Con la fine della bella stagione e l’avvicinarsi dell’autunno la grande domanda torna all’ordine del giorno: il Covid-19 è una malattia stagionale? La questione è piuttosto dibattuta, e vanta sostenitori illustri per l’una e per l’altra tesi. Questo perché, nonostante i tanti studi condotti finora, gli scienziati non sono riusciti a raggiungere risultati conclusivi. Se per altri virus respiratori umani quali l’influenza la correlazione con i fattori atmosferici è data per certa già da tempo, Il Coronavirus Sars-Cov-2 pare comportarsi in modo molto più ambiguo.
Il Covid-19 è una malattia stagionale?
Per quanto riguarda l’Italia, ad esempio, la stagionalità pare evidente. Quest’anno, ad esempio, siamo passati dagli oltre 35mila casi di novembre ai circa 700 di fine giugno. Nel resto del mondo, però, la curva delle infezioni non sembra aver seguito lo stesso andamento. E, del resto, paesi comunemente associati a climi caldi quali Brasile e India sono stati, in momenti diversi, colpiti molto duramente. Come spiegare questa discrepanza di dati tra diverse regioni del mondo?
Da uno studio del MIT arriva qualche indizio
Fin dall’inizio della pandemia, le variabili che gli scienziati hanno preso in considerazione sono state sostanzialmente due: livelli di ultravioletti in grado di disattivare il virus e tasso di umidità. Per questo un team di scienziati del Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha confrontato i tassi di contagio da coronavirus tra marzo 2020 e marzo 2021 di cinque paesi – Canada, Germania, India, Etiopia e Cile – con la temperatura media giornaliera, l’umidità, le radiazioni ultraviolette e la capacità di asciugatura dell’aria.
Capire il Sars-Cov-2 per sconfiggerlo
I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista GeoHealth, potrebbero aver spiegato il motivo di un comportamento del virus così differente. Nei paesi con clima temperato, infatti, il Covid-19 ha raggiunto il picco durante i mesi invernali, quando la temperatura e l’umidità erano basse. In quelli con clima tropicale, invece, i casi hanno raggiunto il picco durante i monsoni estivi, quando l’umidità era alta. Ma, dal momento che umidità e luce solare sono correlate in maniera differente a seconda della fascia geografica, i dati risultavano solo in apparenza contraddittori. Ciò che è certo è che sole splendente e rapida evaporazione portano una diminuzione dei tassi di coronavirus, mentre i cieli nuvolosi e l’evaporazione lenta sembrano favorire la diffusione del virus.
Anticipare la stagionalità del Covid-19 sarà importante per contrastarne la diffusione. Ma la stagionalità è solo uno dei fattori, non bisogna abbassare la guardia solo perché c’è il sole e l’asciutto.
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