già l’esperienza storica della vita dell’uomo ha mostrato la sua verità e il suo limite, è bene che ci serva di esempio e guida.

Le riflessioni dei pensatori fino ai giorni nostri concludono dicendo che:

  • tutti gli essere umani nascono con la possibilità di sperimentare piacere. 
  • il piacere non è bene o male, semplicemente esiste. Non è una determinazione morale ma un indice della buona capacità adeguarsi a tutte le condizioni dell’esistenza. Stare dentro a ciò che ci appartiene, essere e fare in questo momento.
  • il bene o il male del piacere risiede nel come si cerca e fino a dove porta.
  • tutti gli estremi sono sconvenienti, l’eccesso del piacere si converte in vizio.
  • il piacere non è soltanto la gratificazione sensuale o sessuale.
  • esistono piaceri che alla lunga portano infelicità, insoddisfazione o contrattempi, come la popolarità o la fama.
  • il maggior piacere per la specie umana deve girare intorno al servizio degli altri.
  • se si impara a distinguere veramente cos’è il piacere, si vivranno molti momenti di felicità.
  • il piacere come guida per ottenere una presenza reale nel mondo e godere gioiosamente dell’esistenza. Annusare meglio, gustare, ascoltare meglio, non essere arrabbiato con il corpo.

Considerare le passioni e le pulsioni come amici e non come avversari.  Intenderli come mezzo perraggiungere il piacere profondo di essere ciò che a ognuno appartiene essere, inevitabilmente, come realtà trascendente, completa e totale, non solo nella corporeità.

Rispettando pertanto questa realtà totale del corpo vivente che siamo, inseriti naturalmente in una società e in un Universo, tenderemo a riconoscere naturalmente la famosa frase di Ortega y Gasset che ben rappresenta il pensiero spagnolo: “io sono io…e le mie circostanze”. Ognuno di noi oggi vive dentro le circostanze della globalizzazione, del planetarismo, della mancanza di tempo, del nutrirci continuo di alimenti morali e materiali, velenosi. Oppressione e schiavitù camuffati in attivismo folle, per produrre il piano devastante che ci hanno imposto, e che ha distrutto il piacere di essere e di vivere. Il diniego di  gustare la vita che ci apparterrebbe naturalmente. Questo è oggi il nostro mondo abituale pervaso di radiazioni, plastica eterna, minacce e bombe. Questo è il mondo che dà forma alla nostra realtà quotidiana.

La conseguenza logica a tutto ciò, la reazione naturale che ci costituisce e ci salva, è la protesta totale attraverso la nostra anima e il nostro corpo uniti in questo che chiamiamo e riconosciamo con la parola infermità. Una infermità che viene condivisa per mezzo di postini vitali: notizie, batteri, germi, virus, rumori e tutta la sinfonia di elementi che costituiscono la vita dell’Universo. Un nuovo modo di stare nel mondo e che parla di ognuno di noi fisicamente e moralmente come di una sola realtà personale.

Esiste una relazione indivisibile e reale tra malattia e vita

Ecco una storia vera, da cui si comprenderà bene cosa vogliamo dimostrare. E’ la storia di una mia paziente, una ragazza di 22 anni, che viene a visita con il padre da 7 anni. La ragazza soffre di Leucemia da 2 anni. Ha fatto il trattamento secondo il protocollo della medicina ufficiale attuale senza risultato (radioterapia, chemioterapia, …) fino ad arrivare al trapianto di midollo. Davanti a tale gravità i genitori, senza conoscere nulla dell’omeopatia,  la conducono al mio studio.

La ragazza è la maggiore dei due figli di questa famiglia. L’altro figlio, minore di 5 anni, è stato sempre l’allegria di tutti. Tutti loro sono sempre stati sani e senza particolari problemi. Sono stati una famiglia normale e abbastanza felice.

Il cambiamento totale della loro vita accade quando, 2 anni fa, il figlio vuole ostinatamente andare a trovare un amico durante le vacanze. Gli dicono di no varie volte, gli negano il permesso perché non capiscono come gli venga questa idea senza motivo… poi convincono la sorella che guida l’auto , a portarlo dove lui desidera andare. Nel tragitto accade un incidente automobilistico e il fratello muore fra le sue braccia in un attimo. Questo è l’accaduto.

A causa di questo, velocemente, quasi dopo un mese, la ragazza sviluppa  la Leucemia Mieloide Acuta. Grave sebbene non fulminante. Una Leucemia che sarà espressione evidente  della sofferenza della sua vita, del modo di reagire  della sua personale natura, della causa devastante dell’assenza di suo fratello, il modo di morire e la inevitabile responsabilità che sente per aver ceduto alla sua richiesta. Nessuno di noi può dubitare della origine di tale sofferenza e del desiderio naturale della ragazza di morire anche lei (lo sentirebbe chiunque). Ciò nonostante, nel pieno della vita (22anni), tutto il suo essere lotta fra il “desiderio di vivere e il desiderio di morire” che costituisce il suo momento esistenziale attuale. Chi vincerà, considerando la forza della vita e allo stesso tempo  il desiderio di finire una sofferenza insopportabile?

La medicina ospedaliera, applicando i suoi protocolli meccanicisti, ha tentato di dare al corpo  farmaci che possano sostituire  le funzioni alterate. Ma non c’è stata risposta. Come è scritto nei testi di Patologia Clinica, la causa della Leucemia Mieloide Acuta è sconosciuta. Possono essere radiazioni, gli effetti secondari di certi trattamenti farmacologici come Radioterapia e Chemioterapia, il fumo e  malattie ereditarie…etc. Sempre qualcosa di esterno alla persona ammalata e, come in questo caso, qualcosa di non dimostrabile tramite analisi di laboratorio.

Per il medico che tiene in considerazione la totalità della vita di un paziente, il sangue è il fluido vitale e il midollo è l’organo  che rappresenta nel corpo la capacità di potersi sviluppare in questa vita. Un conflitto di questa  natura è il conflitto derivato dalla impotenza di essere di fronte a qualcosa che supera le proprie forze, di sentire di non essere capaci di superare il conflitto.

Dopo il racconto di tutti questi avvenimenti…comprendiamo che tutto è, per così dire, coerente.

Quando arriva alla visita, dopo 2 anni di terapia aggressiva, la paziente sta cedendo alla morte: esausta, può appena fare piccoli sforzi. Silenziosa. Preferisce star sola, la disturba che le parlino e parlare. Malinconia continua. Più che assorta nei suoi pensieri diremmo astratta nel nulla. Fisicamente ha ematomi spontanei. Gonfiori di linfonodi al collo, duri e caldi. Necessità di mangiare e bere cose fredde. Naturalmente continuano i controlli in ospedale, i dati di laboratorio sono ancora alterati ma più contenuti.

Le diamo Phosphorus 30ch 3 granuli ogni giorno per tre giorni, poi il controllo. Progressivamente va diminuendo la violenza del quadro della malattia. E’ più vitale, lentamente reagisce alla vita.

Dopo tre mesi di terapie, cambiano i sintomi e comincia una inquietudine fisica, con crisi di disperazione, apparentemente aspecifica. Piange mentre dorme. Ha pensieri di morte. Rifiuta la compagnia ma peggiora quando è sola. Picchi di febbre ardente, irregolare, senza sudore o a volte calore interno come se avesse la febbre…Si cambia rimedio. Comincia a prendere Arsenicum Album 30 ch, 3 granuli a giorni alterni, allungando o sospendendo quanto sente miglioramento. Sempre sotto controllo.

Infine non è questo il luogo in cui sviluppare dettagli clinici. Mi importa la riflessione.

La buona reazione della Forza Vitale della ragazza. Fa un quadro di malattia completamente coerente con la realtà. Tutto ciò che fanno i suoi genitori  e gli altri vicino a lei contribuisce immensamente  a ciò che, da solo, sarebbe stato mortale. La ragazza lo riceve e si lascia aiutare, lascia che per un po’ gli altri le sostituiscano la vita che non sente più sua.  (altre persone non lo fanno). Con il trattamento omeopatico, sempre con i controlli regolari, oggi vediamo che la paziente  si è evoluta fin al punto di innamorarsi, lavorare come dipendente in un negozio di gioielleria, ha potuto sposarsi. Oggi ha figlio nato da poco.

La medicina omeopatica identifica il rimedio più simile, cioè adeguato alle necessità del paziente, attraverso la totalità dei sintomi. Questo insieme di sintomi è il modo con il quale la vita corporea, emotiva e irripetibile del paziente si presenta chiedendo aiuto in ogni momento della sua esistenza e racconta la storia personale della sua  sofferenza, focalizzandosi negli organi fisici corrispondenti alla raltà.

Il rimedio omeopatico dinamico che si darà al paziente, cioè il suo rimedio, è già stato sperimentato prima nell’uomo sano e ha mostrato scientificamente il suo potere medicamentoso, il suo potere curativo, con chiarezza, esattezza e precisione. E perciò reagisce scatenando la reazione curativa, cioè restituendo al paziente la sua capacità fisica ed emotiva per realizzare ciò che gli corrisponde sperare nella vita nel senso più personale, recuperando e aprendo tutta la sua potenzialità biologica perché possa superare il conflitto che sta attraversando e ricominciare a vivere meglio, con la salute che gli appartiene.

Dopo la salute, cosa?

Significa che la salute non è l’orizzonte finale del benessere e piacere dell’essere umano. È il mezzo necessario per poter essere capaci di incontrare, molto più in là dell’immediato, la propria vita, la propria realizzazione e il vero proprio piacere di essere, che comprende la soddisfazione tramite non solo il corpo e le emozioni naturali e positive, ma anche dell’anima e la vita tutta dell’uomo. Cioè la soddisfazione di tutti gli aneliti visibili e invisibili che costituiscono il vero “uomo interiore”, nel ricordo, nella memoria della storia, e infine in quella  eternità  che intuiamo appartenerci.