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12 Gennaio, 2025

Prosegue la battaglia contro i PFAS

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PFAS nei cinturini di smartwatch e fitness tracker

Abbiamo un motivo in più per non comprare smartwatch e fitness tracker. Tali dispositivi, già oggetto di attenzione per il massiccio tracciamento dei dati biometrici e la costante esposizione alle onde elettromagnetiche, sono adesso incriminati per l’elevato contenuto di PFAS (sostanze perfluoroalchiliche). Lo rivela uno studio francese che ha analizzato i cinturini dei dispositivi elettronici da polso: 15 dei 22 campioni sono risultati positivi ai PFAS. Secondo lo studio dell’Università di Notre Dame queste sostanze tossiche, difficili da eliminare da corpo e ambiente, potrebbero introdursi nell’organismo attraverso la pelle di milioni di persone. Lo studio sostiene che i dispositivi meno economici, quelli che vanno dai 30 euro in su, contengono le quantità maggiori di sostanze nocive perché grazie ai PFAS risultano più resistenti allo scolorimento e allo sporco. La tossicità dei PFAS è già stata segnalata a causa della loro ingestione: interferiscono con lo sviluppo del sistema nervoso, influenzano il funzionamento del sistema immunitario e danneggiano il metabolismo, causano danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, infertilità e cancro.

 

PFAS nei cibi

Secondo lo studio Isde-Medici per l’ambiente, i cittadini sono esposti ai pericoli derivanti da PFASe pesticidi: un cocktail micidiale che finisce su tutte le nostre tavole. Frutta e verdura sono sempre più contaminate: in Europa il 30% di cetrioli, cicoria, uva, fragole, pesche e albicocche li contiene. Secondo uno studio commissionato da Pesticide action network la percentuale di campioni di frutta contaminata da residui di pesticidi PFAS è aumentata dall’1,9% nel 2011 al 10,7% nel 2021. I PFAS sono usati anche nelle pentole antiaderenti, vernici e cosmetici.

 

PFAS nelle falde acquifere

Al momento la legislazione vieta tali sostanze solamente quando si tratta di acqua potabile. A Vicenza, in Corte d’Assise, è in corso un processo che vede sotto accusa 15 ex manager della società Miteni di Trissino. La sentenza è attesa nel 2025. I reati contestati sono inquinamento delle acque e disastro. I PFAS hanno compromesso la falda acquifera, la seconda più grande d’Europa, che coinvolge le province di Padova, Verona e Vicenza. Dopo quasi 12 anni dalla scoperta del danno non sono stati effettuati né bonifica, né messa in sicurezza del sito industriale; non si conoscono ancora i dati delle ricerche epidemiologiche, lo studio sulla mortalità, né i dati sui lavoratori Miteni; non sono inoltre state aggiornate le mappe delle zone impattate. Le associazioni cittadine criticano le autorità pubbliche dal momento che la sorveglianza sanitaria condotta in alcune Ulss ha già evidenziato valori superiori alla soglia per il PFOA in 16.222 persone. Non sarebbe utile e opportuno effettuare in maniera estensiva il dosaggio nel sangue del cancerogeno PFOA in tutta la popolazione?

La scarsa attenzione dedicata alla difesa della salute dei cittadini da parte delle Istituzioni preposte non è una novità. Per questo motivo in tutto il mondo movimenti e personalità politiche, tra cui Robert Kennedy Jr, si sono attivati e chiedono giustizia.

 

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