Sono passati tre anni quasi esatti dal giorno in cui le nostre vite vennero stravolte dall’arrivo della pandemia. Giorni drammatici che rimarranno impressi nella memoria di ognuno di noi. Ora le nostre vite sono tornate alla normalità quasi sotto ogni aspetto, ma ciò non vuol dire che quell’evento storico non abbia lasciato alcuna traccia, o alcun insegnamento. Certo, l’essere umano è noto per imparare pochissimo dai propri errori, e anzi per essere spesso ostinato nel volerli commettere ancora e ancora. Eppure qualcosa dovremmo proprio averla imparata.
L’eredità della pandemia di Covid-19
Il COVID-19 ha fatto emergere in modo drammatico che la salute non è un problema privato, ma un problema pubblico che riguarda la collettività intera, sottolineando la necessità di un sistema sanitario equo e inclusivo. I dati hanno mostrato in modo impietoso che la pandemia ha colpito in modo sproporzionato le comunità a basso reddito e le comunità di colore, che spesso hanno accesso limitato ai servizi di salute. È importante che i sistemi sanitari siano efficienti e alla portata di tutti, per garantire che tutti abbiano accesso alle cure di cui hanno bisogno e che nessuno sia lasciato indietro.
Sentirci al sicuro perché viviamo nel ricco Occidente non ci salverà
Oggi sappiamo che è impossibile voltarsi dall’altra parte, rinchiudendosi in un elitarismo che si fa forte di una ricchezza mal distribuita e della diversità di accesso alle cure. La diffusione del virus è stata rapidissima proprio a causa della sua alta contagiosità e la trasmissione asintomatica, rendendo chiunque un potenziale veicolo di infezione. Il Covid-19 ha raggiunto ogni piccola isola sperduta nel pacifico, è arrivato perfino in Antartide, mostrandoci come non esista al mondo enclave abbastanza chiusa per sentirsi al sicuro. meglio è pensare a sistemi di risposta collettiva alle emergenze.
Il tempo della svolta
Se solo le Nazioni del mondo avessero saputo agire in concerto, oggi piangeremmo molti meno morti. La miopia dei nostri governanti, gli interessi specifici di ognuno, l’arroganza del non voler accettare l’aiuto esterno hanno reso, e rendono tuttora anche se non se ne parla, il bilancio dei decessi pesantissimo. È tempo per l’essere umano di realizzare che la resistenza di una catena è pari a quella del suo anello più debole, e così è anche per la razza umana.
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