Enneatipo 6 sessuale Lycopodium

24 Gennaio, 2023
Tempo di lettura: 5 minuti

La passione dominante del tipo 6 è la paura. In linguaggio omeopatico diremmo quello stato psorico in cui una ipervigilanza del pensiero si sostituisce all’azione. Ne scaturisce la fissazione cognitiva del dubbio. Tradito nella sua originaria fiducia nell’autorità, il tipo 6 assume un atteggiamento scettico: è teso a percepire eventuali minacce, a leggere ed anticipare le altrui intenzioni, a procrastinare le sue decisioni. Pauroso come don Abbondio, dubbioso come Amleto.

Nel suo carattere viene a strutturarsi d’altra parte un atteggiamento fobico paranoide. Il sottotipo sessuale ne è il controtipo, mettendo in scena un atteggiamento controfobico: sentendosi insicuro e privo di protezione, trae dalla sensazione di sentirsi con le spalle al muro la forza di agire per primo, di difendersi attaccando e simulando una risolutezza che in realtà non gli appartiene. Si costringe ad andare verso la minaccia, anziché pensarci incessantemente.

Ribelle o autoritario, trova comunque conforto in una struttura gerarchica, che gli dà agio di poter essere debole con i forti, forte con i deboli. La sua immaginazione gli fa comunque temere sempre il peggio, e lo spinge a proiettare nell’altro le sue emozioni.

Arrabbiato, teme l’altrui rabbia; desiderando di lasciare un rapporto, teme di essere abbandonato. Attribuisce al compagno il dubbio che è suo. Ovvero ha fiducia nel suo compagno se pensa di sapere come aiutarlo e renderlo felice; se crolla questa presunzione, crolla anche la sua fiducia di cosa aspettarsi dal partner. Ha bisogno, come compensazione alla paura, di un potere personale, che gli scaturisca da un’ostentata forza o da una ricercata bellezza. Magari come il gallo va fiero della sua cresta, o financo della sua pappagorgia. Vanaglorioso e fanfarone, ma anche gentile ed elegante come Capitan Spaventa.

Sostituisce, al complesso di castrazione, la forza o la bellezza di una protesi. Ma ciò di cui dubita anzitutto, è di se stesso, del suo peccato originale. Come il cane addomesticato nasconde la sua natura selvatica e diventa fedele amico.

Philip Bailey lega il profilo psicologico di Lycopodium alla sua sensazione di impotenza. “La grande maggioranza delle persone Lycopodium ha un’innata sensazione di impotenza, anche se esse possono sembrare persone relativamente fiduciose o persino adatte ad esercitare il potere. Esse mancano di fiducia nelle proprie capacità e la causa di ciò risale generalmente alla loro infanzia”. Che il genitore fosse ipercritico o a sua volta dubbioso della sua capacità di avere successo, a lui comunque ne deriva una mancanza di fiducia in sé, un’ansia di anticipazione. Diverse sono le sue strategie compensative della sua scarsa autostima. Ha bisogno di piacere per sentirsi sicuro, e saprà blandire ed accattivarsi gli altri, allargando quanto possibile la cerchia di coloro che lui possa ritenere suoi amici. Nasconde l’ansia agendo con spavalderia, gonfiandosi di boria così come sul piano fisico il meteorismo gli gonfia l’addome. Il tipo intellettuale impiegherà un linguaggio pomposo ed eccessivamente elaborato; e se teme di non poter aver ragione, cambierà discorso o reagirà con distaccato umorismo. Il tipo sportivo controfobico allenerà quel coraggio che sente mancargli, praticando sport estremi.

Il Lycopodium medio è ragionevole, anche timido, mentale, vive nella sua testa più che nei sentimenti. Può giustificare il suo matrimonio per esigenze pratiche più che per passione. Non si sente pronto per la piena responsabilità di una relazione intima, mentalmente ha bisogno di una leggiadra conferma del suo presunto fascino ovvero di un incondizionato amore materno che non richieda di essere contraccambiato.

È socialmente ambizioso e sia pure opportunista, ma idealmente a vantaggio della comunità delle persone di cui si sente il rappresentante. Qui si vede il cuore tenero di Lycopodium: ama sinceramente la gente, sia pure di un amore cortese ma un po’ impersonale. Nella descrizione che ne fa Catherine Coulter in Nature and HumanPersonality. Homoeopathic Archetypes: “È tollerante nei confronti della mediocrità ed anche dell’inferiorità di quelli che lo circondano e, a parte i suoi familiari stretti, non cerca di cambiarli. Perciò gli altri, percependo che lui non si aspetta più di quello che essi possano o vogliano dargli, si sentono con lui a loro agio – ciò che contribuisce alla sua resilienza sociale”. D’altronde può diventare arrogante. “Nel relazionarsi con il mondo in generale, sembra che Lycopodium abbia piena fiducia nell’ umanità, ma dietro le suemaniere disponibili e gentili egli spesso ritiene circospezione e diffidenza, poca fiducia avendo in altri che in se stesso. In cuor suo è uno scettico che poco si aspetta dagli esseri mortali fragili ed erranti”. Gli è conveniente una concezione variabile e flessibile della verità, preferendo dire agli altri quello che a loro può far più piacere.

La sessualità è importante per lui, meno come rapporto intimo che come gratificazione che gli possa alleviare quel suo fondamentale senso di impotenza. Una défaillance sessuale lo metterebbe in crisi, e quest’ansia in realtà rischia di nuocere alle sue prestazioni. È spinto a cercare conferme fuori dal matrimonio o da una relazione stabile, ma senza perciò pensare di venir meno alla sua lealtà. Sa essere ad ogni modo marito premuroso e padre indulgente, nonostante i suoi atteggiamenti talvolta dispotici.

È Macbeth che compie i suoi gesti criminali, più ancora che per ambizione per paura di apparire debole, ed in particolare agli occhi della moglie. Perciò tradisce la sua indole fondamentalmente buona, e precipita in un delirio paranoico. Ed è un delirio controfobico quello del capitano Achab contro Moby Dick.

Concludiamo con alcuni film nei quali troviamo la natura controfobica di questo carattere. Scarface (Al Pacino, 1983) costruisce il suo potere creandosi intorno una cerchia di persone di cui potersi fidare, diventa malavitoso a difesa in qualche modo della sua dignità e del suo senso di giustizia. Ma poi piano piano la paura di essere ucciso innesca in lui un delirio paranoico. Si sente costantemente minacciato e tenta di anticipare le mosse dei suoi avversari. Ma finisce per uccidere anche il suo migliore amico.

A reagire all’ansia con l’azione è Daniel Auteil in Niente da nascondere (2005). Minacciato da anonime videocassette, si difende attaccando e ritenendone responsabile il figlio della famiglia algerina che era al servizio del padre e che lui da bambino fece ingiustamente accusare. Complesso di colpa e delirio paranoico si intrecciano creando in lui una forza che non gli è consueta e naturale.

La catarsi di questo carattere è proprio quella di vincere la sua indole pacifica e trovare forza nel coraggio di difendere i suoi principi di giustizia: come Dustin Hoffman in Cane di paglia (1971).

Determinante di questo carattere è il tema dell’autorità, e può esserlo anche nel segno della ribellione. In Evil – Il ribelle (film svedese del 2003 tratto dal romanzo La fabbrica delmale), il protagonista Erik reitera le violenze che subisce in casa dal patrigno. Cacciato da scuola ed inviato in un collegio prestigioso con i soldi della madre, pur resistendo a vari episodi di bullismo cerca di evitare di farsi espellere. Troverà la misura di un autodifesa giusta quando, effettivamente espulso per una relazione amorosa con una cameriera, si farà aiutare da un avvocato già amico del defunto padre, dopo essersi vendicato delle violenze subite da lui ed a causa sua dal suo compagno di stanza ed amico.

È infine per ambizione che in Whiplash (2014) Andrew, giovane batterista jazz, subisce ammaliato le angherie ed i dittatoriali metodi del suo maestro e mentore. Quando poi trova il coraggio di sfidarlo, quel che resta finalmente è la bellezza della musica.

Don Abbondio

 

Scarface

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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