Chi ha un gatto e lo osserva sa bene che al felino di casa piace molto sgranocchiare fili d’erba. Questa abitudine deriva forse dalla fisiologica necessità di liberarsi lo stomaco dai peli che vengono ingeriti con la tolettatura del mantello, specialmente nei cambi di stagione quando la muta, e quindi la perdita del pelo, è molto più rapida. Micia, infatti, per tenere il pelo in ordine si pulisce leccandosi, e questa abitudine sostituisce di fatto una vera e propria spazzolata; sulla parte superiore della lingua del gatto sono presenti infatti piccole spicule, che somigliano proprio ai denti di un piccolo pettine. Quando però il ricambio del pelo è più rapido, come nel caso della muta stagionale, può capitare che il nostro amico con la coda ne ingerisca una quantità tale da dare fastidio alla sua digestione.
Un altro motivo per il quale i nostri amici felini gradiscono l’erba è che spesso l’alimentazione a loro fornita non è molto adatta alla loro natura carnivora e pertanto si può creare un surplus di succo gastrico molto acido che persiste nello stomaco. I gatti sono infatti carnivori stretti e purtroppo molto spesso vengono alimentati con cibi molto ricchi di cereali e poveri di proteine; il loro apparato digerente è più che altro predisposto a digerire proteine animali. Il PH del succo gastrico è infatti molto acido e spesso non riesce ad essere assorbito completamente dal processo di digestione a causa della composizione del cibo.
Un ulteriore fattore che favorisce il ristagno di succo gastrico nello stomaco è l’alimentazione frazionata ad orario. Per sua natura il gatto farebbe piccoli spuntini durante il giorno o la notte, in quanto predatore attivo che in natura caccerebbe le prede al bisogno, e questa abitudine favorisce la corretta digestione. Quando invece si alimenta un gatto ad orari prestabiliti, accade di frequente che vi sia un ristagno di succo gastrico nei periodi di digiuno, con conseguente acidità di stomaco che provoca un disagio al nostro amico. Anche in questo caso lui proverà a risolvere il problema ingerendo dell’erba per poi vomitarla con il succo gastrico in eccesso per abbassare il PH, e quindi l’acidità, all’interno allo stomaco.
Quando preoccuparsi
Considerato che l’ingestione di erba e foglioline da parte del nostro gatto è molto frequente, dobbiamo stare attenti a quali tipi di piante ingerisce. Alcune piante presenti in casa o in giardino sono un vero e proprio rischio per la sua salute e se ingerite, anche in piccole quantità, possono provocare importanti intossicazioni. Di queste piante talvolta solo alcune parti sono pericolose, altre volte le insidie si nascondono nell’intera pianta. Vediamo nel dettaglio le piante più tossiche per i nostri felini di casa.
Piante pericolose per il gatto
• Stella di Natale (Euphorbia Spp.)
Quasi sempre presente nelle nostre case nel periodo natalizio, la Stella di Natale contiene una linfa sia nelle foglie che nello stelo con proprietà irritanti per le mucose, e quindi se assunta dai nostri amici con la coda questi potranno presentare infiammazioni al cavo orale con salivazione profusa, nausea, vomito, diarrea e dolori addominali. L’irritazione dell’orofaringe può inoltre provocare tosse e conati di vomito a vuoto. In questo caso è opportuno portare Micia dal veterinario che potrà effettuare una lavanda gastrica se la tempistica lo consente, ed una terapia di supporto sintomatica per lenire l’irritazione delle mucose.
• Cactus (Lophophora)
In ogni casa o giardino ci sono delle piante della famiglia dei Cactus. L’intera pianta è tossica in quanto contiene potenti alcaloidi. I principali sintomi dopo l’ingestione sono tremori, comportamento alterato con fasi di euforia alternate a depressione, allucinazioni, delirio, oltre che sintomi gastrointestinali. Anche in questo caso è opportuno portare il nostro amico in un pronto soccorso veterinario.
• Azalea (Rhododendron)
Molto utilizzata come pianta ornamentale grazie alle sue deliziose infiorescenze, l’Azalea nasconde delle insidie per i nostri amici gatti, come anche per i cani. L’intera pianta è infatti tossica e, se ingerita, agisce a livello del miocardio diminuendo la frequenza cardiaca. Dopo circa sei ore dall’ingestione possiamo avere salivazione profusa, nausea, vomito, eccessiva lacrimazione, rallentamento del battito cardiaco fino al collasso, convulsioni ed exitus. Il nostro amico se sorpreso a mangiare parti di azalea, va quindi portato subito dal veterinario per un pronto soccorso.
• Digitale (Digitalis Purpurea) – Oleandro (Nerium spp)- Mughetto (Convallaria majalis)
Molto diffuse soprattutto in terrazzi e giardini, queste tre piante hanno tutte effetto cardiotossico in quanto contengono in tutte le loro parti, ed anche nell’acqua dei sottovasi, delle sostanze che causano il rallentamento del battito del cuore, fino al suo completo arresto. I principali sintomi dell’intossicazione che può avvenire anche solo se il nostro amico beve l’acqua del sottovaso sono: sintomi gastroenterici e coliche addominali, irritazione delle mucose della bocca, collasso con pallore delle mucose, atassia, svenimento fino all’exitus del soggetto avvelenato. Se ci accorgiamo che il nostro amico con la coda ha ingerito parti di queste piante o che ha bevuto dai sottovasi, dobbiamo subito portarlo in un pronto soccorso veterinario dove si proverà a fare una lavanda gastrica e si tratteranno le aritmie cardiache con farmaci antiaritmici e cardiotonici.
• Dieffenbachia (Dieffenbachia Maculata)
Si tratta di una pianta sempreverde molto diffusa in quanto considerata tra le più graziose piante d’appartamento; fa parte della famiglia delle Araceae, come altre piante d’appartamento quali la Calla, l’Anthurium, lo Spathiphyllum e il Filodendro, con le quali condivide alcune proprietà pericolose per i nostri amici a quattrozampe. La componete tossica è rappresentata dal lattice presente in tutte le parti della pianta, che contiene ossalato di calcio ed acido ossalico, molto irritanti per le mucose ed in grado di provocare una reazione istaminergica. Più spesso si intossicano i cani rispetto ai gatti, ma la pianta resta pericolosa per entrambi. I sintomi provocati dall’assunzione di parti di queste bellissime piante ornamentali sono la salivazione profusa, il gonfiore della bocca e delle mucose, nausea, e sintomi gastroenterici, che compaiono circa quattro ore dall’assunzione. Il gonfiore della bocca e di parte del cavo orale può provocare un cambio del timbro della voce, sensazione di soffocamento con relativi colpi di tosse. Bisogna immediatamente sciacquare la bocca del nostro amico con abbondante acqua e bicarbonato o acqua e latte che faranno precipitare gli ossalati e correre dal nostro veterinario che somministrerà in caso degli antistaminici e gastroprotettori. In caso la pianta non fosse stata ingerita da più di 60-120 minuti, è possibile far fare una lavanda gastrica o far provocare il vomito con appositi farmaci dal nostro veterinario, sempre che il caso lo richieda.
• Lilium (Lilium spp.)
Anche lo splendido Giglio è tossico per i nostri amici con la coda; sono velenose tutte le sue parti, specialmente per il felino di casa. Nel gatto, se assunto, può provocare un’insufficienza renale acuta il cui sintomo più grave è l’assenza di urinazione. Se non è passato troppo tempo dall’assunzione, il nostro veterinario potrà effettuare una lavanda gastrica e somministrare sostanze detossificanti, quali il carbone attivo. Inoltre andrà effettuata una fluidoterapia per proteggere i reni, e la somministrazione di integratori disintossicanti quali chelanti del fosforo e nefroprotettori.
• Cycas (Cycas Revoluta)
In questo caso sono solo i semi della pianta a causare l’intossicazione che è molto più frequente nel cane che nel gatto; i semi sono infatti molto grandi ed i gatti riescono caso mai ad ingerirne piccole parti in caso fossero stati precedentemente frammentati da un cane o pestandoli. L’intossicazione da Cycas è molto grave e compare da 12-24 ore a diversi giorni dopo l’assunzione della pianta. Il nostro amico presenterà vomito, dolori addominali e coliche addominali, anoressia, nausea, emorragie, e nel tempo colore giallognolo delle mucose a causa dell’ittero. Dopo pochi giorni si manifestano disturbi epatici e coagulativi molto gravi. Anche in questo caso bisogna correre dal veterinario, ma poiché spesso l’intossicazione è gravissima in quanto comporta un’insufficienza epatica irreversibile, è meglio prevenire evitando che il nostro amico possa venire in contatto con i semi di Cycas ed altre sue parti. I pochi casi nei quali l’intervento del veterinario può salvare il nostro amico è quando l’ingestione non è avvenuta prima di 20-30 minuti ed è pertanto possibile sottoporlo ad una lavanda gastrica.
• Altre piante pericolose per i gatti
Oltre a quelle elencate per le quali vi sono dei riscontri bibliografici, annoveriamo tra le piante pericolose per i nostri amici felini altre splendide specie vegetali da appartamento; le più diffuse nelle nostre case sono il Ficus, l’Amaryllis, il Narciso, il Ciclamino, il Giacinto, le Agavi.
Cosa fare nel caso che il nostro gatto ingerisca una pianta tossica
La prima cosa da fare è cercare di impedire che assuma grandi quantità della pianta ed individuare la pianta stessa e quanta ne ha mangiata, prima di precipitarsi dal nostro medico veterinario di fiducia. In caso la pianta incriminata fosse irritante per cute e mucose bisogna lavare con abbondante acqua la bocca cercando di ridurre la permanenza della pianta a contatto con le mucose per ridurne l’assorbimento attraverso le mucose stesse. Si possono poi associare alle terapie del nostro veterinario diversi rimedi omeopatici in base ai sintomi; ad esempio, la Nux vomica, l’Arsenicum album, e tutti i rimedi omeopatici preparati con la pianta responsabile dell’intossicazione, come ad esempio Digitalis purpurea, o Lilium tigrinum. Questi rimedi, infatti, essendo preparati con la pianta responsabile dell’intossicazione, in molti casi potranno promuovere la guarigione in quanto curano gli stessi sintomi che la pianta a dosi tossiche provoca, secondo quelli che sono i dettami dell’omeopatica classica. Attenzione come sempre al fai da te anche con l’omeopatia, in quanto non è scontato che un gatto che assume la Digitalis purpurea possa poi avere sintomi che rispondono a Nux vomica e viceversa. Anche in questo caso è sempre meglio consultare un medico veterinario esperto in Omeopatia per affiancare le cure di supporto.
Come fare a proteggere i nostri felini di casa?
L’unica soluzione è ovviamente evitare che queste piante, ed in generale piante delle quali non si conosce l’effetto tossico nel gatto, vengano tenute in casa in modo che Micia non possa disporne a suo piacimento. In linea di massima i gatti si intossicano meno dei cani in quanto più schizzinosi e sofisticati sulla scelta del cibo, ma poiché per noia o per disturbi gastroenterici possono essere tentati dall’ingerire queste o altre piante, una soluzione può essere lasciare a loro disposizione vari arricchimenti ambientali per ridurre la noia, se è possibile l’accesso ad un luogo esterno sicuro; dove non fosse possibile dare la possibilità al nostro amico felino di uscire all’esterno, gli si può offrire la presenza in casa di piante che possono tranquillamente essere mangiate da loro; alcune specie vegetali sono infatti addirittura salutari per il nostro amico e non sono neanche molto difficili da coltivare in balcone, terrazzo ed anche in appartamento; alcune tra le più facilmente reperibili ed coltivabili sono: la Citronella, l’Erba gatta, il Prezzemolo, il Timo, la Calendula, l’Echinacea, la Camomilla, l’Uncaria tomentosa ed il Tarassaco. Una soluzione potrebbe essere creare un vaso o un’aiuola dove piantare queste piante lasciandole a disposizione dei nostri felini. In questo modo gratificheremo lui che potrà sgranocchiare delle piante che gli fanno bene, e renderemo il nostro appartamento o il nostro spazio esterno più gradevole e a prova di salute di gatto!
0 commenti