L’attacco di panico può essere immaginato come uno stato ansioso nella sua massima manifestazione.
Si esprime nel corpo con una sensazione acuta di malessere e disagio fisico che altera l’equilibrio della persona. La sensazione fondamentale nell’attacco di panico è di non poterne uscire, di rimanere ingabbiato, prigioniero del proprio malessere: più questa falsa consapevolezza aumenta più l’attacco di panico diventa intenso. Il panico colpisce in modo improvviso, inaspettato, annullando la dimensione razionale con una paura incontrollata che assale e pervade la persona in tutti i suoi aspetti, influenzando anche la sua vita sociale e lavorativa.
Del resto, la parola panico deriva dal greco “panikos”, letteralmente “del dio Pan”, immaginato dagli antichi come metà uomo e metà caprone, un essere che viveva nei boschi selvaggi dell’Arcadia. Compariva all’improvviso, seminando il terrore tra le ninfe oggetto dello sfogo della sua esuberanza sessuale e fra i viandanti che attraversavano per caso i suoi boschi contro i quali lanciava terribili ululati per poi scomparire velocemente. Le vittime rimanevano incredule, non riuscivano a comprendere cosa fosse accaduto e a gestire la forte emozione negativa provata.
Il panico nel mito antico
La mitologia greca classica narra che il dio Pan emerse all’improvviso nel momento finale della battaglia degli dei contro i Titani, ma non in forma corporea, non in modo tangibile e visibile, ma attraverso un urlo spaventoso, terrificante, capace di atterrire i Titani e metterli in fuga. Ciò che più sconvolge del Dio Pan è una voce alla quale non è possibile associare un corpo. Il racconto mitologico offre una buona rappresentazione del disagio legato all’attacco di panico: questo emergere dal nulla, dal vuoto, in modo improvviso, inatteso e terrificante, è proprio ciò che alimenta il panico, di fronte al quale si annulla ogni capacità, ciò che si avverte è solo una sensazione acuta di un malessere e di un disagio fisico fortissimo che paralizza.
Il disagio provocato dagli attacchi di panico induce la persona a provare un senso di vergogna data dalla sensazione di fornire agli altri e al mondo un’immagine di sé debole e vulnerabile.
Attacchi di panico è stagionalità
L’esperienza clinica rivela un significativo aumento dei sintomi correlati agli attacchi di panico in primavera e in estate. Le alte temperature, l’elevato tasso di umidità, l’aumento delle ore di luce e della sua intensità, contribuiscono all’insorgenza e all’aumento di sintomi (sudorazione, debolezza, tachicardia, difficoltà a respirare) che sono tipici dell’attacco di panico.
Cosa accade nell’inconscio di chi ne soffre
La parola chiave, quando parliamo di ansia ed attacchi di panico è “cambiamento”, ed anche il cambio stagionale può diventare particolarmente impegnativo per le persone che soffrono di questi disturbi. Chi ne è vittima avverte in modo più intenso le sensazioni inviate dal corpo, così l’organismo va in allarme.
I disagi percepiti dal corpo in corrispondenza della stagione calda, risultano simili a quelli percepiti durante i momento di forte disagio psico-fisico del soggetto ansioso.
Le sensazioni somatiche che derivano dai cambiamenti climatici sono infatti spesso vissuti come “precursori” dell’attacco di panico, dunque la perdita di controllo sembra dietro l’angolo. Le normali sensazioni fisiche e corporee arrivano ad un’alterazione tale da essere considerate come un forte pericolo; la persona vittima del problema, di conseguenza, metterà in atto comportamenti protettivi, come ad esempio evitare di frequentare luoghi affollati o di prendere i mezzi di trasporto pubblici. Inconsapevolmente, tenderà così ad acuirle, scatenando nuove reazioni e un circolo vizioso dal quale è difficile uscire, un disagio che si autoalimenta.
Il cambiamento viene vissuto con sofferenza perché implica il venir meno delle certezze e delle abitudini cui ci si aggrappa nel quotidiano per trovare un equilibrio ed esercitare in qualche modo il controllo sulla propria vita. L’alternarsi delle stagioni ha dunque un’incidenza significativa sull’umore e sul suo stato energetico, aspetti che colpiscono maggiormente i più vulnerabili.
Già a partire da Ippocrate, padre della medicina, si attribuiva un ruolo primario all’influenza dei ritmi biologici sulle condizioni di salute.
Variazioni ritmiche giornaliere, stagionali e annuali agiscono sia sulla produzione di alcuni ormoni (ACTH, cortisolo, GH, gonadotropine, prolattina, TSH, TRH e melatonina) che dei neurotrasmettitori, le sostanze del benessere prodotte dal cervello (serotonina, dopamina, noradrenalina), diminuendone la produzione.
La prospettiva psicosomatica
Le statistiche suggeriscono che gli attacchi di panico possono colpire persone tra i 20 e i 40 anni, in maggioranza donne. Per molte ragioni, soprattutto storiche e culturali, capita infatti siano proprio le donne a reprimere maggiormente la propria istintualità e a rischiare di diventare le principali vittime.
Secondo la prospettiva psicosomatica, questo disagio, ha radici inconsce profonde e deve essere concepito come un tentativo di riportare alla luce un’energia che è stata soffocata, un lato di noi compresso, ingabbiato in un’immagine di sé non corrispondente a quella autentica, sostituita per lungo tempo, in modo più o meno cosciente, da un ruolo fisso, uno stereotipo.
Questa energia psichica ad un certo punto esplode in tutta la sua violenza, sottoforma di forte ansia, o attacco di panico, senza motivo apparente, “senza un volto”, ma come l’urlo terribile del dio Pan, non corporeo, invisibile, ma presente, terrorizzante.
Chi soffre di questo disturbo, vede responsabili cause o situazioni esterne da sé, percepite come pericolose.
Inizia così ad evitare tutto ciò che pensa possa attivare gli attacchi di panico, oppure affronta le situazioni solo se accompagnato da qualcuno, non capendo che, in realtà, l’attacco di panico è un messaggio che arriva dal profondo e che la causa sta dentro e non fuori da sé.
La crisi di panico con o senza agorafobia
Se la persona non viene aiutata a capire il messaggio che la sua parte animica sta comunicando, può addirittura rischiare l’agorafobia.
L’agorafobia fa parte dei disturbi d’ansia e si configura come una paura intensa e persistente degli spazi aperti o, in generale, dei luoghi in cui sarebbe difficile allontanarsi o chiedere aiuto in caso di pericolo (ad esempio un luogo lontano dalla famiglia, da casa, durante un viaggio, una vacanza…).
Il tema del disturbo rimane comunque lo stesso anche se declinato in modi diversi: la paura del cambiamento che potrebbe presupporre il perdere di vista e l’allontanarsi da una falsa zona di comfort.
Questa resistenza a tutto ciò che può rappresentare il cambiamento, (suggerito dalla parte più profonda di noi stessi, l’anima), comporta una dispersione di energia incredibile con la forte sensazione di esaurimento delle forze.
PH acido e disturbi della psiche
Ansia troppo frequente, nervosismo, irritabilità immotivata possono anche essere favoriti da un problema fisiologico. Non deve sorprendere che, dopo aver regolarizzato il pH dei nostri tessuti, anche alcuni disturbi diminuiscano d’intensità.
L’acidità dei tessuti può influire sul buon funzionamento del sistema nervoso.
Questo è composto dai neuroni, le cellule “mattoni” del nostro cervello. È allora possibile che uno squilibrio della matrice extracellulare del cervello possa causare disturbi riferibili all’ansia.
Un’acidificazione dell’ambiente cerebrale agisce negativamente sull’azione dei neurotrasmettitori e, quindi, sui pensieri e sugli stati d’animo.
Il risultato è che una mente “acida” è più vulnerabile verso i disturbi di tipo ansioso.
L’acidità consuma il magnesio, il minerale che dà serenità
Un terreno biologico acido risulta povero di sali minerali alcalinizzanti. Tra questi il più importante è il magnesio e la sua carenza può dare diverse manifestazioni, sia di tipo neuromuscolare che psicologico.
Il magnesio, infatti, ha una funzione importante nel cervello: blocca il rilascio incontrollato degli ormoni legati allo stress, quelli che aumentano la pressione, la frequenza cardiaca e in generale tutte le attività fisiche e psichiche legate agli stati di ansia.
Da qui possiamo comprendere come il mantenere un terreno biologico basico, che si contraddistingue proprio per la ricchezza in sali di magnesio (che se integrati, dovrebbero essere organici e altamente biodisponibili), serva per contrastare la tendenza agli stati ansiosi.
Relazione tra paura, stato ansioso, terreno acido e reni
I reni ci rendono coraggiosi e intraprendenti, sono i Signori delle acque del corpo: l’energia Acqua è un’energia profonda, potente, che regala forze e vitalità.
I reni depurano il sangue e mantengono l’equilibrio della pressione ematica nei vasi sanguigni. Se la funzione renale non si svolge in maniera corretta andiamo incontro a problemi di vario tipo: ci mancano le energie perchè il corpo è sovraccarico di tossine, la pelle si rovina e aumenta il rischio di contrarre patologie, anche gravi, legate a uno sforzo eccessivo dei reni.
Da un punto di vista energetico, i reni sono gli organi che “ci spingono avanti nella vita”, che ci danno il coraggio di affrontare nuove sfide.
Sono considerati i “custodi della nostra volontà” e della voglia di fare. Reni stanchi o sovraccarichi possono favorire emozioni legate alla paura di non avere le forze per affrontare le situazioni.
Nella cultura medica scientifica occidentale le patologie dei reni sono solo quelle che interessano strettamente tali organi: calcoli, infiammazioni, idronefrosi, tumori ecc.
Nella medicina energetica, invece, ci sono tanti altri segnali che ci avvisano per tempo se la funzione del nostro filtro renale è messa a rischio. La stanchezza cronica ad esempio, indica che stiamo facendo fatica a filtrare alcune “tossine” presenti nell’organismo ma anche nella vita, nella mente, e che questa condizione di fatica potrebbe manifestarsi con disturbi psico- fisici.
Innanzitutto per depurare i reni e assicurarne la buona funzionalità, bisogna bere acque a sufficenza, possibilmente con tendenza a pH alcalino. Inoltre si consiglia di limitare i cibi ricchi di grassi animali, la carne, il sale, zucchero e alimenti raffinati, il consumo di farmaci. Il motivo è semplice, sono tutti fattori che aumentano l’acidità del sangue e rendono il compito dei reni difficile, affaticandoli ed intossicandoli.
I fitoembrioestratti – fee – che favoriscono il ricambio
Il fee di Betulla verrucosa (Betula verrucosa o Betula alba) è uno dei drenanti più efficaci in quanto è un potente eliminatore di cloruri, dell’urea e dell’acido urico. La Betulla verrucosa è inoltre la pianta principale nel favorire il ricambio cellulare di sodio e potassio. Viene impiegata anche in caso di reumatismi, calcolosi, nefrite, albuminuria (perdita di proteine con le urine), gotta e aumento del colesterolo nel sangue.
Simbolicamente, a livello mentale, stimola l’autostima e l’affermazione personale.
La sua attività nell’eliminazione dell’acido urico può essere sostenuta dal fee di Frassino (Fraxinus excelsior), fondamentale negli stati infiammatori e nell’acidosi articolare.
La Betulla pubescente ( Betula pubescens) ha un’attività specifica drenante e depurativa profonda del terreno acido in persone intossicate da abusi farmacologici, alimentari e di altro genere.
Coadiuvante la funzione endocrina in generale, sostiene anche il soggetto anziano, anergico, il sistema osteoarticolare e stimola in caso di astenia sessuale.
Simbolicamente, a livello mentale, il fee di Betulla Pubescente, aiuta ad eliminare il rimurgino “di pensieri acidi” quando non si riesce a liberarsene.
Altro rimedio immancabile è il fee di Faggio (Fagus sylvatica), uno dei più importanti drenanti renali, che cura tutti gli stati di affaticamento dei reni, specialmente in fase iniziale, così come la ritenzione idrica, la nefrite e la calcolosi.
Sul piano mentale contribuisce ad avanzare oltre i propri limiti, senza paura.
Nella componente ansiosa utile unire il fee di Tiglio (Tilia tomentosa) per la sua apprezzata attività tonificante e riequilibrante sul sistema nervoso, sulle nevrosi d’angoscia e ossessive e sulla tachicardia.
Modificare la composizione del microbiota intestinale può aiutare a curare l’ansia.
È stato coniato il termine di psicobiotici per indicare specifici probiotici di derivazione umana – genere Bifidobacterium e Lactobacillus – che, se assunti in adeguate quantità, sono in grado di promuovere la salute mentale.
Sono sempre più numerosi gli studi che mostrano come la somministrazione di specifiche colonie batteriche sia in grado di migliorare il decorso di alcune patologie grazie al lavoro di equipe che svolge il microbiota con il sistema immunitario ed il cervello. Ad esempio alcuni batteri hanno mostrato un’attività ansiolitica e antidepressiva sia in studi su animali che sull’uomo.
Possiamo inoltre modificare la composizione del nostro micronbiota intestinale assumendo dei prebiotici, che nel nostro intestino vadano a nutrire i “batteri buoni” favorendone la crescita, producendo come effetto finale la riduzione dello stress e di disturbi quali ansia e depressione.
L’importanza degli oligoelementi, ovvero le vitamine inorganiche
L’oligoterapia catalitica è una metodica basata sull’impiego di oligoelementi come biocatalizzatori per il trattamento di manifestazioni funzionali, secondo la teoria delle diatesi.
È una metodica introdotta, negli anni ’30, dal medico francese Jacques Ménétrier che si avvalse dei lavori preliminari di Gabriel Bertrand.
Secondo l’oligoterapia catalitica lo stile di vita moderno, caratterizzato da un carente apporto di principi nutritivi dovuto ai processi di trasformazione dell’industria alimentare, ai metodi di cottura del cibo, allo stress e alle alterazioni dell’equilibrio acido-base dell’organismo, provoca uno squilibrio metabolico responsabile di diverse forme di disturbi funzionali dell’essere umano.
Le dosi di elementi oleosi utilizzate nell’oligoterapia catalitica sono, nella maggioranza dei casi, molto vicine ai fabbisogni fisiologici, inoltre la forma ionizzata del catalitico ne consente l’utilizzo di dosi molto più basse con una maggiore efficienza in quanto arrivano direttamente nel circolo sanguigno, senza doverle digerire per essere assimilate, accelerando i tempi di ripristino dello stato di salute.
Gli oligoelementi, vengono così considerati le vitamine inorganiche, proprio poiché, per analogia con le vitamine, la loro mancanza, induce alterazioni strutturali e fisiologiche nell’organismo umano, così come il loro supporto previene o guarisce le malattie provocate dalla loro carenza.
Litio e Manganese-Cobalto per la psicoastenia
Il Litio viene utilizzato per curare diverse forme di ansia, anche grave, insonnia da ansia, mialgia dovuta a tensione muscolare.
Il vantaggio di usare il litio come oligoelemento in soluzioni catalitiche oligoterapeutiche è enorme, perché consente l’impiego benefico di questo metallo, senza gli svantaggi che presentano le dosi ponderai allopatiche.
Può risultare utile utilizzare l’oligoelemento Litio in associazione a Manganese-Cobalto, con potente azione di riequilibrio sulle funzioni del sistema neuro-vegetativo.
Oligoterapia e Omeopatia
Oligoterapia ed omeopatia sono due concezioni teoriche diverse, così come sono diverse le due terapeutiche, ma si tratta pur sempre di medicina del terreno e questo ha portato molti omeopati ad utilizzare anche gli oliogoelementi.
È importante pertanto sottolineare, che esiste la possibilità di associazione.
I rimedi omeopatici per chi soffre di ansia, sono scelti in base ai tratti della personalità e ai sintomi psicofisici salienti, con particolare attenzione a quelli più peculiari di una persona.
Per questo motivo vengono utilizzati secondo il consiglio di un medico omeopata o sotto la guida esperta di un professionista della salute.
Ansia e Fiori di Bach: la libertà di Essere
La semplicità dei rimedi floreali nella loro essenza e preparazione, induce molte persone a sottovalutarne l’efficacia, ma come affermava Bach, la semplicità è un pregio della natura, anzi, è l’essenza stessa della vita.
Per Bach la salute è prima di tutto libertà, intesa come non interferenza: ” La salute è la nostra eredità, il nostro diritto… è la presa di coscienza di ciò che siamo, perfetti, come Dio ci ha creati.. salute è ascoltare solo gli ordini della nostra anima, esser fiduciosi come bambini, respingere l’intelletto con i suoi ragionamenti, i suoi “pro e contro”, le sue paure anticipate; non tenere conto delle convenzioni, delle banali idee e degli ordini di altre persone, affinché possiamo sperimentare la vita senza essere influenzati e lesi.”
Questa libertà non ha nulla di egoistico, perché consiste solo nel seguire l’intelligenza del cuore ed equivale all’amore.
Il tipo Rock Rose è carico di energia, capace di affrontare le sfide della vita con grande coraggio e mente lucida; tuttavia, il suo coraggio può essere stroncato alla radice quando un evento traumatico sembra minacciare la vita ai suoi albori, quando viene meno il sostegno esterno. Così, nello stato negativo, la sua energia mentale s’indebolisce, il sistema nervoso diventa fragile, ipereccitabile. Passa da momenti di calma apparente, quasi letargica, a momenti d’angoscia che possono sfociare in veri e propri attacchi di panico.
Il rimedio Rock Rose aiuta a liberare la mente dal terrore, riattiva l’energia profonda, sblocca il plesso solare e dona coraggio, energia, lucidità.
Ancora una volta abbiamo visto come stato psico-emotivo, sistema nervoso e corrispondente organo in difficoltà, dialoghino continuamente in un sistema complesso, ovvero un’entità che si comporta all’unisono nel rispondere agli eventi e ai cambiamenti.
L’unità che si scorge tra i diversi organi, tessuti, apparati, è indivisibile e quindi anche tra corpo e cervello.
L’essere umano, considerato nella sua totalità, dovrebbe essere così curato nel suo complesso.
Una medicina orientata alla guarigione, nel senso di prendersi cura di sé, risulta fondamentale e apre nuove possibilità che, se si considera solo la malattia, non possono emergere.
“La salute dipende dall’essere in armonia con la nostra anima.
Se seguiamo i nostri veri istinti, desideri, pensieri, aneliti, non conosceremo altro che gioia e salute.”
6 commenti
Pia
L’articolo offre molti spunti di riflessione e consigli preziosi ma come metterli in pratica concretamente? Come trovare un medico che metta in pratica questi consigli? Abito in Liguria a Sanremo, sapreste darmi qualche consiglio a chi rivolgermi? Grazie
Generiamosalute
Certamente. A Sanremo c’è il dott. Gianfranco Trapani, a Laigueglia il dott. Baka Ghrewati, ad Albenga il dott. Francesco Sampietro. Ci faccia sapere
Claudia Confetti
Veramente illuminante e interessante. Grazie
Generiamosalute
Grazie di cuore a lei
Monica Cantoni
Molto interessante, grazie
Generiamosalute
Grazie dell’apprezzamento