“Per questa iniziativa bella e coinvolgente che sta diventando tradizione, grazie oltre le parole di rito: viviamo in un’epoca nella quale parlare di natalità, maternità, famiglia è sempre più difficile, sembra un atto rivoluzionario”.
Lo ha detto la premier Giorgia Meloni agli Stati generali della Natalità (SGdN). “Eravamo stati avvertiti: batterci per dimostrare che le foglie d’estate sono verdi o due più due fa quattro, bisogna avere coraggio per sostenere cose fondamentali per la nostra società, ma a questa sala non il coraggio non difetta”.
“Non il coraggio non difetta”. Forse è un indicatore di una ricercata enigmaticità. Il messaggio concertato in presenza del Papa è quello di incentivare e incoraggiare la natalità. Già… la natalità: “sembra un atto rivoluzionario solo a parlarne, così come parlare di famiglia e di maternità”.
L’atto più semplice e istintivo (forse secondo solo al nutrirsi, ma non si possono fare graduatorie), comune a tutti i viventi, quello della riproduzione, sta diventando un atto rivoluzionario secondo le massime “autorità politiche nostrane”. In effetti almeno nel nostro paese e per quanto riguarda la popolazione italica, viene sempre più evitato e potrebbe anche diventare un evento eccezionale nel nostro vissuto in via di polverizzazione.
La natalità in Italia
Il 2022 si contraddistingue per un nuovo record del minimo di nascite (393mila, per la prima volta dall’Unità d’Italia sotto le 400mila) e per l’elevato numero di decessi (713mila).
Si tratta di un saldo negativo cospicuo, a prescindere dalla pandemia. Anche nel primo quadrimestre 2023 le nascite (118mila) continuano a diminuire: -1,1 per cento sul 2022, -10,7 per cento sul 2019.
Tra il 2021 e il 2050, in Italia, si stima una riduzione della popolazione residente pari a quasi 5 milioni, decrescendo fino a circa 54 milioni. Quindi continuerà il processo di invecchiamento (nel 2023 l’età mediana, 48,3 anni, è già la più elevata tra i Paesi Ue27).
Le cause del calo delle nascite
- Calo della fertilità maschile
Il declino inesorabile della fertilità maschile sembra interessare il mondo occidentale senza confini di stati, etnie, religioni o altro. Una meta-analisi che include 185 ricerche sulla concentrazione di spermatozoi nel liquido seminale conferma un significativo calo, tra la popolazione maschile generale in età fertile, del Nord America, Europa, Australia e Nuova Zelanda.
Più che significativo, perchè tra il 1973 e il 2011 il calo del numero e vitalità, riguarda il 50-60% degli spermatozoi dei 42.935 maschi testati. È un fenomeno in crescita anzi in decrescita. Dal 1973 al 2000 il calo di concentrazione spermatica è stato dell’1,6% ogni anno, dal 2000 al 2018 la riduzione ha segnato più del doppio, pari al 2,64% per anno. Se il trend continuerà e non verrà arrestato (ma come?) in poche decine di anni si rimarrà a secco. In pratica gli esperti dicono che è una questione di stile di vita, di ambiente e di sostanze chimiche ingerite ecc. In sostanza quello che dicono gli omeopati sulla prevenzione (e non solo loro) da circa 200 anni.
- E quella femminile
Se le precarie condizioni economiche rappresentano un fattore evidente di limitazione delle nascite nella coppia, il mondo femminile vive l’idea di procreazione con ulteriori limiti (a parte la plausibile repulsa verso il maschio). In primis quello del lavoro connesso con l’economia, ma più del lavoro, dell’affermazione personale. È evidente che il mondo dominante usa il genere femminile come forza belluina (casa, figli e lavoro) e lo penalizza economicamente (in Italia a parità di mansione le donne guadagnano il 26% in meno degli uomini e senza nessuna motivazione – in Europa “solo” il 12% in meno). L’età media al parto per le donne residenti in Italia è in continuo aumento e attualmente è pari a 32,4 anni.
Ci sono anche fattori secondari come la scarsa copertura dei posti disponibili nelle strutture educative per la prima infanzia (0-2 anni) che è pari al 28 per cento dei bambini residenti. Va bene che ci sono i nonni, ma di questo passo se sopravvivono saranno sempre più anziani e acciaccati.
Ricordiamo inoltre che un quarto dei rapporti tra due persone con tutte le caratteristiche per procreare non va a buon fine per motivi apparentemente sconosciuti.
- Il consumo di porno
Secondo un sondaggio il 56% dei divorzi avrebbe visto coinvolto uno dei due coniugi (molto più spesso l’uomo) per un ossessivo interesse per il porno. Altra evidenza della ricerca sarebbe che “a differenza dei compagni fedeli, gli adulteri hanno il doppio di probabilità di essere abituali spettatori del porno on-line”.
La prepotente ascesa del porno on-line sembra sempre più condizionare in modo sostanziale la vita di coppia.
Il 12% di tutti i siti esistenti è a carattere pornografico. Esistono diversi milioni di siti porno accessibili in Rete. Sembra impossibile. Parte di essi però è in disuso e non praticabile.
Il 35% dei “Download” è di natura pornografica, le visualizzazioni sono miliardi al giorno. “Sex” è la parola in assoluto più cercata. Non c’è male, come numeri si intende.
Anche le nuove generazioni promettono bene. Il 90% dei ragazzi e il 60% delle ragazze a 18 anni sarebbero già esposti al porno su internet: ”i siti porno attraggono più visitatori di Amazon, Netflix e Twitter messi insieme”.
- La sublimazione
Freud ci aveva messo in guardia nel “il sesso come sublimazione del tennis”. Già non il contrario. Ai suoi tempi il tennis era molto praticato e l’interesse era “nascente”. “Le verità rivelate dalla mia teoria dell’Istinto Tennistico sono così pericolose, così provocatorie, che forse dovrebbero esser taciute per sempre (1938)”.
Lo stesso sembra accada attualmente con il calcio. Se l’uomo consuma i suoi ormoni nel perseguimento della meta, preparato con i dovuti preliminari (gli spagnoli sono i maestri), può parimenti frustrarsi e inibirsi quando subisce un gol. Come il “doppio fallo” alla battuta di un game decisivo in un incontro di tennis.
Ma la nostra comunità non sublima più un fico secco, va direttamente al sodo, anche se in realtà la pornografia è una forma trasversale di sublimazione che allontana sempre più dalla dimensione del contatto fisico e della intimità.
In Italia si stima che siano oltre 1,6 milioni i 18-40enni che non hanno mai fatto sesso, che è sempre più virtuale e sganciato da aspetti relazionali e riproduttivi. Si tratta di una forma di castità sempre meno spirituale.
- Gli incentivi alla procreazione
In Italia si cerca sempre di fare le cose in grande. Il “tronfio” delle grandi opere, che rimangono un’ideale foraggiato da investimenti colossali. Si preferisce scommettere decine di miliardi sulla TAV invece che costruire asili nido, o nel Ponte sullo Stretto invece di mettere in sicurezza il territorio dai dissesti crescenti e rifare i ponti pericolanti. Non è solo corruzione. Gli italiani hanno una grande immagine di loro stessi, che li porta a pensare in grande.
Un movente, oltre alla mania di grandezza, potrebbe essere l’amore per il gioco d’azzardo. A fronte di un impoverimento non solo culturale ma economico, che si fa? Si scommette. Si aumenta l’assegno di maternità. L’attuale governo ha stanziato una somma che va dagli 80€ ai 160€ mensili per il primo anno di vita del nascituro. Non si capisce se il proposito è quello di spingere la popolazione a procreare di più o dare un contentino per pagare le multinazionali che commerciano surrogati del latte materno sempre più costosi.
È ipotizzatile anche una lotteria. Invece di dare 1.000 € all’anno come bonus alle famiglie di ogni neonato, si potrebbero darne 100.000€ a una su cento, o meglio un milione a una su mille. Si estrae la famiglia vincente e si organizza una premiazione “sociale” presieduta dalla attuale Ministra per la famiglia Boccella già giornalista di “Avvenire” che è direttamente coinvolta nella questione.
A questo punto il nostro Parlamento filo USA potrebbe anche trasferirsi in un luogo più consono all’azzardo come Las Vegas, invece di contaminare lo spazio di Montecitorio come uno sciame di locuste affamate.
Aruspici e profeti
Lo SGdN è un evento organizzato per provare a fare proposte concrete per invertire il trend demografico. Come immaginare una nuova narrazione della natalità? L’evento, organizzato per il terzo anno consecutivo dalla Fondazione per la Natalità ha l’obiettivo di contribuire a stimolare il dibattito pubblico sui temi della denatalità del nostro Paese.
Intanto in questa involuzione depressiva globale, dove la denatalità è solo una conseguenza, non solo causata della pandemia, l’italiano tipico diventa sempre più fatalista. Spera di cavarsela e oltre all’evasione del gioco si affida sempre più alla predizione.
Secondo una ricerca del Codacons, si stima siano circa 13 milioni gli italiani che si rivolgono ai 160 mila operatori dell’occulto.
Ma il Papa non ci sta. “Oroscopi e cartomanti non possono essere un punto di riferimento per i cristiani”. Probabilmente la tendenza è più sviluppata tra i cattolici e Papa Francesco ammonisce e a proposto di Cristo ci dice: ”C’è chi lo immagina come una sorta di mago che predice il futuro; invece, il profeta è colui che indica agli altri Gesù che lo testimonia e lo aiuta a vivere l’oggi e a costruire un domani”.
Quindi, in altre parole, ha concluso Papa Francesco, “siamo tutti profeti”. Coraggio!