Oggi è il mio compleanno. Vorrei che fosse un giorno qualsiasi, uno dei tanti, ma non sarà possibile. Il cell suonerà, watsap a raffica, FB allo stesso modo. Vorrei che fosse un giorno come un altro, nulla di speciale, senza novità, senza sorprese, anonimo. Perché?
Perché non sono mai stato bravo a far fronte alle voci che ti aspetti e non ti aspetti, a ridere senza far trasparire il disagio che provo inevitabilmente. Conto le settimane che mi separano dal mio compleanno, e non per un anno in più, ma per il significato molesto che quel giorno ha per me. Ok, basta resistere, arrivare alla mezzanotte, svicolando sfuggente tra le ultime telefonate e frasi di auguri e di affetto.
Sfinito, non manca molto. Sono le 23,15. Ora sono solo, ma non per molto, aspetto Lei. Il mio regalo. Arriverà sempre sorridente, con la sua voce per me un canto, e dalla sua bocca usciranno fiori. L’aspetto respirando forte, “fai vento dal naso” mi dice ridendo quando mi bacia, facendo finta di non sapere che è l’agitazione e il desiderio di lei che incontrollabile mi prende e mi fa respirar forte. Profuma e profumo. Il mio si mescolerà al suo, più il sudore e il calore della pelle, daranno vita ad un altro profumo simile a quello di un Dio.
Notte fonda. Non c’è più è volata via sapendo di avermi suo, e tornerà. Allora mi accendo una sigaretta post, modello americano, steso, sfratto, sfatto, sazio, guardando il soffitto come “il cielo in una stanza”, (lo so non si fuma in camera da letto…). Rifletto, osservando il bagliore dei suoi orecchini dimenticati sul tavolino. “Un atto mancato” avrebbe detto la mia psicanalista.
Rifletto: “possibile però che soffra da tempo di questi cambiamenti di umore, questo alternarsi tra sicurezza di me e fragilità?“ mi chiedo. “Sai che ti dico? Domani prendo appuntamento col mio medico di base, bravo Omeopata, saprà lui come aiutarmi”. “Che ha scritto ? Ignatia 30CH gocce, cinque gocce sublinguali, una volta al dì, al risveglio. Agitare il flacone 10 volte prima di assumerle. Per un mese di cura. Infine leggo, Agrimony, un Fiore di Bach, 5 gocce a digiuno sublinguali, prima di cena, per venti giorni”.
Comincio. E qualcosa è cambiato piano piano. Non mi sveglio più così presto col cuscino ritorto a caramella espressione di una notte agitata. Non mi sveglio più con la gola stretta da sogni caotici, anzi rimango a letto un po’ di più, rilassato torpido e vuoto, gustandomi, come in una salita lieve di montagna, il ritorno alla realtà con i suoi impegni. “Che potenza queste medicine, un po’ lente forse, ma profonde ed efficaci”. Nessuna dipendenza, nessun effetto iatrogeno. Agiscono per strade imperscrutabili, con l’aiuto dell’intero organismo.
Sono riuscito a vederla “di giorno”, e la porto a pranzo fuori, sulle colline sopra Ansedonia, uno di quei ristoranti, piccoli locali dai tavoli di legno, e il vino sfuso e il menù maremmano per uomini tosti. Oggi indossa i jeans, un lupetto nero, e scarpe basse. È bellissima. ”Ti devo dire una cosa, tieniti forte, chiudi gli occhi”.
Chiudo gli occhi. “Aspetto un bimbo da te”. E fu il buio e poi la luce….