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Abbiamo identificato la causa dell’immunosenescenza?

Su Nature uno studio approfondisce il ruolo dei glicani ramificati sui linfociti T
11 Maggio, 2022
Tempo di lettura: 2 minuti

Gli anziani sono più suscettibili alle malattie infettive rispetto ai giovani. La recente pandemia di Covid-19 ha mostrato questo dato in modo evidente. Il motivo, però, è molto meno chiaro. Un nuovo studio potrebbe però fornire qualche indizio in più sul meccanismo che rende i giovani più protetti da virus e batteri, aiutando in questo modo a sviluppare terapie per potenziare il sistema immunitario degli anziani. Lo studio, intitolato “La compromissione dell’immunità dei linfociti T associata all’età è collegata all’aumento del dimorfismo sessuale della ramificazione dell’N-glicano”, è comparso su Nature Aging.

Abbiamo identificato la causa dell’immunosenescenza?

L’immunità dei linfociti T diminuisce con l’invecchiamento, aumentando così la gravità e la mortalità per malattie infettive. I linfociti T sono i “registi” del sistema immunitario e coordinano la risposta immunitaria che combatte le infezioni. L’aggiunta di catene di carboidrati complesse e ramificate (“glicani”) alle proteine ​​sopprime la funzione dei linfociti T. In questo studio i ricercatori mostrano che i glicani ramificati aumentano con l’età nei linfociti T delle femmine più che nei maschi. Ciò a causa degli aumenti associati all’età di un importante metabolita dello zucchero (N-acetilglucosamina) e della segnalazione dell’interleuchina-7 della citochina delle cellule T.

Su Nature uno studio approfondisce il ruolo dei glicani ramificati sui linfociti T

“Abbiamo identificato una potenziale fonte di giovinezza per il sistema immunitario”. Haik Mkhikian, primo autore e assistente professore di Neurologia presso il Dipartimento di Patologia dell’UCI, è estremamente entusiasta dei risultati e dei benefici che potranno discenderne. “La nostra ricerca rivela che l’inversione dell’aumento dei glicani ramificati ringiovanisce la funzione delle cellule T umane e del topo e riduce la gravità dell’infezione da Salmonella nei topi femmine anziani”. Il processo sarebbe, insomma, potenzialmente invertibile. “Ciò suggerisce diversi potenziali nuovi bersagli terapeutici per rivitalizzare le vecchie cellule T, come l’alterazione dei glicani ramificati o l’aumento della N-acetilglucosamina sierica e la segnalazione di IL-7 innescata dall’età”.

La scoperta apre la strada a nuove terapie innovative

La disfunzione immunitaria associata all’invecchiamento, denominata immunosenescenza, contribuisce ad aumentare la morbilità e la mortalità per malattie infettive e neoplastiche negli over 65. Negli Stati Uniti, ad esempio, circa l’89% dei decessi annuali per influenza si verifica in persone di almeno 65 anni, nonostante questa fascia di età rappresenti solo il 15% circa della popolazione della nazione. Inoltre, l’efficacia delle vaccinazioni diminuisce con l’età, aumentando ulteriormente il rischio di infezione. Il rapido invecchiamento della popolazione nel mondo sviluppato aggrava questo problema e accresce la necessità di interventi mirati verso l’immunosenescenza.

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