Medicina olistica: causa dei sintomi e ottica psicosomatica

7 Novembre, 2022
Tempo di lettura: 4 minuti

Perché i sintomi? Il corpo manifesta dei sintomi che ci obbligano a fermarci e a capire cosa c’è che non va. Un po’ come accade quando si accende una lucina sul display dell’auto, devi fermarti e capire cosa sta accadendo al motore. I sintomi sono dei segnali di mal-essere, sono interrogativi ai quali dobbiamo dare una risposta curativa. Ci sono sintomi di tipo fisico e mentale: una febbre oppure una tristezza indicano che il motore sta funzionando male, dobbiamo ascoltarli per capire cosa ci sta chiedendo il corpo in quel momento e anche cosa fa soffrire la nostra mente. Il sintomo-lampadina che si accende è una domanda a cui occorre dare una risposta diagnostica, anche grazie all’ausilio di un terapeuta. Occorre imparare a dare una risposta adeguata e a fornire al terapeuta le informazioni necessarie per individuare la cura migliore.

Perché ho dolore alla testa? Quando compare il dolore? Ho mangiato troppo o male? ho problemi digestivi o intestinali? Quali sintomi si associano alla cefalea? Sto vivendo una situazione di vita carica di stress? Perché sono triste? Cosa mi fa sentire a disagio quando mi sveglio al mattino? Perché mi sento disperato?

Così come è sbagliato prendere a martellate la lampadina del cruscotto dell’auto pensando che sia essa la responsabile del guasto, è altrettanto sbagliato spegnere il sintomo con un rimedio farmacologico o naturale senza capire cosa c’è dietro, cosa lo determina. Se ho la febbre, per esempio, prima di pensare di abbassarla devo chiedermi cosa l’ha determinata e curare la causa, cioè una eventuale infezione o infiammazione che la genera; altrimenti maschero la malattia che può farsi più grave e la febbre può comunque persistere o ritornare. Per questo è fondamentale il consulto di un medico. Se mi sento triste, la lampadina della tristezza che si è accesa mi vuole dire che devo capire cosa mi rende triste. Devo analizzarmi e comprendere il segnale e cercare con l’aiuto di un terapeuta di risolvere il problema all’origine. È sbagliato ignorare il sintomo fingendo che non esista così come è sbagliato usare una cura farmacologica o naturale senza individuare la causa del malessere psichico. I mali non vengono solo per nuocere, vengono anche per insegnare. Se per esempio fumo troppo e ho la tosse, quel sintomo fastidioso che non mi dà tregua mi avverte che il mio albero respiratorio non sopporta più il fumo, rifiuta cioè istintivamente ciò che lo danneggia. Se non riduco il fumo la tosse non se ne andrà, se ricorro ad un farmaco anti-tosse, la tosse può tornare. Se ascolto il mio corpo e comprendo il messaggio, divento consapevole della necessità di cambiare le mie abitudini tabagiste. Affronto così il problema alla fonte, posso in conclusione considerare la tosse non solo un disagio negativo ma anche un avvertimento prezioso necessario ad imparare una lezione di vita. Se per esempio sono sempre arrabbiato, l’irritabilità deve essere considerata come una spia che si accende per dirmi che c’è qualcosa nella mia vita che non va bene e richiede una modificazione. La collera evidenzia il problema che è nascosto dentro di me e che devo individuare per cambiare il mio atteggiamento. La salute non è soltanto assenza di malattia, così come per essere veramente sani non basta non avere sintomi: si può anche avere qualche sintomo ed essere in salute, imparando ad accettarli e conviverci.

ABC della psicosomatica

Esiste una stretta interazione tra organi ed emozioni: il malessere psichico influenza il funzionamento degli organi interni e viceversa. Cellule ed organi prima si bloccano e poi si ammalano a causa di emozioni dolorose o istinti repressi. Corpo e mente sono due facce della stessa medaglia: se mangi pesante non dormi bene e puoi fare incubi; se sei stressato non dormi bene, fai incubi e danneggi i tuoi organi. Ci rendiamo conto di questa correlazione quando siamo ammalati per un malessere stagionale e siamo inspiegabilmente tristi poiché in quel momento il cattivo funzionamento corporeo ci toglie energie e ci incupisce; oppure quando a causa di una forte emozione come la rabbia i nostri organi funzionano male e soffriamo, per esempio di coliche addominali. Una grave preoccupazione diventa mal di testa, una frustrazione mal di fegato, una condizione ansiosa genera una difficoltà respiratoria, una condizione stressogena prolungata determina una ipertensione arteriosa. La nostra testa ed il nostro corpo sono collegati tra di loro; le cellule vibrano in un certo modo quando vengono inondate da determinate emozioni; la gioia per esempio accende e poi rilassa gli organi, fa palpitare il cuore; se siamo arrabbiati perdiamo la testa ed infiammiamo i visceri con un iper-afflusso di sangue; se siamo innamorati perdiamo la concentrazione, perdiamo l’istinto della fame, oppure aumentiamo il nostro appetito perché si modificano le secrezioni gastriche; troppe preoccupazioni fanno male alla testa che sovraccaricata si infiamma e duole; paure e rabbie possono farci contrarre i muscoli del collo o della schiena, oppure infiammare la vescica e favorire una cistite; a causa della tristezza o della rabbia si può bloccare l’intestino. Anche le cellule intossicate da alimenti o bevande tossiche possono determinare malumore ed irritabilità e condizionare così le nostre emozioni e la mente, procurando cali di memoria e concentrazione. Dietro ogni sintomo fisico c’è una emozione bloccata o esaltata. Dietro ad ogni emozione bloccata od esaltata c’è un organo che funziona male e che condiziona il nostro stato d’animo. La scienza, grazie alla PNEI, è in grado di spiegare la stretta relazione bidirezionale tra organi, cervello ed emozioni. In tutte le malattie c’è sempre una sofferenza contemporaneamente fisica e psichica. Dobbiamo prestare attenzione ad entrambe per meglio comprendere il disagio che stiamo vivendo: i sintomi fisici spesso sostituiscono parole non dette a noi stessi od agli altri; parole non pronunciate per vergogna, paura, colpa, rabbia, insicurezza e mancanza di autostima; questo accade maggiormente nelle persone alessitimiche che non sono in contatto col torrente emotivo interiore; come ci ricorda Freud “l’essere umano ha una necessità espressiva, quando non parlano le labbra parlano le dita”. L’approccio naturale alla cura del malessere psicofisico non può prescindere da queste basilari considerazioni, rischiamo altrimenti di riprodurre all’interno delle medicine alternative la logica talvolta superficiale, scissa e palliativista propria dell’impostazione farmacologica.

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