In quasi tutte le culture e le tradizioni, il fegato è considerato l’organo più direttamente connesso all’espressione del coraggio, dell’energia vitale, della determinazione, riassunte per esempio nelle espressioni “avere fegato” o essere una “persona di fegato”. L’essenzialità di questo organo (insieme al cuore e al cervello) per la continuazione della vita ne ha fatto, nella fantasia e nella concezione di tutti i popoli, il “re” della materia, da cui sa trarre l’energia necessaria al sostentamento e per analogia anche le qualità per superare i momenti critici: il coraggio, l’ardimento. Inoltre, le sua apparente inesauribilità, dovuta all’incessante rigenerazione delle sue cellule, lo ha reso simbolo di impavidità, abnegazione, capacità di rinnovamento.
Questa preziosa capacità, secondo la mitologia, fu accordata da Zeus a Prometeo, che ribellandosi alla miseria umana aveva sottratto agli Dei una preziosa scintilla di fuoco, donandola agli uomini. Zeus l’aveva punito incatenandolo alla roccia (la materia) e mandando la sua aquila a dilaniargli tutti i giorni il fegato, ma questo ogni notte gli ricresceva, in attesa della sua liberazione.
La sua struttura e le funzioni cui è preposto confermano sul piano fisico queste intuizioni dell’incontro collettivo espresso in miti, immagini, credenze, metafore.
Come maggior laboratorio biochimico dell’organismo, in effetti, il fegato è davvero alla radice della produzione dell’energia e della sua conservazione. Dopo la nascita, il fegato raccoglie e filtra tutto il sangue proveniente dagli organi addominali e in genere il sangue venoso che ha circolato nei tessuti periferici, caricandosi di sostanze di scarto tossiche, che qui vengono ossidate scomposte o coniugate con composti innocui e comunque neutralizzate. Si può dunque affermare che il sangue esca dal complesso circolo endopatico accuratamente filtrato, “ripulito”, ricaricato.
Il fegato “ripulisce” il sangue
In un mondo che mette continuamente le nostre cellule a contatto con sempre maggiori quantità di veleni, molti dei quali inediti nella nostra storia evolutiva, questa funzione del fegato viene sicuramente enfatizzata, rischiando addirittura, nelle immagini e nei modi di dire riguardanti questo organo, di oscurare le altre, altrettanto importanti e vitali.
In effetti, comunque, da questo passaggio nei meandri epatici il sangue esce più leggero, più sottile e raffinato. Questa capacità di rinnovare la linfa vitale dell’organismo veniva paragonata dagli antichi Cinesi, grandi fisiologi e grandi simbolisti, al trascorrere dall’inverno alla primavera, stagione dei germogli e dell’inizio di un nuovo ciclo vitale, al verde, colore della nuova vegetazione, all’est da dove sorge il nuovo sole ogni mattino.
Il fegato, dunque, non si limita a un’azione disintossicante, svolta per altro anche in associazione con il rene, ma si comporta come una vera e propria ghiandola, secernendo sostanze che agiscono anche a distanza nell’organismo. La più nota e quantitativamente più importante di queste sostanze è la bile, che in verità è per il fegato solo un sottoprodotto, ma che viene riciclata per la sua attività disgregatrice e quindi digestiva sulle proteine e sui grassi, tanto che l’organismo la considera preziosa al punto che viene più volte recuperata attraverso il circolo intestinale.
I sentimenti negativi del fegato: rabbia Invidia
Un eccesso di bile o un disturbo nel suo normale fluire dal fegato alla cistifellea e da questa, al momento opportuno, nell’intestino, erano alla base dei segni di “biliosità”. Segni non solo fisici, ma anche psichici e attitudinali. Il bilioso, infatti, era colui che, per questo cattivo rapporto con la sua componente aggressiva, dava segni di forte irritabilità, intolleranza, collera repressa o una certa malinconia, con rimuginazione di pensieri ossessivi.
Anche l’invidia è un sentimento spesso abbinato al fegato, quasi che la carica ossessiva e distruttiva insita in questo organo, che continuamente trasforma e smista tutto ciò che vi viene depositato, si disgiungesse in questo soggetto dalle sue caratteristiche di ricostruzione, ricomposizione, creazione, rinnovamento. L’invidioso, cioè, vede solo un lato del problema, la sua competitività, il suo senso di inferiorità, rifiutando di prendere atto dei sentimenti e delle sue possibilità individuali originali e irripetibili.
Il fegato è soprattutto, va ribadito, un deposito e una fabbrica di energia: infatti, immagazzina il glucosio sotto forma di glicogeno, e lo rilascia a seconda delle esigenze energetiche del momento. Questo meccanismo apparentemente semplice permette in realtà di svincolare l’animale o l’uomo dal dover continuamente provvedere ad alimentarsi, per mantenere costante il nutrimento cellulare. Come una sorta di alchimista, quindi, il fegato libera dalla materia bruta (il cibo digerito) le potenzialità energetiche e plastiche riducendola all’essenza, in un certo senso spiritualizzandola, così da renderla disponibile per lo sviluppo e la continuazione della vita.
Il fegato, entra in modo preponderante nella sintesi dell’emoglobina, nei meccanismi della coagulazione, e nel controllo della pressione sanguigna, nella produzione delle membrane citoplasmatiche di tutte le cellule, nella sintesi delle proteine trasportate dal sangue, nel metabolismo della vitamina D, nella regolazione dell’immunità: tutte operazioni che lo indicano come il maggiore artefice e il massimo compensatore del metabolismo, cioè della capacità di trasformare, riciclare, reinventare la materia e il corpo.
I Fiori di Bach e le personalità con tendenza ad “avvelenarsi il fegato”
Ogni emozione che fluisce è fisiologica, ogni emozione che viene trattenuta diventa un veleno che il fegato deve eliminare. Per il fegato sono negative tutte le emozioni che “ristagnano” nella psiche senza evolvere o stimolare reazioni, tutte le emozioni che paralizzano, come l’invidia, la gelosia, la rabbia e il rancore. Alcune personalità-tipo risultano più predisposte e maggiormente a rischio.
Agrimony, l’Agrimonia, è una persona che ha bisogno di essere considerata, vista e amata.
Questo la spinge a fare qualsiasi cosa pur di soddisfare
questo suo bisogno di apprezzamento, rinunciando spesso a sé stessa. Per questa negazione soffre di disagi, malesseri psichici, malattie psicosomatiche.
La sua intossicazione è dovuta anche all’uso di alcool, sostanze stimolanti, droghe o cibo (in modo eccessivo, anche patologico), per nascondere la sua tristezza mascherata.
Il soggetto Centaury, Centaurea, soffre poiché inghiotte continuamente “bocconi amari” per l’incapacità di dire ciò che pensa, producendo così tossine “amare”, che nella visione dell’antica medicina, “divorano il fegato” e a lungo possono danneggiarlo.
Holly, l’Agrifoglio, nel suo stato negativo, trattiene e “carica il fegato” di emozioni nate da una profonda sofferenza affettiva: gelosia, odio, voglia di vendetta, sospetto ed invidia. Si sente rabbioso, offeso, ferito, “disgustato” dal mondo intero.
Sul piano fisico, la sua rabbia, si manifesta violentemente, in modo aggressivo, con improvvisi accessi febbrili acuti, eruzioni infiammatorie, allergie, coliche addominali, vomito, che mimano il “rifiuto” attraverso il corpo e la necessità di espellerlo.
Willow, o Salice Giallo, persona che non riconosce le proprie responsabilità, coltiva rancore e risentimento, tossici per il suo fegato, poiché vive pensando siano sempre gli altri la causa dei suoi problemi.
Fitoterapia: piante più o meno conosciute di aiuto nelle attività del fegato
Sono diverse le piante utilizzate nella depurazione o detossificazione epatica sotto forma di tisane, tinture madri, macerati glicerici, fitoembrioestratti, estratti secchi. Tra le più conosciute: Cardo Mariano, Crisantello Americano, Carciofo, Tarassaco, Bardana, Fumaria, Betulla, Viola tricolor, Solidago, Verga d’oro, Ortica..
Ma ce ne sono alcune, delle quali si parla e legge meno, davvero molto efficaci, con attività che si aggiungono a quella detossificante, ancor più apprezzate se in fitoembrioestratti per l’azione di pulizia anche sul piano mentale molto caro alla psicosomatica.
Sono: la Segale, che ha un’azione rigenerante sull’epatocita con risultati piuttosto importanti anche nei problemi di pelle, organo emuntore collegato al fegato, in caso di psoriasi, dermatiti, eczemi;
il Rosmarino, che ha azione rinforzante, stimola la cellula epatica, il glutatione e coadiuva l’azione coleretica utile in caso di litiasi biliare e colecistite;
il Ginepro, di sostegno in tutti i fenomeni degenerativi del parenchima epatico, scioglie le tossine cristalloidi che si accumulano nei vari tessuti del corpo umano, aiutando il rene nella fase escretrice riducendo uremia e uricemia;
il Mandorlo, che oltre a contribuire nel ridurre la formazione di calcoli biliari, regolarizza il metabolismo lipidico e per la sua azione sul fegato coadiuva il sistema vascolare prevenendo le trombosi, l’ipercoagulazione e la sclerosi.
E se il Fegato si ammala?
Il trattamento è di stretta pertinenza medica, tuttavia, è possibile sostenere la terapia già esistente con alcuni rimedi omeopatici e con gli oligoelementi Manganese – Rame – Zinco. Utile anche un’integrazione con vitamina C.
Rimedi omeopatici consigliati.
Phosphorus nelle epatiti tossiche virali e dove esiste un aumento delle transaminasi.
Lycopodium quando la zona è dolente, vi è ristagno biliare e gas addominale, con peggioramento tra le 16 e le 20.
Chelidonium utile nelle disfunzioni biliari e nelle coliche epatiche che presentano un punto doloroso all’angolo inferiore della scapola destra, mentre.
Carduus marianus è più attivo sul lobo sinistro dell’organo.
Il Fegato ci insegna il Rinnovamento.
Il fegato si rinnova ogni sei mesi, da solo. Inutile dire che noi dovremmo fare la stessa cosa, dal momento che quello che facciamo nella vita di tutti i giorni, agevola i processi che avvengono nel nostro corpo.
Eppure, ogni quanto cambiamo il nostro cosmetico o il cibo che mangiamo?
Siamo abitudinari!
Una pianta da accudire sul davanzale della finestra, la casa alleggerita da oggetti inutili, un nuovo blog da seguire, una passeggiata all’aria aperta, salire le scale senza ascensore, fare la spesa dal contadino vicino: non importa da cosa si inizia, è importante introdurre cambiamenti che abbiano il senso di una rinascita, un rinnovamento “..capacità di trasformare, riciclare, reinventare la materia e il corpo..” e non lasciare che i gesti diventino abitudini.
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