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4 Luglio, 2024

Pari opportunità sul campo e fuori: un’analisi sulla parità di genere nello sport

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Nel vasto panorama dello sport, dove l’azione e la competizione si fondono con la passione e l’adrenalina, emerge una questione cruciale che va oltre la linea del campo: la parità di genere. Mentre atleti e squadre si battono per la gloria sui terreni di gioco, fuori dagli spogliatoi si combatte una battaglia altrettanto importante per garantire che uomini e donne abbiano pari opportunità di eccellere, sia come partecipanti che come protagonisti nei ruoli decisionali e nella rappresentazione mediatica.
Lo sport si presenta con due volti distinti: quello professionistico, che domina le scene mondiali con eventi come le Olimpiadi e i campionati internazionali, e quello amatoriale, che coinvolge milioni di persone in tutto il mondo, dai campi di calcio locali alle piste di atletica nei parchi cittadini. Entrambi i fronti offrono un terreno fertile per promuovere l‘uguaglianza di genere, sia attraverso l’inclusione che attraverso l’accesso paritario ai ruoli di leadership, di comunicazione e negoziazione, elementi chiave per l’emancipazione femminile, fino ad arrivare alla visibilità mediatica. Tuttavia, per realizzare appieno questo potenziale, è essenziale affrontare le sfide strutturali e culturali che continuano a limitare il coinvolgimento femminile in questo settore.

Triade della disuguaglianza nello sport: potere, tecnica e retribuzione

Nel tessuto delle istituzioni sportive, una barriera persistente oscura il cammino delle donne verso il potere decisionale, nonostante i progressi nella loro partecipazione attiva nello sport. L’analisi dettagliata condotta dall’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere, nel contesto della presidenza lussemburghese del Consiglio dell’UE, getta luce su una realtà spesso ignorata: solo il 14% delle posizioni decisionali all’interno delle confederazioni continentali degli sport olimpici in Europa è occupato da donne.
Questa scarsa rappresentanza femminile nei vertici decisionali riflette un’ingiustizia strutturale che si ripercuote anche su altri ambiti, infatti il divario di genere si allarga progressivamente man mano che si raggiungono posizioni di maggiore rilevanza. In ogni Stato membro, la presenza femminile nei ruoli decisionali di spicco delle organizzazioni sportive è notevolmente limitata, con una media del 22% nel 2023.
Tuttavia, queste cifre, seppur rivelatrici, non sono solo un riflesso di un’ingiustizia sociale, ma rappresentano un ostacolo tangibile alla crescita e alla diversità nel mondo dello sport. La mancanza di rappresentanza femminile in questo ambito, porta alla perdita di una ricca gamma di prospettive e competenze, limitando così il potenziale di innovazione e sviluppo nel settore.
Anche nel cuore dell’area tecnica dello sport il contributo femminile rimane ancora ampiamente sottorappresentato. I dati raccolti in sette Stati membri dell’Unione Europea delineano un panorama in cui le allenatrici rappresentano una minoranza, con una stima che non supera il 20-30%. È interessante notare come le donne trovino maggiore presenza nelle discipline con una forte componente femminile, come la danza, la ginnastica, il pattinaggio artistico e l’equitazione. Questi ambiti, seppur importanti, rappresentano solo una piccola fetta dello spettro sportivo complessivo. Il vero potenziale delle donne nell’area tecnica potrebbe essere pienamente espresso solo attraverso un accesso equo e una partecipazione paritaria in tutte le discipline sportive.
Queste disuguaglianze si ripercuotono anche sui salari: a parità di competenze e mansioni, le donne tendono a ricevere compensi inferiori rispetto ai loro colleghi maschi che occupano posizioni simili. Questo può essere attribuito a una serie di fattori, tra cui la mancanza di accesso delle donne alle opportunità di formazione e sviluppo professionale, i bias di genere nella valutazione delle competenze e delle performance, e la persistenza di norme culturali che limitano le opportunità di carriera delle donne nello sport.

Il potere dei media nello sport e disuguaglianza di genere

I media sportivi contribuiscono a relegare le donne a un ruolo marginale minando gli sforzi per la parità di genere. Le atlete vengono spesso mercificate e ridotte a oggetti sessualizzati e, anziché essere celebrate per la loro abilità e il loro valore sportivo, attraverso l’utilizzo di una narrazione sessista e fuori contesto, vengono elogiate o criticate per l’aspetto fisico, facendo slittare in secondo piano i risultati atletici, creando squilibrio mediatico tra atleti donne e uomini e rafforzando le disuguaglianze strutturali già presenti nello sport.
Questo squilibrio si riflette anche nella minore visibilità mediatica delle competizioni femminili rispetto a quelle maschili. Mentre gli eventi sportivi maschili dominano le prime pagine e i titoli principali, le competizioni femminili ricevono una visibilità significativamente inferiore.
Anche nei ruoli decisionali dei media sportivi, le donne sono sottorappresentate e spesso escluse, con una presenza limitata sia tra i giornalisti che nei ruoli dirigenziali.

L’impegno dell’Unione Europea e il lungo cammino da compiere 

L’Unione Europea ha riconosciuto l’importanza della parità di genere nello sport e ha espresso il proprio impegno a livello politico per promuoverla. Attraverso iniziative come la Carta per le Donne e la Strategia per la Parità tra Donne e Uomini 2010-2015, l’UE ha cercato di colmare il divario di genere nei processi decisionali e nelle opportunità di partecipazione nello sport.
Consapevoli delle sfide ancora da affrontare, tali azioni e raccomandazioni invitano gli organi di governo sportivo e le organizzazioni non governative a sviluppare e implementare strategie nazionali e internazionali per garantire la parità di genere nello sport, con il supporto di misure concrete a livello dell’UE.
Per favorire la parità di genere nello sport è cruciale promuovere l’integrazione di una prospettiva di genere in tutte le politiche e i programmi. L’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE) ha sviluppato una piattaforma online dedicata al gender mainstreaming per supportare questa iniziativa. Per aumentare la presenza delle donne nei ruoli decisionali nello sport, occorre implementare misure mirate come dibattiti pubblici, programmi di formazione e politiche proattive. È essenziale sensibilizzare l’opinione pubblica per eliminare le barriere all’accesso delle donne alle posizioni di vertice, purtroppo l’assenza di dati disaggregati per sesso a livello europeo rappresenta un ostacolo significativo per valutare i cambiamenti nei processi decisionali nello sport. È necessario migliorare la raccolta di dati di alta qualità per adottare politiche che rispecchino le diverse necessità di uomini e donne nello sport.

Silvia Salis: una voce per la parità di genere nello sport

Nel panorama sportivo italiano, emerge una figura determinata a promuovere la parità di genere e l’inclusione: Silvia Salis, atleta, giornalista, attivista nonché vicepresidente vicario CONI 2021. Salis si è distinta per il suo impegno nella lotta contro le disuguaglianze di genere nello sport infatti da  anni lavora instancabilmente per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle sfide che le donne affrontano nel mondo dello sport, sia come atlete sia come professioniste. Una delle battaglie più significative condotte da Salis riguarda la parità di opportunità e di visibilità per le atlete. Ha sottolineato la necessità di una maggiore copertura mediatica degli eventi sportivi femminili e ha criticato gli stereotipi di genere radicati che influenzano la rappresentazione delle donne nello sport.
Salis ha anche lavorato a stretto contatto con le istituzioni sportive e i decisori politici per promuovere politiche volte a favorire l’uguaglianza di genere nelle federazioni e nelle istituzioni sportive.
Il suo contributo non si limita solo al contesto italiano; attraverso la sua attività internazionale, ha portato avanti il suo messaggio di inclusione e diversità, ispirando atlete, dirigenti sportivi e appassionati di sport di tutto il mondo, dimostrano che un mondo sportivo più equo e inclusivo non è solo possibile, ma è inevitabile e necessario.

In un momento in cui la parità di genere nello sport è ancora una sfida significativa, le Olimpiadi di Parigi 2024 saranno le prime nella storia in cui gareggeranno tante donne quanti uomini nello stesso numero di gare e sport ma, considerando i dati delle donne nella dirigenza e negli staff tecnici, resta il dubbio che sia solo l’ennesima facciata politicamente corretta e non un piccolo passo verso il cambiamento. 

“Il mio sogno è vedere un mondo sportivo in cui il talento e la passione siano gli unici criteri di valutazione.”

cit: (Silvia Salis)

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