L’intestino e l’interpretazione psicosomatica dei suoi disturbi

6 Luglio, 2023
Tempo di lettura: 7 minuti

La prima immagine a cui rimanda l’intestino per la sua forma tortuosa, è quella di un labirinto, luogo buio, oscuro, dove ciò che avviene sfugge totalmente al controllo della coscienza.

Il “labirinto” intestinale

Il cibo che raggiunge questa parte bassa del corpo ha subìto tutte le fasi metaboliche necessarie a produrre potenziale energetico. In altre parole, la ha seguito un processo di trasformazione della materia che viene utilizzata e assimilata fino a ridursi a prodotto di scarto.

Il cibo che giunge nel labirinto rappresenta dunque simbolicamente la conclusione di un viaggio. In modo analogo, le storie dei labirinti riportati dalla letteratura (ad esempio Dante, Victor Hugo) narrano di cammini lunghi e difficili. Ma è proprio il labirinto a permettere di avvicinarsi al centro, nascosto e prezioso, alla meta di questo viaggio, inteso spesso come percorso iniziatico.

Un altro aspetto importante dell’intestino riguarda la simbologia dello sporco come colpa. Da un’analisi etimologica si scopre, infatti, che queste due accezioni sono strettamente connesse. La parola greca luma ad esempio, significa sudiciume, ma anche macchia, vergogna.

In Francese, sale, vuol dire sia sporco che disonesto. E la parola macchia viene usata anche in riferimento a questioni morali, additando quindi lo sporco che contamina quale traccia della colpa vergognosa.

Lo sporco e la colpa

In inglese, il verbo to purge condensa inoltre i due significati di espiare/purificare purgare. L’evacuazione intestinale sembra insomma racchiudere in sé simbolicamente anche l’aspetto legato all’espiazione di una colpa.

Esiste, comunque, un altro lato della medaglia presente nella dimensione intestinale: ciò che rappresenta il prodotto di scarto, lo sporco, il buio e in ultima istanza l’idea di morte, può essere anche, contemporaneamente, l’inizio di un nuovo processo vitale. Si pensi, per esempio, a come viene utilizzato in natura il concime, questo materiale apparentemente inerte composto dagli escrementi. Esso rivela la propria ricchezza in quanto fornitore di sostanze biologiche importanti per la terra e si pone quindi come punto di passaggio verso un nuovo ciclo vitale.

A questo proposito esiste in natura un coleottero, lo scarabeo stercorario, che depone le proprie uova nella stessa palla di sterco di cui le future larve si nutriranno.

Dalle feci rinasce la vita

Per gli antichi  Egizi questo insetto celava in sé il principio delle eterno ritorno ed era raffigurato con una palla di sole tra le zampe. Lo scarabeo rappresenta infatti l’immagine del sole che rinasce da se stesso, dopo avere attraversato il buio della notte, così come si pensa che lo scarabeo rinasca dalla propria decomposizione. Anche il mito di Persefone e Demetra racconta in modo particolarmente significativo il continuo ritorno della vita e della morte, l’alternanza del giorno e della notte e dei cicli stagionali.

Persefone, figlia di Demetra, viene rapita, sposata è tenuta prigioniera da Ade, re degli inferi. Zeus, implorato da Demetra, ordina che Persefone possa ritornare dalla madre per tre stagioni all’anno. In questo senso, la discesa agli inferi (ovvero nelle viscere della terra) di Persefone durante il periodo invernale simboleggia la semina del grano. E il suo ritorno alla superficie in primavera, stagione che questa divinità personifica, rappresenta il germogliare delle messi.

Da un punto di vista psicosomatico, allora, i disturbi legati alla dimensione intestinale riporteranno in misura minore o maggiore questi e altri aspetti simbolici.

Ciascuno di noi ha bisogno, per sopravvivere, di porsi in relazione con il mondo esterno: senza il cibo e gli stimoli che ci nutrono non riusciremmo né a crescere né a mantenerci in vita. Questa attività comporta un bilancio di “dare e avere”, uno scambio: ciò che entra, una volta assorbito ciò che è utile all’organismo, deve anche poter essere scartato. Un processo che comporta, di fatto, la disponibilità a lasciarsi contaminare, ad assorbire ma anche a perdere. Chi è chiuso nel suo guscio difensivo, invece, non di rado ha difficoltà proprio in questa funzione.

Purificare la mente e il corpo

Chi soffre di colite, ad esempio, cerca inconsciamente di lasciare andare, di espellere, di allontanare da sè un materiale che non riesce a contenere.

La scarica diarroica rappresenta allora l’urgenza di questo messaggio, sorretto dalla paura, dall’incapacità o dalla rifiuto di accogliere in sé le proprie parti sporche. Nei colitici, dunque, gli attacchi diarroici rappresentano l’unica modalità possibile per espellere e per purificarsi da idee e contenuti mentali inaccettabili per la coscienza.

È la parte in ombra della personalità, quella legata agli istinti, alla sessualità che viene rifiutata dai colitici. In molti rituali religiosi, i sacerdoti si purgano e digiunano prima di avvicinarsi al sacro; cercano, cioè, di arrivare, tramite la punizione interna del corpo, a purgare anche la mente.

E coloro che soffrono cronicamente di colite si comportano un po’ come loro, come sacerdoti di se stessi, nel tentativo estremo di purificazione delle proprie “cose sporche”.

In questo caso, dunque, ai prodotti e alle funzioni della parte bassa del corpo non viene riconosciuto alcun valore positivo, impedendo così la loro fisiologiche integrazione in un ciclo naturale che alterna continue morti e rinascite nel corpo e nello spirito.

Anche la stipsi che si alterna alla diarrea, e quindi alla colite, in linea di massima ha lo stesso significato simbolico.

Nel colitico, infatti, spesso si alternano  momenti di stipsi ostinata ai quali possono seguire fasi di diarrea. In entrambi i casi il significato è lo stesso: si trattiene dentro di sé o si espelle furiosamente un contenuto inaccettabile, una parte di sé che non si è disposti a considerare come propria e da cui ci si vuole (o non ci si vuole) separare.

Sono comunque molte le situazioni nelle quali la stipsi può fare la sua sgradita comparsa in soggetti fino ad allora regolari.

Il termine “stipsi” è sinonimo di stitichezza e deriva dal greco styphein, che significa “stretto”.

L’intestino si impigrisce o sblocca quando siamo costretti a elaborare novità, cambiamenti, eventi traumatici che richiedono tempi lunghi di assimilazione. La possibilità che insorga è direttamente proporzionale alla rigidità del soggetto e alla sua capacità di accettare la propria emotività.

Quando la stipsi accompagna fin da piccoli, vuol dire che è cresciuta con noi e che si è innestata su un tratto del carattere che connota la nostra personalità.

In questi casi è utile un intervento trasformativo lento, ma efficace, che intervenga agendo sulla dinamica psicosomatica.

Umore, stile di vita e intestino

Ippocrate, il padre della medicina, affermava che l’intestino è l’organo dal quale dipende la salute del corpo, per cui curarlo significa avere cura del proprio benessere, volersi bene.

Non dimentichiamo che nello spessore della parete intestinale, si trova un vero e proprio Sistema Nervoso (Sistema Nervoso Enterico) costituito da più di 100 milioni di neuroni.

Alterazioni dell’umore, ansia e insonnia, infatti, possono arrivare da disbiosi e infiammazione dell’intestino.

Lo stile alimentare si accompagna allo stile di vita

Secondo recenti studi, l’esercizio fisico e la sana alimentazione possono modificare la composizione e la funzionalità del microbiota intestinale; attività fisica regolare, qualità e tipo di cottura del cibo sembrano essere fondamentali. Tra le più indicate: la cottura al vapore, la bollitura o le grigliate.

Inoltre il miso, il kefir, le alghe e lo zenzero è stato dimostrato permettano di ristabilire l’equilibrio intestinale tramite l’apporto di probiotici utili alla salute di questo importante organo. Nel caso alimenti come quelli fermentati non fossero tollerati, integratori probiotici e prebiotici, su consiglio di un Professionista della Salute, potrebbero essere la soluzione più corretta.

Non dimentichiamo inoltre l’importanza dell’idratazione. Bere acqua, ma anche tisane carminative, aiuta soprattutto chi soffre di gonfiore e colite.

Fitoterapia e intestino.

Nella visione psicosomatica utilizzare la FitoEmbrioTerapia,  nelle sue principali indicazioni, significa intervenire sia sul disturbo fisiologico che sulla causa che origina nella mente.

È una terapia che origina dagli Alchimisti, che preparavano gli Elisir di primavera con le gemme, sfruttando l’energia vitale della pianta. Anche Paracelso e la mistica medievale Santa Ildegarda di Bingen ne consigliavano l’utilizzo per gli effetti curativi.

Il Dott. Pol Henry, medico omeopata belga, a metà del secolo scorso, utilizzando i meristemi, tessuti embrionali primari dei vegetali freschi in via di accrescimento, ha sviluppato un metodo a partire da una base biochimica nella quale, a ciascuna gemma, fa corrispondere un bilancio biologico caratteristico, pubblicando il risultato dei suoi lavori nel 1970.

I FitoEmbrioEstratti o fee nel trattamento dei disturbi intestinali

Il Noce svolge un’azione antinfiammatoria sulle mucose in caso di disbiosi, parassitosi, e dopo l’utilizzo di farmaci antibiotici. Sul piano mentale aiuta nei passaggi difficili della vita che generano paura e mancanza di apertura.

Il Mirtillo rosso coadiiva il benessere della funzionalità intestinale stimolando la flora batterica modulando il transito (stipsi, diarrea, colite, post antibiotico-terapia, colibacillosi). Simbolicamente, a livello mentale, potenzia la capacità di assorbire la luce che a sua volta irradia tutti i tessuti e le cellule del nostro organismo rigenerandoli.

Il Rosmarino contribuisce al buon funzionamento di questo organo poiché regolarizza le distonie neuro-vegetative (orto e parasimpatico). A livello mentale infonde forza e fiducia in se stessi nel superare le avversità della vita, attenuando le manifestazioni colleriche e sue somatizzazioni.

Il Ribes Nero forte antinfiammatorio ad azione cortison-like, è adatto in caso di allergie alimentari poiché modula la risposta immunitaria di cui il microbiota intestinale risulta coinvolto. Stimola l’intestino in caso di stipsi.  A livello mentale incoraggia a difendersi, anche da pensieri aggressivi negativi.

Anche i Fiori di Bach, per l’aspetto interiore, risultano utili nei disturbi psicosomatici dell’intestino.  Sono i fiori che contribuiscono a sciogliere paure e credenze trattenute nel nostro inconscio viscerale che si traducono in ritenzione (stitichezza, gas intestinali), o repulsione, eliminazione (diarrea).

Chicory educa a lasciare andare, a separarsi, a non trattenere a sè (stipsi) a superare l’atteggiamento egoistico.

Impatiens rieduca ai ritmi, ai giusti tempi (azione miorilassante nell’intestino irritabile).

Crab Apple permette di vivere istinti e pensieri, sessualità e funzioni vitali legate all’intestino, senza imbarazzo nè vergogna.

Walnut aiuta a non fare resistenza al rinnovamento e ad adattarsi (problemi ad utilizzare i servizi igenici al di fuori della propria casa, in vacanza, o somatizzare nell’intestino ogni situazione nuova).

Omeopatia e intestino

Un rimedio omeopatico va scelto rispetto alle caratteristiche del paziente che lamenta un disturbo e non per il disturbo del paziente.

Ricordiamo tuttavia, con alcune analogie, quelli più utilizzati da soggetti che hanno la tendenza a somatizzazioni nell’intestino.

Alumina: soggetto con comportamento frettoloso ma inefficace: ha l’impressione che il tempo trascorra troppo lentamente, che nulla sia fatto con sufficiente velocità. Paresi intestinale che provoca una stipsi caratteristica dovuta all’inerzia del retto, grande sforzo a lasciare andare, ad evaquare, senza risultato, coliche con stitichezza.

Colocynthis: colonpatie spastiche con dolori violenti, crampiformi, parossistici insopportabili e senza tregua che costringono a piegarsi in avanti e comprimersi la zona dolente, a tenersi forte. Talvolta si associano alla sensazione di essere stretti da una “morsa di ferro.  Si manifestano a seguito in un torto subito, con la collera e l’indignazione. Migliorano evacuando, con diarrea, espellendo furiosamente.

Cuprum Metallicum: nelle coliche intestinali di natura spastica e crampiforme; dolore con diarree mucose, a volte sanguinolenti. Il soggetto solitamente fatica a metabolizzare situazioni nuove che sente non gli appartengano, tendenza a respingerle, ad adattarsi (diarrea).

Tra gli Oligoelementi Catalitici preziosissimo utilizzare a giorni alterni  Manganese-Cobalto e Magnesio.

Gli oligoelementi sono sostanze semplici, biocatalizzatori, che si trovano in modeste quantità in tutti gli organismi viventi, molto importanti nel metabolismo organico. Aumentano la velocità delle reazioni biochimiche selezionando e accelerando solo quelle favorevoli all’integrità dei tessuti.

Manganese-Cobalto corrisponde alla diatesi distonica, con segni funzionali di carattere neuro-vegetativo riferibili ad ansia, disturbi dell’umore, insonnia, abbassamento della vitalità, iperemotività in corrispondenza di disbiosi e disturbi dell”apparato digerente (colon).

Il Magnesio, in rapporto diretto con il metabolismo delle cellule nervose, aiuta nella smasmofilia.

Se conosciamo l’anatomia dell’uomo interiore, conosciamo la prima materia, e possiamo vedere la natura delle sue malattie al pari dei rimedi. Ciò che vediamo con gli occhi esterni è l’ultima materia. 

Paracelso

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