Qual è l’emergenza più grande, oggi in Italia? È quasi certo che tu abbia risposto “il Coronavirus”. Del resto, del Sars-Cov-2 sentiamo parlare a profusione in ogni telegiornale. Eppure, forse, non è questo il male peggiore che affligge l’Italia di oggi. Ce n’è uno che ci portiamo avanti da decenni, nell’indifferenza generale, senza che la politica provi a dare una risposta che sia una. Probabilmente questi indizi non sono stati sufficienti, quindi lo scriviamo chiaro e tondo: parliamo del crollo delle nascite. Un fenomeno gigantesco che porterà con sé, ahinoi, conseguenze economiche devastanti.
La vera grande emergenza
Secondo l’ultimo censimento Istat il 2020 ha segnato l’ennesimo record negativo da questo punto di vista per il nostro Paese, e con ogni probabilità il 2021 sarà ancora peggiore. Nel 2020 i nuovi nati sono stati 404.892, 15mila in meno dell’anno precedente. Se nei primi 10 mesi dell’anno il calo era stato tutto sommato contenuto, -2,5% circa, il tasso è letteralmente precipitato negli ultimi mesi dell’anno, in corrispondenza con il diffondersi delle zone rosse su tutto il territorio: -8,3% a novembre e addirittura -10,7% a dicembre.
Una discesa inarrestabile da decenni
E il 2021? Come dicevamo, i dati sono ancora peggiori: “La denatalità prosegue nel 2021 – continua l’Istat – Secondo i dati provvisori nel periodo compreso tra gennaio e settembre sono già nati 12mila 500 bimbi in meno rispetto allo stesso periodo del 2020. ‘Nel Nord-ovest, più colpito dalla pandemia durante la prima ondata, a dicembre il calo tocca il 15,4%”. La situazione è così grave che perfino il Papa Francesco I è intervenuto sull’argomento. Durante l’Angelus, nel giorno della festa della Santa Famiglia di Nazaret, Bergoglio ha infatti espresso tutta la sua angoscia “una preoccupazione vera, almeno qui in Italia: l’inverno demografico. Sembra che tanti abbiano perso l’illusione di andare avanti con figli e tante coppie preferiscono rimanere senza o con un figlio soltanto”.
Anche il Papa sull’argomento
Le conseguenze di tutto ciò, è facile prevederlo, saranno nefaste. Innanzitutto, come è ovvio, per la riduzione della popolazione in età di lavoro. Diminuiscono, cioè, persone che producono gettito per lo Stato, mentre aumentano i percettori di pensione che drenano risorse. Uno squilibrio che porterà presto (leggasi “ha già portato”) all’insostenibilità del nostro modello di welfare. Il Presidente dell’Istat Giancarlo Blangiardo definisce il calo delle nascite alla stregua delle conseguenze di una guerra.
L’incapacità della politica
Purtroppo la politica, di ogni schieramento, non sembra in grado di affrontare la situazione, troppo impelagati in personalistici interessi elettorali. Le persone anziane sono, appunto, tante, e votano in alta percentuale. In questo modo vengono spesso favorite nelle riforme, a discapito dei provvedimenti di sostegno del lavoro e dei giovani. In questo modo il problema si autoalimenta, fino al prossimo disastro annunciato.
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