Spirito dei Tempi. Tempo senza Tempo (secondo movimento)

16 Marzo, 2021
Tempo di lettura: 9 minuti

Perché è così difficile abbracciare la rivoluzione che porta avanti la Scienza Medico-omeopatica, pur essendo così importante per l’umanità?

-Da parte dei “medici ufficiali”, perché non c’è tempo per ascoltare e formarsi “un’altra volta”, in maniera diversa, con un criterio vitalista.  

-Da parte dei pazienti, perché non c’è tempo per occuparsi di se stessi in profondità, e nessuno  insegna loro come concretizzare il dialogo che la sofferenza  sostiene con la propria storia.

-Da parte dei “commercianti del dolore”, perché non c’è tempo per sottigliezze che fanno perdere il ritmo del mercato imperante. 

-Da parte dei terapeuti delle diverse discipline, perché non c’è tempo per una formazione necessariamente così  profonda. 

-Da parte dei medici omeopati, perché non c’è tempo per fare tutto: occuparsi di un insegnamento vasto uniformato e ben organizzato, in aggiunta al lavoro impegnativo con i pazienti.

In sintesi?

Lo spirito del nostro tempo è timeless time! Un tempo senza tempo. Che non ha niente a che vedere con il  Carpe diem (cogliere l’attimo), ma, piuttosto con “arrangiati come puoi” adesso, perché il domani non potra’ essere migliore.

La velocità con cui si pretende di fare per non “perdere il treno” della vita, e  di partecipare a quella palla di neve del Global Time, ci obbliga a vivere facendo le cose “a tutto vapore” e a definirlo giusto dandogli nomi magniloquenti come maestria, il massimo e super massimo, alta formazione, superiore ecc. Come conseguenza, quando un essere umano immerso nell’attualità sente il desiderio di cambiamento, va in un Centro Commerciale e si compra un paio di scarpe. Si educa il pensiero Twitter, fast-food e slogan, sia nel commercio che nelle frasi “filosofiche”, vendendoci concentrati di “saggezza alla portata di tutti”. Si disprezza ciò che è complesso, perché ci vuole tempo per capirlo, e si gonfia il minimalismo-riduzionista, cercando di fare pulizia del superfluo, invece di ridurre le spese che sono al di sopra delle proprie possibilità. È così che si entra nel pieno della famosa fame cellulare. L’essere vivente che si nutre male ha fame e non ricevendo ciò di cui ha bisogno instaura una forma compulsiva e una logica del cercare ciò che gli è necessario ma che non sa come trovare. E non trovandolo, mangia tutto senza sosta e senza limite, nell’estremo tentativo di trovare qualcosa di ciò che realmente è “suo”. Ma non trovandolo, non cesserà di cercarlo fino alla fine che può essere la morte.  

È proprio in questo viaggio del “morire” che ogni persona si trova con la sua ombra e con la sua malattia, con il suo “non-essere” che comanda la propria vita. Con tutto ciò che non è e avrebbe potuto essere. È l’unico momento in cui non si corre più, perché correre senza sapere verso dove è “accelerare la morte” tanto temuta: la morte senza senso, come senza senso ha potuto essere la stessa vita. La morte che, proprio perché oggi la vediamo con angoscia, ci afferra di colpo, all’improvviso. Quel “senza senso” che si oppone istintivamente al nostro essere e sentirci “individui”. Perché?

Il senso della vita

Perché, che lo si voglia o no, gli esseri umani  cercano il senso delle cose, di ciò che si è, e di ciò che si fa, importanti come il respirare. È qualcosa di costitutivo in noi, come avere due braccia e due gambe. Ne abbiamo bisogno per poter sapere che ciò che facciamo ci appartiene, che è buono per la nostra vita e per il nostro “essere domani”. Futuro inconsciamente ambito  al quale indirizziamo ogni gesto del nostro presente. Ciò che è buono per la nostra vita e per la Vita. Abbiamo bisogno di sapere e sentire che la nostra vita “ha un senso” e non solo! Che ha il nostro senso ! Che siamo pieni di senso per noi, per la nostra gente, per gli altri e per la società. E solo quando è così, sentiamo che probabilmente avrà senso per il Cosmo e per tutto l’universo (versus..Unum).

Di fatto, non tutte le morti sono senza senso. La storia ci insegna, che alcuni uomini sono morti “quando sapevano che tutto era compiuto”. E come sapevano che “ tutto era compiuto”? Avevano una sapienza misteriosa? Possiamo affermare di SI. Conoscevano senza andare dallo psicoterapeuta o all’università! Mentre vivevano, hanno ascoltato chi erano, e hanno pensato bene a ciò che facevano! Che tipo di fortuna avranno avuto in sorte? Avranno avuto un’anima? La riconoscevano? Si vedevano?

In sintesi: Cercare il senso e il nostro senso è igienico e necessario per la nostra salute.

Omeopatia sì o Omeopatia no? Omeopatia SÌ

Lascio queste piccole riflessioni a voi, come le lascio a me stessa, per sviluppare in seguito le prossime. Nel frattempo termino con ciò che a noi urge di più: che cosa deve sapere un paziente che si vuole curarsi con l’Omeopatia Classica? Medicina che ha dimostrato la sua scientificita’ da ormai più di 200 anni, di essere realmente efficace, e di essere la medicina della persona umana. La medicina della Riconciliazione. La medicina della vera integrazione, raggiunta in modo soave, veloce e permanente, di ogni essere umano, di ogni paziente con se stesso, con la sua corporeità, la sua mente, la sua anima, la sua vita di relazione, con la sua storia personale  e la sua vita, unica e irrepetibile,  spirituale e per tanto trascendente e còsmica.

Si deve sapere che:

  • Un medico omeopata vero, non è un “buon farmacista” da cui si va perché “ti dia qualcosa” per cavartela. Per questo scopo superficiale c’è Google, le farmacie, le para-farmacie organizzate per il Take-Away senza responsabilità che permette alla “gente che se la cavi da sola” senza visione clinica: e quel che succede, succeda.
  • Si va dal medico omeopata, perché sì “ti metta a posto”, ma sopratutto perché ti aiuti a comprendere quel che ti sta succedendo e ti aiuti a modificare ciò che ostacola il tuo sviluppo ed il tuo vivere bene, manifestato in modo chiaro, esatto e preciso, attraverso i sintomi organizzati della propria sofferenza che porteranno al Simillimum. Questo aprirà le porte nascoste della tua  Forza Vitale, seguendo le Leggi misteriose della Vita.
  • Si va dal medico omeopata perché, con la sua esperienza e presenza,  ti accompagni, ti guidi fisicamente e moralmente nella tua cura, con conoscenza rigorosa e umana, permettendo così il recupero della capacità fisica e mentale per essere ciò che devi essere, anche se il motivo della visita è una semplice verruca.
  • Che esiste una Legge, scoperta attraverso l’osservazione clinica del processo curativo scatenato con il rimedio omeopatico, chiamata Legge di Hering che dimostra come la guarigione avviene da sopra a sotto, da dentro a fuori e dalle ultime manifestazioni alle prime, per tanto ha bisogno  di un “tempo biologico” che dipende dalla complessità della storia del paziente, dalla complessità della sua malattia, dalla sua età e condizioni di vita e non dalla velocità di azione del similimum o rimedio omeopatico giusto, che sempre agisce in modo istantaneo.

Il fatto inconfutabile è che la medicina ufficiale ha “mollato gli ormeggi dell’Uomo”, con il suo meccanicismo imperante globale e la sua amministrazione dei beni ed ha spinto il paziente all’auto-prescrizione e alla farmacia a “go-go”  pieno di confusione. Di fronte al malessere che si risolve, la fame cellulare diventa ghiotta di soluzioni possibili ed il paziente è felice, si sente autonomo e crede di essere autosufficiente. Finalmente può disporre liberamente, come mai prima, di un banco infinito di possibilità di farmakos. Senza sapere, purtroppo, che la stessa parola significa veleno o rimedio e che ciò che fa la differenza nella sua efficacia è l’arte e la scienza del sapere medico (quando il medico esiste). Un “sapere” che permette di riconoscere in te ciò che è necessario e sufficiente per recuperare la tua vita irripetibile, adesso!

La storia di Unai (significa “pastore di uomini” in lingua celtica)

Ci troviamo di fronte ad  un bambino di 9 anni che da 3 anni manifesta una serie di tic nervosi.  A volte muove il collo in maniera  compulsiva, a volte gli occhi, aprendoli e chiudendoli velocemente, a volte una spalla. Portato dello psicologo, gli viene diagnosticata una nevrosi di ansia da prestazione. Il bambino infatti è molto ansioso quando deve  manifestare  una idea sua, sia a casa che a scuola. Il papà uomo presente e amorevole, mite e riservato, silenzioso e poco assertivo, carente di carattere per imporre le sue visioni, gli insegna  qualcosa che non gli appartiene strutturalmente ed inoltre in contraddizione con il suo proprio nome. Gli insegna a “non guidare”. La mamma  donna stupenda, molto appassionata e di forte carattere, è maestra di scuola e pertanto con la spontanea tendenza di dire “come si devono fare le cose” in ogni situazione, anche a casa. E questo lo si comprende anche per la tendenza lenta e passiva del marito.

Il bambino  nato con parto naturale aveva l’antecedente del dubbio, e dell’insicurezza.

La mamma  ci dice di essere rimasta incinta “per caso”. Sia il papà che la mamma sentivano che “forse” era un errore avere un figlio e ancora di più essersi uniti, dato le loro grandi differenze. Sentivano di non sapere dove stessero andando insieme. La madre, guardando le altre madri le apparivano “un orrore”, e  non voleva essere come una di loro. Piena di paura per il rapporto e per la stessa maternità… tuttavia le era chiaro che non voleva disfarsi della creatura. Così inizio’ la vita di Unai.

Man mano che passava “il tempo senza tempo” che nasconde la Vita in se stessa, tutto cambiò: il bimbo fu amato e adorato, il rapporto era maturato e si era stabilizzato, e sembrava pertanto che non si potesse auspicare una situazione migliore.

Non accettare i cambiamenti

Il bambino fin da piccolo iniziò a soffrire di otiti frequenti in autunno e in primavera. Cosa che dimostra la difficoltà ai cambiamenti e ad accettare la realtà della vita che non ci piace. Queste si accompagnavano a febbri con  muchi nasali, il che indica la presenza di un conflitto per qualcosa di invasivo e disturbante. Probabilmente un disturbo ereditario, considerando che la mamma era molto esigente, sempre iimpegnata per costruire un mondo migliore ed occupata con i problemi degli altri. Pertanto la vita famigliare era costantemente piena di problemi di altre persone. E Unai non aveva né l’età, né la forza per difendersi. La febbre palesava la necessità del suo corpo di produrre  il “calore d’amore che gli mancava” .

La madre aveva avuto sempre otiti recidive. E la sua vita famigliare da come lei la descrive: “la casa dei miei genitori (come se non fosse la sua) era piena di urla e malattie continue da parte di mia madre. Il parto (di sua madre) fu lungo, doloroso e orribile. Non ho mai sentito mia madre dire qualcosa di buono.” Inoltre nella famiglia materna vi era una lunga storia di abusi sessuali e di violenze. Il padre era un padre assente, con il suo tipico principio di massima di “non volere problemi” e che ognuno se la sbrigasse come meglio poteva. Dunque nella storia della madre  è presente questa memoria di uomini che non decidono e non adempiono al loro ruolo profondo e naturale, vivono come degli snaturati.  Questi, molto mite, riservato e silenzioso aveva avuto calcoli nel rene sinistro, segno fisico di sentimenti di paura e di difficoltà ad occupare il proprio posto nella vita. Questi problemi si erano dunque pietrificati come calcoli renali che lui non riusciva ad espellere.

E così arriviamo a Unai, bambino fragile, malaticcio, da accudire, con scarso appetito, il che dimostra la poca fiducia che ha nella vita e nello svolgersi degli avvenimenti. Sempre amabile e apparentemente contento, mostra raramente rabbia o  contrarietà. 

A 6 anni, benché’ più forticello inizia con i tic  cosa che mette in evidenza la contrarietà di Unai per ciò’ che vorrebbe fare, cose “di suo gusto”  legate al “piacere proibito” che non sa esigere per il suo temperamento docile e  timoroso, confrontato anche  con una mamma, donna  forte e irruente, benché amorevole.

Visita e terapia

Io lo incontrai quando aveva 9 anni. Aveva coliche continue e crampi alla pancia che lo facevano piegare in due. Parlando con la mamma seppi che continuava ad avere i tic malgrado le diverse terapie e psicoterapie intraprese. Di temperamento e comportamento sempre timido e riservato, soffriva in silenzio. 

Iniziai a dare Nux Vomica 30 ch 3 granuli mattino e sera per 2, 3 giorni e il mal di pancia passò, ma i Tic persistevano.  Iniziai a dare Nux Vomica 6LM, 3 granuli ogni 3 giorni per 3, 4 volte  aspettando che lui stesso manifestasse le cose che gli davano fastidio, che lo spaventavano o che lui voleva. Apparentemente niente, ma si vedeva che Unai cominciava a sentirsi capito e che sentiva che qualcuno gli dava ufficialmente il “via libera” per potersi esprimere senza timore di rimproveri o critiche.

I Tic diminuirono ma iniziò una cosa nuova e strana. Divenne molto irrequieto, “su di giri”, rideva e giocava come non mai, facendo gesti per mettersi in mostra e, all’improvviso mentre parlava lanciava un urlo, come manifestazione di qualcosa da dire. Come se facesse inconsciamente la prova, per vedere cosa poteva succedere nel caso avesse espresso la sua agitazione sessuale propria dell’età, incapace di manifestarla apertamente e cercando anche qualche complicità con il papà. Gli ultimi sintomi erano ECCITAZIONE, URLA, GESTI E PERNACCHIE, METTERSI IN MOSTRA E GIOCARE SPOGLIANDOSI.

Nella coerenza dell’applicazione della dottrina e metodologia omeopatica classica, ogni medico omeopata, di qualunque parte del mondo, avrebbe prescritto HYOSCIAMUS, dimostrando cosi’ la solidità del sapere omeopatico, la scientificità e l’enorme importanza e validità della sperimentazione pura, con la conoscenza farmacodinamica che ne deriva.

Hyosciamus Niger 200k 3 granuli ogni 3 giorni, per 3 volte, quindi revisionare.  I sintomi iniziarono a diminuire…  migliorando dell’ 80%.

La Legge di Hering non tardo’ a manifestarsi. 

Iniziò ad essere irrascibile, stanco, senza fame e con febbre. Ritornarono  i crampi ed il dolore colico. E questa volta  si  aggiunse un ‘afta nella mucosa destra della bocca. Iniziavano nuovamente a manifestarsi i sintomi fisici del conflitto tra ciò che lui vuole esprimere e dire con l’immagine che vuole mantenere, soprattutto a scuola.

Questa volta con 3 granuli di Nux Vomica 30ch tutto passa velocemente. Ovvero la sua Forza Vitale  ha dimostrato di essere più forte. Unai ora ha più vitalità  e se anche i sintomi ritornano, ogni volta  sono di durata più breve, meno intensi mentre lui ha cominciato a “dire la sua” senza più paura.

Con questa esposizione vediamo quanto la storia famigliare di Unai abbia strutturato la sua vita impedendogli di  occupare il suo posto naturale, il che era capitato in tutta la linea maschile della famiglia e come lo avesse conformato patologicamente.

Se quanto ho scritto è pura verità, lentamente, in un Tempo senza Tempo, proprio dello sviluppo della Vita e ben diverso dal Tempo senza Tempo della nostra cultura attuale, possiamo trovare e dare gli strumenti ad Unai per adempiere  al messaggio che lui stesso, con il suo  nome implicitamente manifesta e permettergli di giungere alla completa realizzazione  del senso della sua Vita.

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