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17 Gennaio, 2025

Omeopatia medicina di relazione e risonanza

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Tempo fa scrissi un articolo nel quale dicevo che l’Omeopatia non è una medicina per tutti. Anzi, è una medicina per pochi.

Oggi posso dire, senza ombra di dubbio, che è una medicina per “eletti”.

Intanto, l’Omeopatia non è una medicina. Non a caso non si somministrano farmaci ma rimedi. Poi, l’Omeopatia è un modo di vivere, di porsi nei confronti della vita e del mondo.
L’Omeopatia non è una medicina individualista che può essere usata da soggetti individualisti. Alla base del funzionamento del rimedio omeopatico c’è la formazione di domini di coerenza, che han bisogno di più strutture che interagiscono tra loro per formarsi.

La relazione e l’interazione tra parti è la base fondante della vita, anche di quella degli esseri umani. Lo so, gli uomini pensano di poter andare anche contro la loro stessa natura e vivere ma soprattutto “vincere” sul mondo. È la razza più distruttiva che esista perché, più che mai in questo periodo storico in questa parte del mondo, deve solo competere e dimostrare di essere più forte. Come? Imponendosi sugli altri: sulle piante, che devono essere modificate per essere funzionali ai nostri bisogni. Pardon, alle nostre necessità, perché oggi siamo talmente scissi da non sapere riconoscere i nostri bisogni.

Gli animali devono essere incrociati tra loro per ottenere nuove razze con le caratteristiche che ci piacciono. I fiumi vanno modificati nel nostro corso perché dobbiamo costruire lì, proprio lì.

Dobbiamo dimostrare sempre di essere più fieri, invincibili ed indistruttibili. Il che vuole dire incapaci di relazionarci col mondo.
Eppure, la nostra natura è proprio la capacità di relazionarsi.

Si è in salute quando tutte le cellule – e non solo – del nostro organismo sono in grado di relazionarsi e finalizzare la loro esistenza al mantenimento di un progetto cooperativo che è l’essere umano. Ma, per essere in salute, si deve essere in grado di avere consapevolezza di sé, della propria essenza ma anche dei propri limiti, per poter interagire al meglio, in modo funzionale, con il mondo nel quale viviamo.

Oggi non è così. Abbiamo una nostra identità solo in senso distruttivo, come se io potessi esistere solo perché posso dimostrare di essere meglio di qualcuno altro. Quindi, da essere in apparenza individualista ed autosufficiente, mi trovo a dipendere da chiunque.
Anche la malattia è qualcosa di estraneo da distruggere mentre, in realtà, è parte di noi. E distruggendo lei stiamo negando noi stessi.

Come può l’Omeopatia funzionare se questa è l’approccio alla vita delle persone?
Non può. E quindi confermo, l’Omeopatia non è per tutti.

L’Omeopatia è una medicina “di relazione” e di adattamento. In fondo, è un consiglio che il paziente può accettare o meno. Ed è fondamentale, nella terapia, la relazione che si crea con il medico. Non è importante, è fondamentale.

Due neuroni possono determinare un’azione solo se interagiscono tra loro. Se rimangono isolati, muoiono.
Nel corso degli anni perdiamo neuroni ma aumentiamo numero e qualità delle connessioni.

Perché questo è il senso della vita: superare l’eccesso di individualismo per creare connessioni. Altrimenti, si entra in modalità sopravvivenza e si muore

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