Tempo fa scrissi un articolo nel quale affermavo, assumendomene tutta la responsabilità, che l’omeopatia non è una medicina per tutti.
Oggi posso dire con certezza che questa affermazione è valida non soltanto per i pazienti ma anche e soprattutto per i medici.
Ormai tanti parlano di olismo, di vedere il paziente nella sua “totalità “, di fare attenzione anche alle sue reazioni emotive…. mi fa piacere, ma questa non è Omeopatia. Questa dovrebbe essere medicina “normale”.
L’Omeopatia è un qualcosa di diverso perché l’approccio alla malattia è diverso. Il sintomo non è da considerarsi soltanto come un’alterazione anatomica o una modificazione fisiopatologia e neanche come un dato rilevato ad un esame clinico o strumentale. Il sintomo è molto ma molto di più. Il sintomo è il modo del nostro corpo di comunicarci che qualcosa non va. Non va in un senso molto più ampio. Non indica cioè soltanto che ho un fastidio, una malattia, una alterazione, una modificazione rispetto allo “stato normale”, intendendo con esso lo stato di salute. No. Indica che sto vivendo un vita non coerente con ciò che realmente sono, una vita nella quale sto mettendo da parte me per seguire regole, dettami, richieste, aspettative non mie. Significa che testa, cuore e pancia non sono allineati, che ciò che sono davvero l’ho nascosto a tutti, soprattutto a me stesso, al punto da non sapere davvero chi sono.
Ogni sintomo, di qualunque natura, mi comunica qualcosa che va oltre, mi obbliga ad ascoltarlo, a chiedermi cosa mi stia dicendo e a guardarmi dentro per trovare le risposte. Perché le risposte alle nostre malattie non sono mai esterne ma sempre interne. Il sintomo non è una jattura che mi fa chiedere “perché proprio a me? che ho fatto di male?”. No. il sintomo è il miglior adattamento che ho trovato, in modo inconscio, in quel momento a quella determinata situazione. Solo che il miglior adattamento non sempre è l’adattamento migliore.
Meno li ascolto , i sintomi, meno cerco di capire cosa vogliano dirmi, più cerco di farli scomparire senza trasformarli, più li tratto come nemici, più la malattia va avanti e diventa profonda, quindi grave.
I sintomi non devono scomparire con una forza esterna, grazie ad una magica pillola. Devono essere compresi ed elaborati, perché rimarranno vivi e vitali fino a che non avranno svolto il loro compito: comunicarci la necessità di vivere una vita coerente con la nostra natura.