Il Colesterolo: funzioni e stili di vita per regolarne la concentrazione

15 Aprile, 2023
Tempo di lettura: 7 minuti

Il colesterolo è una molecola lipidica tipica degli organismi animali. Nei vegetali troviamo infatti delle molecole simili, con struttura molto più complessa e ingombrante, i fitosteroli, la cui funzione è differente da quella del colesterolo animale.

È presente in tutti i tessuti, sebbene in concentrazione maggiore in cervello, bile e sangue, ed è scarsamente liposolubile. Per questo, per poter circolare nel sangue, ha bisogno di legarsi a dei carriers, delle molecole di natura proteica che ne aumentano la solubilità in acqua facilitandone e guidandone il trasporto. Abbiamo fondamentalmente 3 tipi differenti di proteine che legano il colesterolo: le LDL (Low Density Proteins), le HDL (High Density Proteins) e le VLDL (Very Low Density Proteins). Mentre di queste ultime il ruolo fisiologico non è ancora ben chiaro, sappiamo che le LDL veicolano il trasporto del colesterolo dal fegato, organo nel quale è principalmente sintetizzato, alle cellule, dove svolge le sue importanti funzioni fisiologiche, mentre le HDL ne veicolano il percorso inverso, dalle cellule al fegato dove il colesterolo è metabolizzato per essere poi eliminato attraverso la bile.

È chiaro quindi il ruolo importantissimo del fegato nel suo metabolismo, sia in direzione anabolica, quindi di sintesi, che catabolica, quindi di degradazione, anche se vi sono altri organi preposti alla sua sintesi quali il cervello, il surrene e l’aorta ad esempio. La sua via biosintetica, che porta al cosiddetto colesterolo autoprodotto, coinvolge circa 30 enzimi tra i quali la HMG-CoA Reduttasi che catalizza una reazione cruciale ed è il bersaglio dei principali farmaci ipocolesterolemizzanti: le statine.

Funzioni del colesterolo

Il colesterolo è una molecola utilissima per le nostre cellule in quanto svolge numerose funzioni essenziali. Prima di tutto entra a far parte della struttura delle membrane cellulari e della guaina mielinica delle cellule nervose, delle quali ne guida non solo funzioni fisiologiche, ma anche numerosi processi riparativi. Inoltre è il precursore della Vitamina D e di molti ormoni steroidei e sessuali, dei sali biliari, che liberati nel duodeno aiutano la digestione dei grassi, media la risposta allo stress e regola l’equilibrio idrosalino nonché il metabolismo di Ca e P.

Da qui si capisce l’enorme importanza di questa molecola che troppo spesso viene solo demonizzata.

Colesterolo LDLDa diverso tempo infatti il colesterolo è salito alla ribalta per via dei suoi effetti negativi sul sistema cardiovascolare, principalmente legati al suo deposito sulle pareti dell’endotelio dei vasi che porta alla formazione delle cosiddette placche aterosclerotiche che non solo  ostruiscono il lume vascolare, con tutto ciò che questo comporta, ma possono anche staccarsi causando trombi. I principali responsabili di questi depositi sono i complessi colesterolo-LDL (LDL-C), complessi che hanno un’alta affinità per le cellule endoteliali dei vasi sanguigni.

hdlOpposto è invece il ruolo dei complessi colesterolo-HDL (HDL-C) che ne mediano il loro smantellamento. Questo ha portato alla definizione nel linguaggio comune di “colesterolo buono” per i complessi HDL-C e “colesterolo cattivo” per quelli LDL-C.

Con questa premessa appare chiaro che soffermarsi solo sull’osservazione del valore di colesterolo totale per l’attribuzione del rischio cardiovascolare è di fatto limitante, in quanto vi sono numerosi altri parametri da valutare e analizzare.

Per prima cosa andrebbe determinato l’Indice di Rischio (IR), un parametro calcolato mediante il rapporto tra il valore del colesterolo totale e quello della frazione di HDL-C. È stato appurato infatti che se tale rapporto è inferiore a 4,5 (alcuni considerano invece 5 per gli uomini e 4,5 per le donne) il rischio cardiovascolare è minimo, mentre può essere rilevante se supera questa soglia.

Anche se può sembrare paradossale, diciamo ad esempio che il rischio cardiovascolare  legato al colesterolo è maggiore in un soggetto con 190 mg/dl di colesterolo totale di cui solo 40mg/dl di HDL-C, rispetto a quello di un soggetto con  colesterolo totale pari a 240mg/dl di cui 85mg/dl di HDL-C, nel quale il rischio è decisamente più basso. Nel primo caso infatti il valore di IR è pari a 4,75 ed è sopra la soglia, mentre nel secondo è pari a 2,8 ed è decisamente al di sotto della soglia.

Inoltre va detto che soffermarci solo sulla analisi dei livelli di colesterolo nella valutazione del rischio cardiometabolico è fuorviante, in quanto vi sono numerosi altri parametri che concorrono all’insorgenza di una patologia cardiovascolare e dei quali bisogna assolutamente tener conto. Tra questi sicuramente il fumo di sigaretta, l’obesità, la sedentarietà e l’alimentazione errata, diabete e patologie renali, ma altrettanto importante è il monitoraggio dei valori di Omocisteina e Trigliceridi (il rapporto Trigliceridi/HDL-C dovrebbe rimanere inferiore a 2), nonché quello della Proteina C reattiva. La formazione delle placche inizia infatti con un processo infiammatorio, anche lieve, sulla parete interna dei vasi (endotelio) il quale richiama in sede numerosi linfociti che contribuiscono al fissaggio del colesterolo rilasciato dalle LDL assieme a Ca e ad altre sostanze, iniziando la formazione della placca.

Fonti di colesterolo

Fondamentalmente sono 2 le fonti di colesterolo: quella biosintetica, che porta al cosiddetto colesterolo autoprodotto, e quella alimentare.

La prima è responsabile della stragrande maggioranza della concentrazione di colesterolo circolante, mentre la seconda vi contribuisce in misura minore, con una percentuale che è al massimo del 20% .

Pertanto cercare di ridurre alti livelli di colesterolo ematico adottando una dieta che escluda completamente tutti i cibi contenenti colesterolo può non essere di grande aiuto e anzi, a volte può essere controproducente, in quanto un assorbimento carente di colesterolo può stimolare le sue vie biosintetiche.

Quali sono i cibi più ricchi di colesterolo?

Sicuramente i più ricchi di tutti sono gli organi animali con un valore, calcolato su 100g di alimento, pari a circa 2 g nel cervello, 450mg nel fegato e 500 nel rene. Poi abbiamo il tuorlo d’uovo con ben 400mg, il burro con 250mg, i frutti di mare con circa 150mg seguiti da salumi e formaggi con circa 100mg.

In genere, se si rispetta un regime dietetico normocalorico non è necessario eliminarli dalla dieta, si possono assumere senza eccedere (tra l’altro è altamente improbabile che in un regime dietetico corretto una persona assuma 100g di burro al giorno!).

Dieta per controllare il colesterolo

Come già detto, cercare di abbassare i livelli di colesterolo totale eliminando dalla dieta tutti i cibi contenenti colesterolo rischia solo di essere frustrante, decisamente meglio concentrarsi su altri obiettivi, come ad esempio cercare di adottare un regime dietetico e uno stile di vita atto ad aumentare il valore di HDL-C.

Diversi studi, tra i quali questo dell’Università della Florida pubblicato alla fine del 2021 su BMJ Jurnals, hanno evidenziato come sia molto più efficace colesterolonella gestione della dislipidemia, e quindi nella riduzione del rischio cardiovascolare, soprattutto in pazienti con un aumentato rischio cardiometabolico, una dieta a basso contenuto di carboidrati rispetto ad una a basso contenuto di grassi e colesterolo. Questi studi sono completamente in linea con quelli pubblicati su Nutrition Review nel 2019 che evidenziano come una dieta con marcata riduzione del contenuto in carboidrati porti ad un significativo aumento della frazione di HDL-C e diminuzione dei Trigliceridi, sebbene i valori di LDL-C non subiscano modifiche sostanziali, rispetto ad una dieta a basso contenuto di grassi. Questo fa pensare che, rispetto agli ultimi decenni, sia necessario adottare nuovi approcci nutrizionali più mirati e innovativi nella gestione del rischio cardiovascolare in popolazioni più esposte. Ciò significa appunto cercare di ridurre la quota di carboidrati, pur mantenendo alta quella di fibre, e optare per dei grassi più salutari, riducendo i grassi saturi e le margarine e preferendo cibi con un maggiore apporto di Omega3, o comunque con un rapporto Omega 3 e 6 più equilibrato, come ad esempio i semi di lino e semi oleaginosi in genere,  che consente tra l’altro di diminuire lo stato infiammatorio che, come abbiamo visto, è spesso alla base della formazione delle placche.

Ovviamente, l’approccio alimentare deve essere sostenuto da tutta una serie di altri comportamenti, come lo svolgimento di una costante attività fisica aerobia di media intensità, la diminuzione di un eventuale sovrappeso, smettere di fumare e, qualora non fosse sufficiente, da un’integrazione mirata con prodotti di qualità.

Importanza del colesterolo nelle patologie neurodegenerative

Vale la pena soffermarsi sul ruolo del colesterolo nella protezione dalle patologie neurodegenerative, sia a carico del Sistema Nervoso Centrale (SNC) che di quello Periferico (SNP) .

Nel SNC la Barriera Emato Encefalica (BEE) ostacola il passaggio alle lipopoterine e pertanto il fabbisogno di colesterolo è soddisfatto dalla produzione locale, mentre il suo trasporto è affidato a speciali lipopoteine, come l’ Apolipoproteina-E (Apo-E) secrete dagli astrociti.

Il cervello umano è costituito da più di 100 miliardi di neuroni, cellule altamente specializzate che comunicano costantemente tra loro tramite punti di giunzione particolari dette sinapsi, la cui formazione è fortemente promossa dalla presenza del colesterolo. È il centro principale in cui vengono regolati colesterole-cervello l’interpretazione e il coordinamento nonché l’esecuzione di tutti i segnali nervosi e controlla la maggior parte delle funzioni volontarie e involontarie del nostro organismo, come la respirazione e il battito cardiaco. I lipidi rappresentano circa il 50-60% del suo peso secco e tra di loro una grossa fetta è proprio rappresentata dal colesterolo.  Nello specifico, il colesterolo cerebrale rappresenta circa il 25% del colesterolo totale dell’organismo e l’80% di esso è impiegato nella composizione della guaina mielinica, una membrana superspecializzata che avvolge i neuroni. Si capisce quindi il suo ruolo fondamentale non solo nello sviluppo, ma anche nel mantenimento di numerosissime funzioni vitali cerebrali, come la trasmissione dell’impulso nervoso, il controllo del trasporto di membrana, dei livelli energetici, nonché dei suoi processi riparativi. Pertanto l’alterazione della componente lipidica del comparto cerebrale è considerata un vero e proprio biomarcatore comune a  moltissime patologie neurodegenerative, quali l’Alzheimer, il Parkinson, la malattia di Huntington, la schizofrenia, l’epilessia e le malattie bipolari, tutte legate ad una progressiva degenerazione anche della componente lipidica delle membrane neuronali.

Il colesterolo svolge un ruolo cruciale nei processi degenerativi degli assoni anche nel SNP. Il semplice aumento della disponibilità di colesterolo contribuisce alla rigenerazione e alla rimielinizzazione delle cellule nervose del SNP, come ad esempio quelle del nervo sciatico, e questo rafforza l’idea che la regolazione della disponibilità di colesterolo dopo l’infortunio possa aiutare a recuperare il SNP danneggiato.

La letteratura suggerisce che il controllo del trasporto del colesterolo e il miglioramento della sua disponibilità nelle malattie neurodegenerative  possano facilitare la protezione contro la malattia o addirittura portare a un’insorgenza ritardata della stessa, e sebbene debbano ancora essere condotti altri studi per capire come intervenire a livello terapeutico sul metabolismo del colesterolo nella prevenzione e trattamento di queste patologie, il ruolo di questa molecola nella neuroprotezione resta cruciale.

Possiamo ragionevolmente concludere che la fama negativa che il colesterolo ha sviluppato negli ultimi decenni, è un pò immeritata. Il colesterolo svolge importanti funzioni metaboliche nel nostro organismo e questo non significa ovviamente che più ce n’è e meglio è. È sicuramente importante monitorare e tenere i suoi valori entro certi limiti, ma sicuramente guardandolo con un po’ più di simpatia!

 

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