La responsabilità della cura

15 Maggio, 2023
Tempo di lettura: < 1 minuto

Mi capita sempre più spesso di avere pazienti (e persone in genere) che vogliono che io scelga per loro. Che decida io cosa debbano fare. Che mi prenda una responsabilità che mia non è. È loro. Non è il mio compito. In realtà, non è il compito di nessuno se non della madre col neonato. Nessuno di noi può scegliere per un altro e nessuno di noi può chiedere ad un altro di scegliere per lui. La responsabilità delle nostre scelte, e quindi della nostra vita, è nostra.

È il potere più grande che abbiamo, quello di scegliere. Lo so, ad un grande potere si affianca una grande responsabilità. Ma non possiamo definirci davvero vivi se non scegliamo. Il problema è che, per scegliere, dobbiamo sapere cosa ci piace e cosa no, cosa ci fa bene e cosa ci fa male, cosa ci rende felici e cosa no. E per saperlo dobbiamo fermarci e guardarci dentro, avendo il coraggio di pensare a noi e non a cosa gli altri si aspettano da noi.

Lo so, non è cosa facile, soprattutto se le aspettative altrui sono diverse dai nostri desideri. Ma la vita è la nostra, non quella degli altri. E il vivere secondo aspettative e desideri degli altri è il primum movens per l’insorgenza della malattia. Di qualunque malattia.

Per cui, prima di arrivare al punto di trovarci di fronte ad un problema serio di salute e dirci: “avrei voluto fare altro, non ho mai vissuto la vita che volevo ed ora non ho più tempo…”, fermiamoci, facciamo un bel respiro ed iniziamo a costruirci, giorno per giorno, un pezzo alla volta, la nostra vita. Per non essere schiavi degli altri sempre e per poter avere sempre dei compagni di viaggio, senza nessuna catena.

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