Terapia omeopatica e terza età

28 Marzo, 2021
Tempo di lettura: 4 minuti

Solo validità, inefficienza e dolore?

Il processo di invecchiamento biologico si accompagna inevitabilmente all’invalidità, all’inefficienza fisica e mentale, alla malattia ed al dolore. La paura della malattia e della morte possono trasformare il vissuto di chi invecchia in una sensazione di condanna e punizione ostacolando il necessario riconoscimento del valore e del senso della propria esistenza. Importanti talenti umani possono però emergere parallelamente al processo involutivo che accompagna la senescenza, in primis saggezza ed equilibrio. La malattia nella sua essenza è caratterizzata da sofferenza fisica, emotiva, mentale ed esistenziale, ma viene spesso trattata nell’anziano con un approccio soltanto farmacologico o chirurgico all’interno di un’ottica ripartiva. Tutto questo è certamente utile e prezioso dal momento che consente alla macchina corporea, divenuta inabile, di perdurare. Quando però ci si limita ad aggiustare gli ingranaggi biologici usurati ed inceppati e ci si dimentica della psiche che abita in quella “macchina”, non si aiuta veramente l’individuo e la sua evoluzione. Durante la terza età l’anima psichica ha infatti bisogno di essere rivisitata biograficamente e psicologicamente per cogliere il significato nascosto dell’esistere. Di questo si occupano da sempre filosofia, religione e psicologia, ognuna con la sua specifica competenza. Occorre che anche la medicina si riappropri di questo sguardo più profondo dentro all’essenza umana. 

Il contributo della medicina omeopatica

La medicina omeopatica da due secoli offre un importante contributo terapeutico grazie al suo approccio non superficiale al dolore fisico ed emotivo. Per l’omeopatia tutte le malattie sono psicosomatiche: nel cuore di ogni individuo c’è un interrogativo esistenziale specifico, nascosto dietro alle paure e alle angosce, così come dietro ad ogni disturbo corporeo. L’azione curativa dell’omeopatia è finalizzata a trasformare questa angoscia in serena consapevolezza, il dolore fisico in emozioni vitali e, quando ciò non è possibile, a mitigare la sofferenza per aiutare il malato a convivere con essa. Il farmaco omeopatico dell’inconscio, grazie alla sua azione profonda, interagisce con gli assetti bio-elettromagnetici dell’individuo malato e lo aiuta a ritrovare serenità, distacco emotivo, vitalità fisica. Risveglia infatti le facoltà emotive ed onirico-immaginative che sono le risorse più preziose dell’animo umano, attivando così anche i processi biologici autocurativi. Grazie a questa azione terapeutica, l’anziano che segue un percorso omeopatico di cura, può essere aiutato anche nel rispecchiamento di sé. Viene infatti favorita la consapevolezza delle emozioni, delle proprie qualità, dei limiti, dei desideri, delle fantasie, delle paure e, conseguentemente a ciò, il superamento dei conflitti, tappa imprescindibile del processo di risanamento profondo. Il farmaco omeopatico personalizzato è un potente riequilibratore dell’energia vitale, specifico non soltanto della malattia ma anche delle peculiari ansie e tristezze dell’individuo. 

Curare l’angoscia esistenziale congenita

Secondo alcune Scuole Omeopatiche di tradizione kentiana e sudamericana l’angoscia esistenziale è caratterizzata da una sensazione di mancanza e privazione; si tratta di una ferita dolorosa che contiene in sé anche la forza ed il desiderio necessari al suo superamento. Questa ferita nasce con noi e precede le ferite psicologiche; è la declinazione individuale della ferita ontologica comune al genere umano ed è tutt’uno con l’angoscia di morte e finitudine. E’ congenita ed archetipica, cioè strutturale e per questo non completamente curabile. Per la medicina omeopatica unicista ogni essere umano ha una sua specifica sensazione di mancanza e deve per questo essere curato in maniera personalizzata; la sensazione di privazione di una determinata qualità costituisce la causa profonda della malattia: ogni individuo soffre di una ipersensibilità specifica ai comuni problemi dell’esistenza, nei confronti dei quali reagisce in maniera estremamente soggettiva. Per non sentire il dolore esistenziale ognuno reagisce difensivamente indossando una corazza od un cilicio patologici, cioè negando ed ostentando compensatoriamente l’attitudine di cui si sente privo, oppure identificandosi autocommiserativamente o distruttivamente con il dolore esistenziale. Per poter guarire, la sensazione di mancanza e privazione che abita nel cuore umano deve essere compresa, accolta ed amata: con l’aiuto di un rimedio omeopatico ad azione profonda questo processo  è possibile.

La scoperta di un trattamento individualizzato

Esistono attualmente centinaia di tipologie umane classificate dalla nosologia omeopatica e ad ognuna di esse corrisponde un farmaco omeopatico costituzionale specifico che agisce sul sintomo fisico, sulla sindrome psicosomatica reattiva e sul terreno genomico congenito, cioè sulla costituzione e sul temperamento di base dell’individuo. Il rimedio omeopatico, in virtù di una interazione biorisonante con le frequenze dell’energia vitale, promuove la capacità di auto regolazione insita nel sistema: grazie alla attivazione dei meccanismi neurobiologici assopiti stimola i processi di guarigione organici. Metaforicamente il rimedio omeopatico ricarica la “batteria energetica” quando a causa dell’invecchiamento si è esaurita, consentendo alla lampadina della consapevolezza di riaccendersi. Grazie a questo approccio terapeutico la domanda che il dolore fisico, emotivo ed esistenziale pone può trovare una risposta lenitiva. Dietro ad un dolore fisico c’è sempre una sofferenza emotiva, il rimedio omeopatico aiuta la guarigione perché ne favorisce la mitigazione e la consapevolizzazione. All’interno di un percorso omeopatico la sofferenza di una vita può infatti essere restituita al suo significato nascosto e la sensazione di solitudine e di abbandono caratteristiche della terza età possono trovare sollievo, recuperando l’esperienza della gioia, del bello e del bene che ogni persona racchiude come potenzialità a volte inespressa.  Il farmaco omeopatico ha un’azione più profonda di un psicofarmaco chimico perché promuove la serenità nell’individuo che invecchia; agisce in maniera assai diversa degli antidepressivi e degli ansiolitici che svolgono semplicemente un ruolo eccitante o sedativo. Lo aiuta a valorizzare i propri talenti, ad ancorarsi al valore dell’attimo presente senza proiettarsi troppo nel passato, con rimpianti e risentimenti, o nel futuro, con pretese ed apprensioni. Lo aiuta a ritrovare nel “qui e ora” il baricentro di equilibrio e saggezza. Lo aiuta inoltre a non darsi troppo da fare per riempire nevroticamente a tutti i costi il tempo, lo aiuta a valorizzare i silenzi ed i tempi vuoti con la riflessione, a non intorpidire il bene presente acquisito con il desiderio di ciò che manca, ad essere grato a ciò che ha già conseguito. Consente ai mali del corpo di essere leniti, riducendo il consumo farmacologico quando è possibile.

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