Omeopatia o non Omeopatia? Questo è il dilemma.

29 Novembre, 2022
Tempo di lettura: 5 minuti

Una delle frasi che più mi fanno arrabbiare quando si parla di Omeopatia è: “Io non ci credo nell’Omeopatia”. In questa frase c’è racchiuso tutto il paradigma sbagliato che da anni accompagna la storia dell’Omeopatia e delle altre medicine non convenzionali. Affermare: “non ci credo” equivale a paragonare l’Omeopatia a una religione, a una superstizione… È come dire: “Non credo in Budda o in Dio”, o “Non ci credo che i gatti neri portino sfortuna”. Ecco. Penso che questa sia la più grande distopia cognitiva associata alle medicine non convenzionali. C’è forse qualcuno che ha mai detto: “Non ci credo nell’antipiretico“ o “Non ci credo nella TAC”? … Di sicuro no! Nella scienza non è che si crede o non si crede; quando la scienza chiede di credere in lei, ci sta chiedendo un atto di fede, e la fede si sa, riguarda le religioni. L’atteggiamento corretto nei confronti della scienza è che i suoi postulati vengano verificati. È provato e verificato che, come diceva Newton due corpi dotati di massa si attraggono con una forza che è direttamente proporzionale al prodotto delle masse e inversamente proporzionale al quadrato della distanza che li separa, e pertanto esiste la legge di gravità. E ciò è anche verificabile. Se lascio cadere un oggetto questo cadrà verticalmente al suolo in quanto attratto dalla Terra. E c’è poco da discutere.

Omeopatia: scienza e non religione

Così come un oggetto cade verticalmente a terra perché c’è la forza di gravità, ed io non posso metterlo in dubbio visto il risultato dell’esperimento, sono anni che mi chiedo perché tanti medici, sanitari e veterinari mettano in dubbio l’efficacia dell’Omeopatia. Basterebbe verificare osservando le risposte alla somministrazione dei rimedi. Ma non si capisce bene per quale bizzarro motivo queste prove provate per l’Omeopatia, ed altre MNC, non sono sufficienti. Si richiedono ulteriori prove, tutte da verificare con un metodo epistemologico. Ma ci si è mai chiesti qual è questo metodo? Ovviamente il metodo epistemologico cartesiano meccanicistico che riduce la medicina a matematica. Ma il vero interrogativo a questo punto è: la medicina è matematica? A detta di tantissimi assolutamente no! Quante volte chiedendo ad un medico, ad un veterinario o ad un infermiere: “ma il mio caro guarirà?” ci siamo sentiti rispondere che non si sa, che non è sicuro, che la medicina non è matematica, che in medicina 2 più 2 fa 4 ma può fare anche 3…oppure che nel tot percento dei casi è così, ma le malattie non leggono i libri? E quindi? Cosa c’è di così incrollabilmente sicuro nella medicina che esclude le altre medicine?

Medici e medicina: scienza o religione?

Quindi va fatta una sorta di atto di fede, e dove la scienza e la medicina non hanno risposte, ci si affida alla religione. Si prega. E spesso anche i medici ed i veterinari pregano per i loro pazienti. È questo un atteggiamento scientifico? … direi di no… in quanto pregare quando la scienza non sa dare risposte è quanto di meno meccanicistico e cartesiano che si possa fare. A questo punto la domanda da rivolgere ai detrattori irriducibili dell’Omeopatia è: quando si osserva con i propri occhi che dopo la somministrazione al paziente di un rimedio omeopatico questo sta meglio, e nella migliore delle ipotesi guarisce, perché si deve a tutti i costi affermare che è stato un caso? Cosa manca a queste persone per ammettere serenamente che una pratica medica che non conoscono funzioni? Forse la paura che esista qualcosa che non conoscono… forse la paura di perdere i propri punti di riferimento, i propri confini entro i quali si pasce tranquilli; forse la paura di uscire dalla propria area di comfort.
Storie di straordinaria omeopatia
Qualsiasi medico e veterinario omeopata ha da raccontare storie straordinarie, dove l’Omeopatia ha dato risultati eccezionali. Ma perché un medico o un veterinario si avvicinano all’Omeopatia? … Chissà, ognuno per motivi diversi; chi per condizionamento ambientale, perché magari in famiglia si usava da sempre l’Omeopatia, oppure perché ha osservato i risultati e vuole riprodurli sui suoi pazienti, c’è chi lo fa per moda, chi perché nella medicina tradizionale occidentale non trovava alcune risposte. Ed infatti le storie più straordinarie di Omeopatia sono quelle dove una cura non c’è e non c’era. Malattie autoimmunitarie, allergie, perfino malattie neoplastiche. Miracoli? Stregoneria? No. Semplicemente medicina integrata. Integrata perché i farmaci “allopatici” non guarivano il paziente o gli davano effetti collaterali, o riuscivano sempre meno a controllare i sintomi. Perché molto spesso le medicine a nostra disposizione, sacrosante e benedette, sono solo sintomatiche. Alleviano i sintomi ma non guariamo la malattia. Penso alle allergie: dall’allergia non si guarisce; si migliora, un po’ si peggiora poi si rimigliora, e quando si incontra l’allergene si può avere la ricaduta. E la scienza convenzionale, che pur ha fatto passi da gigante, non ha trovato una soluzione per guarire i pazienti allergici. A questo punto, visto che esiste una strada “alternativa” da integrare, perché non provare?

I pazienti omeopatici: chi sono?

Chi sono quindi i pazienti che si rivolgono all’Omeopatia ed alle medicine non convenzionali? Prevalentemente, come dice spesso il mio maestro, quelli che non risolvono col farmaco tradizionale. Se io ho una patologia X e prendendo 5 giorni la pillola Y, tengo sotto controllo i sintomi, non ha senso fare altro. Se io ho la patologia acuta Z e prendo la pillola Y e dopo 2 giorni guarisco, posso pure accontentarmi. Ma purtroppo il mondo è pieno di pazienti con patologie croniche che derivano da infiammazioni permanenti a loro volta scaturite da fattori ambientali avversi e che ci fanno ammalare, ogni giorno un po’ di più. In questa ottica, piuttosto che assumere il farmaco chimico Y per tutta la vita, in tanti preferiscono assumere gocce omeopatiche, o fare sedute di agopuntura, o altre tecniche energetiche, che oltre che ridurre i sintomi e migliorare lo stato generale del paziente, aumentandone la qualità di vita, non hanno effetti avversi e tossicità da accumulo di sostanze chimiche.

Chiedetelo a loro

Sarebbe interessante intervistare i pazienti che hanno tratto vantaggi da Omeopatia ed altre medicine non convenzionali, o i loro tutori umani conviventi, nel caso degli animali. Alcuni medici lo fanno, ed anche alcuni veterinari, peccato solo che gli animali non parlino la nostra lingua. Sarebbe stato bello chiedere a Chanel, la Westie che si grattava da sempre e di continuo, piena di croste e sotto farmaci da 3 anni, come si è sentita quando è passato il prurito, o a Pallina che era troppo stanca perché la sua tiroide non funzionava più a dovere, e con le gocce di “estratto di Seppia”, ma senza più alcuna traccia di Seppia dentro, è rinata e le sue analisi sono tornate a posto. Oppure a Billa che vomitava perché era stata lasciata sola per troppo tempo ed a causa di questo senso di abbandono aveva sviluppato una forte infiammazione allo stomaco, ma che con le goccine di fosforo, senza più dentro nessuna traccia del minerale, ha smesso di vomitare e forse anche di sentirsi abbandonata. E si potrebbe pure chiedere a Briciola, che aveva una diagnosi senza appello: carcinoma squamocellulare del cavo orale. Istologico senza scampo. Tempo di sopravvivenza 4/6 mesi. Impossibile fare nulla. Non esisteva chirurgia, non esisteva chemioterapia. Eppure l’umana di Briciola le ha volute provare tutte, perché era cocciuta, e Briciola era troppo giovane per morire. E dopo 4 anni, non 4 mesi, quando Briciola è venuta a mancare per le metastasi che non avrebbe neanche dovuto sviluppare, per il poco tempo che il tumore le avrebbe dovuto concedere, la sua umana ha ringraziato l’Omeopatia ed un po’ anche l’omeopata che si era presa la briga di non rassegnarsi e di provarle tutte fino a che c’erano speranze e dignità. Perché finché c’è dignità c’è anche vita. Ed è compito dei terapeuti occuparsi della vita fino a quando c’è speranza, con tutti, ma proprio tutti, i mezzi a sua disposizione.

 

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