Redazione

La terza guerra (ibrida) degli oppioidi

La Cina produce ed esporta molti dei precursori per produrre questa potentissima droga, che poi usa come strumento di pressione verso gli USA
14 Dicembre, 2023
Tempo di lettura: 3 minuti

Verso la metà del XIX secolo, la Cina tentò di arginare i ricchi commerci della britannica Compagnia delle Indie. In particolare provò a farlo limitando la vendita di oppio, sulla quale i mercanti inglesi facevano affari d’oro, mentre la popolazione cinese pativa le terribili conseguenze della dipendenza dalla droga. Le cose non andarono bene per il dragone: dopo due guerre in pochi decenni e migliaia di morti, la Cina dovette piegarsi ai colonizzatori occidentali, rinunciando a fermare i flussi in entrata nel Paese e perdendo la sovranità su parti del proprio territorio. Hong Kong, ad esempio, da pochi anni rientrata nella sua sfera di influenza. Le due guerre dell’oppio sono ancora oggi una ferita aperta per Pechino.  Ma i cinesi non dimenticano facilmente i torti subiti. E, talvolta, prendono le loro rivincite con lo stesso gusto del contrappasso che mostrava Dante Alighieri nella Divina Commedia. Difficile dire se i dirigenti asiatici l’abbiano vista proprio in questo modo, quando hanno dato il via alla “terza guerra degli oppioidi”.

La piaga del Fentanyl e altri oppioidi in USA

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e quello cinese Xi Jinping si sono incontrati il 15 novembre 2023 a San Francisco, in California. Il meeting è avvenuto dopo un lungo periodo nel quale le due super-potenze non si sono parlate, e, anzi, sono parse sempre più vicine a un conflitto. Sul tavolo c’era il dossier più caldo, quello che riguarda l’indipendenza di Taiwan. Ma non solo. Un’altra questione discussa è stata, sorprendentemente, quella del Fentanyl, un potente oppioide sintetico (50 volte più potente dell’eroina) che è diventato una delle principali cause di morte per overdose negli Stati Uniti. La Cina è uno dei principali produttori del Fentanyl e dei precursori necessari a produrlo, e fin qui ha fatto ben poco per arginarne la diffusione. Negli Stati Uniti quella del Fentanyl è una vera e propria piaga, che si stima abbia mietuto più di 70mila vittime, con una crescita rapidissima negli ultimi anni.

Un grafico che mostra l’impennata di morti per Fentanyl pubblicato dal Financial Times

Una droga impossibile da fermare

Fermare il traffico di Fentanyl attraverso semplici operazioni di polizia è difficilissimo, se non impossibile. Le materie prime per produrlo, infatti, costano pochissimo e sono di facile disponibilità nel mercato interno cinese. Ciò permette a tutta la filiera di fare affari d’oro, grazie a ricarichi spaventosi ad ogni passaggio fin giù al consumatore finale. Per inondare il mercato di Fentanyl, inoltre, ne bastano quantità piccolissime: “Per rifornire una città di eroina per un periodo di tempo avresti potuto aver bisogno di diversi camion molto, molto grandi. Ma per fare lo stesso con gli oppioidi sintetici potresti riuscire a inserire il prodotto nel bagagliaio di un’auto”, afferma Bradley Stein, direttore delle politiche sugli oppioidi presso Rand Corporation, un importante think tank americano.  Ciò ha fatto sì che fiumi di oppioidi transitassero dal Messico, importati dai cartelli, per poi riversarsi negli Stati Uniti attraverso la porosissima frontiera meridionale.

Spesso, inoltre, non è neanche necessario che la droga faccia chissà quale giro complesso: molto più facile farla arrivare direttamente al destinatario, nascosta in una delle infinite navi porta-container che ogni giorno partono dai mastodontici porti cinesi verso la costa ovest americana. In questi casi il pagamento avviene in crypto-valute, il cui tracciamento è quasi impossibile e il gioco è fatto.

Le responsabilità delle cause farmaceutiche

Come abbiamo accennato, la Cina ha tutta l’intenzione di utilizzare  quest’oppioide devastante come strumento di pressione contro la principale super-potenza avversaria. Ma dare tutta la colpa al gigante asiatico ci porterebbe lontano dalla verità. Perché, come spesso accade, quando c’è da cercare un nemico il primo posto dove guardare è in casa propria. Le grandi case farmaceutiche americane hanno lucrato somme colossali sul commercio di questo tipo di oppioidi, diffuse per decenni come semplici anti-dolorifici o farmaci da banco, occultando dolosamente ogni tipo di avvertenza sulle controindicazioni (ne avevamo parlato qui, a proposito dell’uscita del bellissimo documentario Tutta la bellezza e il dolore della regista Laura Poitras). Il risultato è stato che il Fentanyl e altre sostanze equivalenti si sono diffuse a macchia d’olio in Nord America, anche in fasce sociali di solito meno avvezze al consumo di droga, così come fra i giovanissimi, e addirittura gli sportivi.

L’attività di Lobbying di Big Pharma

Come scrive il Guardian, “Nove membri su 10 della Camera dei Rappresentanti e tutti tranne tre dei 100 senatori degli Stati Uniti hanno ricevuto contributi elettorali da aziende farmaceutiche“. Sempre secondo il giornale inglese “il deputato statunitense Tom Marino, è stato costretto a dimettersi dopo che un rapporto del Washington Post e di 60 Minutes della CBS ha evidenziato il suo ruolo nella creazione di una legislazione che ostacola la capacità della DEA di agire contro i distributori di farmaci o le farmacie che dispensano incautamente antidolorifici oppioidi”.

Ritornando ai colloqui tra Biden e Xi Jinping, tutti i commentatori internazionali hanno sottolineato che siano stati proficui, e che la Cina si sia impegnata a integrare politiche per porre un freno a queste vere e proprie fabbriche di morte. Ora sarà da valutare se alle parole seguiranno i fatti, e quale sarà la contropartita.

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