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9 Maggio, 2025

La sanità pubblica, tendenze

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Nel ginepraio delle definizioni e del lessico che riguarda la Salute Pubblica , un elemento spicca nella sua evidenza fin dalle origini e riguarda l’antinomia tra “pubblico e privato”.
Se consideriamo la Salute Pubblica come una funzione esercitata dallo Stato o da altri organismi pubblici, perdiamo già per strada la realtà sanitaria di questi tempi e il senso stesso di Salute Pubblica.
Una volta orfani del significato possiamo meglio comprendere le divagazioni e le negazioni che vediamo sostenute da gran parte del mondo sanitario istituzionale.
Un punto chiave del diverbio pubblico-privato è l’entità e la provenienza dei finanziamenti ricevuti dall’OMS che dirige, controlla e fa da apripista alla Sanità Pubblica dei vari stati.
A tutt’oggi l’OMS riceve l’84% di contributi privati, per lo più erogati proprio dai governi che “preferiscono” questa forma di sostegno. In questo modo il finanziamento privato permette al donatore di decidere e negoziare le priorità che intende finanziare.
Questo meccanismo inficia il significato stesso di Salute Pubblica a partire dall’organo predisposto al controllo, svincolandosi dal presupposto di essere indipendente e di avere a cuore la realtà sanitaria.

Tra pubblico e privato

Una delle conseguenza che paventa questa situazione è l’egemonia delle imprese transnazionali che hanno superato i governi nel loro dominio sui mercati e di conseguenza nella Sanità.
Far passare l’OMS come organismo super partes e umanitario è uno dei trucchi adottati per condizionare la popolazione mondiale sui temi sanitari. Non è il solo ma forse è tra i più importanti. Lo stesso avviene in Europa: WHO Europe propone una riflessione sul rapporto pubblico e privato affermando che “l’obiettivo principale per sfruttare bene le capacità del settore privato è quello di migliorare la fornitura di beni e servizi sanitari, e di farlo in modo da coinvolgere efficacemente il settore privato in linea con gli obiettivi e le priorità del sistema sanitario”.
E in Italia, secondo la ricerca Pubblico e Privato nella sanità italiana” dellUniversità degli Studi di Milano, il SSN fornisce con gestione diretta” il 63% dei servizi richiesti (69,8 mld di euro), mentre acquista” dal settore privato accreditato” il restante 37% (41,5 mld di euro).

Un tavolo truccato

Una volta che il tavolo di gioco è truccato si può negare e distruggere ogni base scientifica che produce una qualsivoglia strategia sanitaria etica e coerente ai bisogni della popolazione. Quando si bara non sempre si viene scoperti, anzi se chi dirige i giochi è complice, diventa praticamente impossibile.

Chiamando biomedicina tutto ciò che concerne la scienza medica accademica, possiamo facilmente vedere quanto impedisca una azione di autonomia della salute ma produca dipendenza. La Biomedicina coincide con la medicina di stato che è tutt’altra cosa della Medicina Pubblica. L’aspetto più eclatante è che gli attori della Medicina Pubblica (sostanzialmente i sanitari) devono sottostare alla medicina di stato e non vengono consultati né esistono organi consultivi che permettono di recepire la voce dell’operatore sanitario1.

In questo modo è inevitabile che vi siano delle conseguenze fatali. Le più rilevanti sono:

  • Esiste solo una malattia e una cura, decisa al tavolino della “scienza”, senza considerare la persona
  • I conflitti di interesse non vengono individuati ne’ perseguiti
  • Il medico perde l’autonomia decisionale. Deve seguire i protocolli che generano una medicina difensiva e interventista
  • Il paziente perde la libertà di scelta e di cura
  • La medicina del territorio e la prevenzione primaria non sono sostenute ne’ promosse
  • Gli Ordini dei Medici sono diventati organi sussidiari dello stato e hanno perso la prerogativa di tutelare gli iscritti, al contrario si pongono come giudici corrotti sanzionando anche semplici affermazioni non gradite

Atti di dominio

Le conseguenze riportate, e non sono le uniche, sono incrementate dal meccanismo di sostituzione da pubblico a privato come è avvenuto nell’OMS e a cascata sta avvenendo inevitabilmente nei SSN occidentali2.
Nei paesi non occidentali la biomedicina applica la stessa logica coloniale di appropriazione e sequestro dei territori sanitari e di imposizione di una propria cultura della salute. Tre sono i più rilevanti elementi nascosti e dissimulati che impongono tale direzione, al di la’ delle reali necessità della popolazione3.

1. La lotta acritica contro i patogeni. La persona e il sociale non hanno rilevanza

2. Il “Disease mongering” ovvero la pubblicizzazione di malattie che prima non esistevano

3. Il dispiegamento di misure militari di controllo

È molto difficile per la popolazione sia occidentale che del Sud del mondo sottrarsi a quello che viene proposto come l’unico strumento salvifico supremo. Occorrerebbe passare per la politica ma come ben sappiamo questo è precluso in quanto i politici stessi fanno parte degli organismi di controllo.

Niente di nuovo

Chiunque cerchi di capire come funziona il meccanismo, inevitabilmente arriva alle stesse conclusioni. Da Ivan Ilich, a Maccaccaro, da Tomatis a Feyerabend, giusto per citare alcuni protagonisti storici delle scena, arrivano tutti alle stesse conclusioni, nonostante i ruoli, le culture e i processi di pensiero diversi.

Tomatis scriveva diverse decine di anni fa:

“Siamo entrati in un periodo caratterizzato dalla tendenza verso il prevalere assoluto di una Big Science sempre più centralizzata, sempre più al servizio di interessi accentrati nelle mani di chi tiene i cordoni della borsa. Gli orientamenti della ricerca dipendono pesantemente dai canali di finanziamento ed è chiaro che questi favoriscono i progetti che sono in sintonia con gli interessi di chi li finanzia…” .

Maccaccaro ribadisce:

Il fatto di avere una scelta etica come suo fondamento…fa della medicina una scienza atipica e tale dovrebbe rimanere, resistendo alla tentazione di seguire una strada che rischia di portare al suo totale asservimento ai valori di mercato”4.

La Iatrogenesi culturale descritta da Ilich spiega come si inquinino le informazioni e come si tolga libertà sia ai singoli che alle popolazioni e di conseguenza come si rendano i soggetti dipendenti5.

La crescente militarizzazione sociale è sostenuta da una idea bellica. Piano piano si sta facendo strada l’idea di una società militarizzata, ci sono militari invitati alle scuole, militari che gestiscono le commissioni sanitarie come durante la pandemia. La regressione del pensiero comune da un sentimento prevalentemente pacifico a uno bellicoso è stata condizionata da un progressivo processo totalizzante che ha come base l’informazione, la manipolazione della storia e dell’antropologia sociale, dagli aspetti ludici (film, giochi ecc) per arrivare a una politicizzazione che considera l’idea di mediazione pacifica come una scelta utopica e ingenua o comunque poco praticabile.

La militarizzazione del pensiero

Sembra impossibile ma anche il pensiero della nostra comunità viene sottomesso a un ordine paramilitare.
Accettando come normale, se non necessaria, la designazione di un Generale dell’Esercito come coordinatore di una commissione che gestisce la Salute Pubblica in una emergenza sanitaria, si abdica al concetto di laicità e di pluralismo delle idee. Ne consegue o forse meglio dire, si collega, alla clamorosa mancanza di dibattito e di confronto equo sulle analisi dei dati della pandemia.

“Noi siamo la scienza e decidiamo di conseguenza cosa è giusto”, è tanto antiscientifico quanto dittatoriale e quindi viene difeso con la forza pena il decadimento stesso della condizione egemonica6.

Un braccio armato della militarizzazione del pensiero lo troviamo nel lancio dell’operazione IA. In Sanità, l’intelligenza artificiale, la robotica, le nanotecnologie ecc. promettono di portare abbondanza di risorse per tutti. Proposte in questo modo diventano una operazione commerciale e strumentale attraverso la quale si solidificano le posizioni egemoniche e di sudditanza. Viene ribadita l’idea aleatoria che in un futuro non troppo lontano, queste tecnologie potrebbero aiutare a superare le sfide globali come la povertà, la fame, l’analfabetismo e la malattia. L’affidabilità di queste affermazioni è nulla ma le strategie di convincimento funzionano. Funzionano al punto che la popolazione non si accorge che l’ideologia bellica e il pensiero unico stanno prendendo spazio in tutte le loro declinazione distruttive. Il pensiero unico in Sanità è una di queste mentre la democrazia sociale, l’autonomia del singolo e la pluralità di idee sono sempre più il pallido ricordo di un’epoca storica superata e fuori moda7.

  1. Evans-Reeves KA, Matthes BK, Gilmore AB, Mialon M. Intimidation against advocates and researchers in the tobacco, alcohol and ultra-processed food spaces: a review. Health Promotion International 2024;39:daae153
  2. Paul J. (1975), Medicine and Imperialism, in Ehrenreich J. (ed) (1978), The Cultural Crisis of Modern Medicine, Monthly Review Press, 1978, pp. 271-286
  3. Bulled N. (ed) (2017), Thinking Through Resistance. A Study of Public Oppositions to Contemporary Global Health Practice, Routledge, New York & London 2017
  4. Maccacaro G. A. (1979), Per una medicina da rinnovare. Scritti 1966-1976, Feltrinelli, Milano 1979
  5. Illich I. (1976), Nemesi medica. L’espropriazione della salute, Red!, Milano 1991-2005
  6. Ehrenreich J. (ed) (1978), The Cultural Crisis of Modern Medicine, Monthly Review Press, 1978
  7. Lock M. & Nguyen V.-K. (2010), An anthropology of biomedicine, Wiley-Blackwell, Chichester 2010

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