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19 Febbraio, 2024

La prole omeopatica

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Il termine già in uso nell’antica Roma nasce dalla povertà familiare. Il proletario è talmente povero che non è in grado di dare contributi allo stato e può provvedere solo ai suoi figli (proles) e a volte neanche a loro.

Hahnemann, nella Medicina dell’esperienza, lo scritto minore più famoso, imposta il suo discorso proprio dalla osservazione che la specie umana nasce vulnerabile, senza difese (non ha gli artigli, le zanne ecc.). L’intelligenza naturale gli permette però di sopravvivere e di moltiplicarsi ma a una condizione: quella di finalizzare la propria esistenza e di renderla non solo biologica e materiale.

L’omeopata, come medico, ha ben chiaro questo principio e in genere opera per esportarlo nei pazienti. Questi sono spesso predisposti (o lo hanno già fatto) ad accogliere questo modello.

L’omeopata contemporaneo impatta una fetta della popolazione che non si cura in altro modo (si direbbe che soffra di “omeofilia”), pertanto è in possesso di informazioni sociologiche e sanitarie che pochi altri possiedono, in particolare in campo pediatrico, dove vige una attenzione particolare.

Le famiglie che si rivolgono unicamente all’Omeopatia spaziano da comportamenti ostinatamente salutisti e idiosincratici verso ogni farmaco chimico (specie se coinvolti in esperienze negative che hanno a che fare con la salute), ad approcci più morbidi e ragionevoli, ma sempre critici verso lo status sanitario convenzionale.

Una piccola parte di questo popolo, che quantificando si può stimare nel 3-5% della popolazione nostrana (più una zona grigia ambivalente molto più consistente), si rivolge all’omeopata come UNICO INTERLOCUTORE MEDICO.

Il post-Covid ha indubbiamente consolidato questa attitudine che a volte rasenta la trasgressione spinta e la disubbidienza civile.

Più recentemente affermazioni deliranti che riguardano l’Intelligenza Artificiale da parte del “Mainstream” stanno esacerbando la componente emotiva che condiziona il confronto tra naturale e artificiale, tra sano e malato.

Lo stesso fanno leggi come quella dello scorso dicembre che ha innalzato da 6 M/Volt a 16 M/Volt i limiti dei Campi Elettromagnetici. C’è da dire che le informazioni di questo tipo arrivano più facilmente al popolo omeopatico che al cittadino medio. Questo fatto non fa che confermare le diversità e alimentare i sospetti di una narrazione ingannevole.

Anche le “grandi opere” come la Torino-Lione, il ponte sullo stretto ecc. confermano le loro opinioni e radicalizzano le opposizioni al sistema (ovviamente anche a quello sanitario) che così facendo allontana sempre più il cittadino dalle istituzioni disconoscendone i bisogni più elementari (asili nido, burocrazia accessibile, cibi sani, prezzi ragionevoli ecc).

Molti di questi soggetti non solo aborrono la chimica, ma non vanno più al Pronto Soccorso, fanno medicare i loro figli da medici in pensione o da altri fornitori di prestazioni occasionali.

I loro bambini non vanno più a scuola e stanno pullulando le scuole nel bosco, nel sottobosco, le parentali oppure le home-schooling o come le vogliamo chiamare.

Questo volenti o nolenti è lo status delle cose.

Indubbiamente noi omeopati (chi più chi meno) abbiamo che fare con una parte di popolazione anomala e a volte decisamente antagonista nelle intenzioni, nei comportamenti, comprese le scelte terapeutiche, con le quali dobbiamo “mediare” o moderare con un intervento “sensato” per non uscire troppo dai binari della ragione.

Le istituzioni sanitarie dovrebbero essere grate ai medici omeopati che fungono da cuscinetto verso una parte di popolazione bisognosa, ribelle e risoluta a perseguire le proprie convinzioni trasgressive. Ma di solito veniamo assimilati alla nostra clientela e condannati al rogo.

Avere lo studio medico o veterinario in un paese e o in campagna favorisce l’arrivo di questa tipologia di famiglie. Esse vivono più spesso in piccoli borghi, in case isolate, rurali, con riscaldamento a legna; alcuni con il “110” hanno adesso il fotovoltaico. Sono molto attenti all’alimentazione, si nutrono di cibi sani, molti sono vegani, allattano i figli per anni, quasi sempre hanno l’orto, animali e spendono poco.

L’attività fisica è sempre presente e se tutto va bene fanno una buona vita sociale e sono forse più sereni della media di una popolazione cittadina. Insomma, bisogna dirlo, sono (molto?) più sani della media della popolazione.

Però  il loro benessere tangibile, forse consapevole, li porta spesso a “estremizzare” le loro scelte che trovano conferma in una realtà sociale sempre più deprimente e respingente.

Una nuova prova è arrivata nel corso della pandemia: vivendo in campagna e con intorno un ambiente vitale non hanno sofferto la stessa clausura e il confinamento che gran parte della popolazione ha subito.

Le conferme della bontà delle loro scelte diventano così automaticamente esportabili e generalizzatili ad altri ambiti della loro vita.

È evidente quanto una maggior vitalità nei bambini sia fondata sul rispetto dei bioritmi naturali. Quindi bambini (molto?) più sani, non soppressi ecc.

Questo dà loro un ulteriore conforto e porta a scelte universali e che riguardano anche la loro identità anagrafica.

Così il boom dei nomi alternativi trova supporto nella bontà delle scelte stesse fatte controcorrente.

Omen nomen

Se in passato si sceglieva per il nipote il nome di un nonno o di una nonna ed era tutto più semplice, (tranne se il padre della creatura aveva in odio la suocera), ora gli azzardi sono in aumento costante. I trasgressivi si sentono autorizzati a dare ai loro figli nomi eccentrici e stravaganti senza considerare troppo che in futuro potrebbero fare delle scelte diverse dalle loro e calarsi nel mondo dei “mortali”.

Si va dai nomi tronchi, come se togliendo la vocale finale acquisissero una tinta cool e originale, come Gabriel, Samuel, Manuel, già metabolizzati socialmente, a scelte più bizzarre.

La sensazione di distinguersi, di essere diversi o anche unici, attraverso la scelta del nome del proprio figlio, trova un terreno fertile.

Il “melting-pot”che si sta delineando, ha confortato ancora di più l’eccentricità. Dilagano Malika, Kevin, Arian, Arja, Asja, Ruben, Gaele.

In aumento anche Ata (di origine turco-kazaka che significa padre, qualcosa di prezioso). A Firenze dove c’è l’azienda di trasporto che si chiama ATAF, si condannerà sicuramente il portatore del nome a eterno dileggio.

Ma forse i Toscani sono abituati ai nome eccentrici. Mio nonno si chiamava Pergentino (origine aretina) e il mio compagno di banco Roero anche lui di quelle parti, ma non hanno vissuto traumi per via del loro nome.

In crescita anche i nomi greci tipo Cassandra, Medea, Elettra e Sibilla (da cui la pillola). I greci maschili che vanno adesso sono Omero, Paride, Achille e Oreste (che fanno però parte di una certa tradizione italica).

I mistici sono stabili: Swami che sarebbe il guru della situazione, è da un pezzo che gira, così come Samira, Maya e Deva.

Nuovi sono gli esotici Jasmine (anche questa è una pillola), Mirea e Nerea.

I biblici sono un po’ in contrazione Abramo, Giacobbe, Isacco che significa “lui se la ride”, Joshua (il successore di Mosè, salvatore anche lui), Geremia (scelto dal Signore).

Pronto? Sono la mamma di Aryella e il padre di Joele, la zia di Morgana, la nonna di Verdiana, e anche Frida, Nausicaa, Dafne, Altea, e poi Oceano, Sole o Maria Sole, Diamante, Maris Stella, Cloe e Toa (gli ultimi due sono fratelli).

Originali anche i geografici come, Persia, Mongolia (lasciamo perdere) e gli imperatori e re, Augusto, Salomone (Cesare è già più comune).

Ci sono anche coloro che danno il nome diciamo così creativo al primogenito mentre al secondo super normale.

Che si può dire di Nuvola Idra sorella di Maria Grazia?

L’ultimo grido è il composè. No, non è un rimedio omeopatico ma una sintesi tra Oriente/Occidente, come Noel-Nirvana (un Natale Felice!).

Sarebbe interessante investigare le origini semantiche o simboliche di questo processo, ma meglio limitarsi a osservare senza giudizio.

In quanto alla salute, i pediatri sono oramai risparmiati dalle sterili provocazioni e perfino gli assicuratori se ne sono accorti e sorridono quando qualche raro paziente così omeopatizzato si presenta alla loro porta. Il premio è molto contenuto per una salute di ferro e il nome singolare è facile da ricordare.

2 commenti

  • Diana Gallone

    Grazie al dr Segantini di questo ironico articolo tanto corrispondente al vero da risultare ancor più divertente!!! In mattinata ci vuole proprio un respiro arioso che sorvola il mondo di oggi con leggerezza, al contrario di quanto oggi ci sommerge!!!

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