La Fata Turchina, ovvero la Madre per modo di dire

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1 Ottobre, 2021
Tempo di lettura: 3 minuti

Ed ecco che il povero Pinocchio, assalito dagli Assassini, sta quasi per arrendersi quando si accorge di “una casina candida come la neve” in lontananza e corre disperatamente verso di essa in cerca di aiuto. Arriva allo stremo delle forze alla porta e comincia a bussare anche con la testa quando, finalmente, si affaccia una “bella Bambina coi capelli turchini e il viso bianco come un’immagine di cera, gli occhi chiusi e le mani incrociate sul petto”. L’apparizione ferale annuncia a Pinocchio che tutti gli abitanti della casa sono morti, compresa lei che, per l’appunto, sta aspettando che una bara la venga a prendere. Questo è il primo incontro tra il burattino e la Fata. Lo possiamo definire piuttosto infelice visto che il primo finisce impiccato ad un albero e lì finisce la storia. Almeno questa era l’intenzione di Collodi: il burattino scapestrato muore per colpa dei suoi peccati. Ma ai Lettori del giornalino che pubblicava le puntate delle Avventure la cosa non piacque e, dopo parecchie incertezze, Collodi riprese a raccontare la storia ripartendo dalla Fata.

Perché la Bambina è proprio questo: “una bonissima fata che da più di mille anni abitava nelle vicinanze di quel bosco”. La Fata in questione si intenerisce, fa recuperare il burattino, lo fa visitare da tre ridicoli luminari tra cui il Grillo-Parlante e cura il burattino che, recuperato alla vita, scoprirà che una bugia detta anche a fin di bene ha delle conseguenze immediate sulla lunghezza del suo naso. Non bisogna dimenticare che davanti alla spropositata lunghezza del naso la Fata ride di Pinocchio. Da quel momento in poi il burattino dovrà giocare a carte scoperte, per così dire. La Fata ritornata affettuosa, dice a Pinocchio che si considera una “sorellina” per lui e lo riconsegna alla legalità. Naturalmente Pinocchio continuerà a fare delle monellerie, perderà di vista la Fata, finirà in prigione per aver denunciato i suoi assassini, uscirà di prigione, tornerà verso la Fata, ma il suo cammino sarà sbarrato da un grosso serpente dalla coda fumante, farà da guardia ad un pollaio e finalmente troverà la strada della casina candida, ma un brutta sorpresa lo aspetta: al posto della casina c’è una lapide che nasconde “la Bambina dai capelli turchini morta di dolore per essere stata abbandonata dal suo fratellino Pinocchio”. Oppresso dai sensi di colpa il burattino affronterà i marosi che minacciano di travolgere Geppetto e solo nel paese dallo zuccheroso nome delle “Api industriose” ritroverà la sfuggente Fata e la chiamerà “mammina”. “Era per lui una specie di mamma”. Anche se gli aveva persino preparato un vassoio con cibi finti, sempre a scopo educativo, ovvio. Finalmente la “mammina” farà il suo mestiere di mamma e preparerà una merenda a base di tanto burro e ciò darà il via alla fuga di Pinocchio sedotto dall’idea del “Paese dei balocchi”. Una volta trasformato in asino, Pinocchio sarà costretto ad esibirsi nel circo, dove riconoscerà tra la folla una donna che porta al collo un medaglione con il ritratto di un burattino. Dunque la “bonissima” lo considera morto. Gli apparirà in sogno solo alla fine, bella e sorridente con un’ultima raccomandazione: “Metti giudizio per l’avvenire e sarai felice”.

E Pinocchio si sveglierà, ragazzino come tutti gli altri. Visita omeopatica Buongiorno signora Fata, il mio ambulatorio si è illuminato al suo ingresso. Il suo incedere maestoso, la bellezza del suo viso, la sua aura magica, per non parlare dei suoi capelli (a proposito: mi deve assolutamente dare l’indirizzo del suo parrucchiere) abbaglierebbero chiunque e fanno un certo effetto anche a me che, lo confesso, non l’ho mai avuta molto in simpatia per via del suo comportamento. Mi dica, c’era poi questo bisogno di far penzolare tutta la notte Pinocchio dall’albero? C’era bisogno di inscenare tutte quelle morti? Non le sembra di avere esagerato? Affettuosa e respingente allo stesso tempo, Lei scuote la bella testa colorata e sospira sfinita dalle mirabolanti avventure del suo protetto Pinocchio. Concordo con Lei, uno scavezzacollo sempre pronto a cacciarsi nei guai, ma fingersi morta per procuragli uno shock emotivo è stata una soluzione piuttosto estrema. Cosa mi dice del padre del monello? E sì, ha ragione, un tizio morto di fame che ha pensato bene di sparire dalla scena per ben due anni mangiando scatolette nella pancia di un Pesce-cane; gli uomini, quando vogliono, ne hanno di scuse. Nel frattempo Lei doveva darsi da fare, prima sorella, poi madre, a un certo punto deve avere confuso i ruoli. Comunque gli umani sono piuttosto ingrati, sono d’accordo con le sue conclusioni, ma questo in mille anni l’avrà pure imparato. Scusi, non si dovrebbe mai ricordare l’età ad una signora. Penso che un po’ di Sepia le farebbe bene e le toglierebbe di dosso quell’aspetto luttuoso rendendola più disponibile verso il genere umano, compresi i burattini. Ma il medaglione da lutto al collo, no, non si fa!

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