Il dr. Adinolfi ne era certo. Inutile andare a cercare conferme nelle materie mediche o nei repertori. I sintomi della paziente erano chiari. Anzi no, di una evidenza lampante. Il quadro di quella donna aveva iniziato a comporsi fin dall’ingresso nello studio.
Alta, elegante, ben vestita. In contrasto con il lusso dell’abbigliamento, indossava un paio di scarpe col mezzo tacco, un po’ da infermiera. Aveva un viso severo cui dava intensità la presenza di un cipollone di capelli ambrati sulla testa. Seria, lo guardava con diffidenza.
Il dottore aveva provato a farla rilassare un po’ andandole incontro, stringendole la mano col sorriso sulle labbra. Ma da Carmela, quello era il suo nome, aveva ottenuto in risposta soltanto una smorfia. La rigidità e l’altezzosità sembravano esserle connaturate. Parlava anche con la bocca stretta, quasi la obbligassero a cacciar fuori le parole.
Il primo quarto d’ora Adinolfi lo trascorse a cercare di capire come associare il suo sibilo serpentino con suoni di senso comune.
Carmela era venuta a visita per un senso di pesantezza avvertito nel basso ventre da un po’ di tempo che le dava un certo fastidio. E poi basta. Non aveva, spontaneamente, detto null’altro.
Adinolfi aveva tentato di spiegarle che non era sufficiente la descrizione del suo senso di pesantezza, ma la signora sosteneva di star bene. Non aveva altro motivo di lamentarsi.
Adinolfi indagò. Era sposata? Sì, era stata sposata, ma separata. Non tanto per volontà del marito, ma perché lei a letto – mi capisce dottore – proprio non lo sopportava.
Era ormai, a quarantacinque anni, normale non avere nessun bisogno – mi capisce dottore – di quel genere.
Figli? Sì, due, ma ormai erano grandi e, onestamente, troppo intorno ormai non li sopportava neanche loro più tanto. Il minore specialmente, con tutte quelle sue ansie per l’università. E vabbè, se non riuscirà negli studi, qualcosa pur farà.
Lavorare? Lavorare aveva lavorato, ma ora era stanca. Il marito era abbastanza ricco per mantenerla. E questo le bastava.
I rapporti con i parenti? Sì, Natale, le feste comandate. Ma non era interessata.
C’era qualcosa che davvero le piacesse? No, in effetti no, anzi il cibo la lasciava sempre con un po’ di nausea.
Sì era freddolosa, le piaceva stare al caldo. No, le mestruazioni c’erano ancora, ma erano sempre state irregolari.
Tutte cose normali, no?
Era una Sepia. Il rimedio era Sepia, era molto chiaro il quadro. Con una paziente così chiusa all’inizio, Adinolfi si era chiesto preoccupato di dover rimanere ore a cercare di comprendere. Ma tutti i sintomi della signora erano concordanti. Quel senso di pesantezza delle parti basse era la chiave e l’indifferenza verso il marito e i figli l’elemento che chiudeva la faccenda.
Felice e soddisfatto il dottore prese penna e carta intestata ed iniziò.
– Bene, cara Carmela. Mi consente di chiamarla così?
– Certo dottore.
– Bene, adesso le prescriverò un medicinale il cui nome è Sepia, come la seppia. Lo prenderà in una cura di un mese da…
– Dottore?
– Devo prendere una medicina?
– Sì, perché?
– Dottore, ma allora sono malata?
– Malata non credo, lei ha uno stato di squilibrio dinamico, non c’è nulla di anatomico. Ci sono gli accertamenti.
– Squilibrio?
– Sì, vedrà, la medicina l’aiuterà.
– Oddio, dottore, ma allora sono davvero malata!
– Mi perdoni, ma perché è venuta da me se pensava di essere sana?
– Allora sono davvero malata. Oddio! – e scoppiò in un pianto a dirotto, tutta tremante.
– Carmela, ma capisce? Ha fatto bene a venire, guarirà, non si preoccupi.
– Quindi è una malattia grave.
– No, non è grave, stia tranquilla.
– Dottore, e mi curerà?
– Sì, stia tranquilla. Vedrà subito un miglioramento.
– Va bene, se lo dice lei.
– Bene, sono ottanta euro.
– Ottanta? Dottore lei è sicuro?
– Certo che sono sicuro.
– Ma poi devo tornare da lei.
– Mi sembra. E poi devo pagare di nuovo?
– Viene a visita. Paga, le preparo una fattura, lei la può scalare dalle tasse. Oppure, se ha un’assicurazione privata può farseli rimborsare.
– Dottore, ma ogni volta saranno ottanta euro.
– No, la seconda visita le costerà sessanta.
– Dottore, ma posso chiamarla?
– Certo, quando ha bisogno, mi chiami.
– Ah, va bene. Dottore, ma sono davvero ottanta euro?
– Sì, signora, è il costo della prima visita.
– Dottore, ma non possiamo fare sessanta euro anche questa volta?
– Signora, la sua visita è durata un’ora e mezza. Comunque, se ne ha proprio bisogno.
– Dottore, ma forse cinquanta euro…
– Carmela, mi ascolti, mi renda la ricetta per cortesia. Per il momento non assumerà più la Sepia. Le do un’altra medicina, che mi sembra più appropriata. Si chiama Arsenicum album. È una diluizione non tossica, naturalmente, dell’arsenico.
– Sì dottore, ma quanto costa?
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