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19 Gennaio, 2021

Famiglia: crogiolo inconscio di sentimenti vitali

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Una volta, fummo chiamati d’urgenza da una diaza (famiglia indigena zapoteca)  la ragazza, Milpa (terra di grano) aveva iniziato, da 4 giorni, ad avere febbre altissima a 40,  inoltre aveva “smesso di essere e di pensare”, secondo quello che ci diceva la madre.

Arrivati ​​alla capanna abbiamo trovato la ragazza prostrata sul letto. Aveva circa 18 anni. Magra ed emaciata dalla sofferenza, i capelli lunghi e neri erano aggrovigliati e sporchi per essere stata a letto per 3 giorni con  febbre senza riposo o sollievo. Era bagnata da un sudore spesso, abbondante e appiccicoso. Emanava quel tipico odore  di malattia grave. Il suo sguardo era perso nel vuoto. E quando di tanto in tanto apriva gli occhi non riconosceva niente e nessuno. Gli occhi fissi nel vuoto. Era completamente ristupidita e assente. Non mangiava, non beveva, urinava poco, non evacuava. Solo qualche volta  lacrime cadevano involontariamente dai suoi occhi, accecati da un immenso shock. Paralizzata nel corpo e nell’anima, come se avesse visto “un’immagine insopportabile per la sua vita”. Borbottava un qualcosa come un sussurro. Afferrava le lenzuola con le mani con movimenti carfologici caratteristici di dolori cerebrali profondi, quasi vegetativi. Aveva la febbre ardente. Lingua scura, marrone, quasi rossastra con una striscia rossa intensa al centro. Denti fuligginosi come sporco nerastro.

Temevamo un danno cerebrale irreversibile dopo così tanti giorni di febbre con il quadro profondo dell’alterazione cerebrale. Naturalmente abbiamo chiesto alla madre cosa fosse successo. Ed essa ci ha detto che quando Alarii (grand’uomo) suo fratello maggiore, aveva deciso di “passare” negli Stati Uniti, Milpa era diventata molto molto triste, voleva stare da sola e poi era iniziata la febbre.

Considerando tutti questi sintomi abbiamo iniziato a somministrare PHOSPHORUS 6LM 3 gr mattina e sera. Il Prof. Ortega (Maestro Proceso) se ne ando’ lasciandomi con la famiglia per osservare come si evolveva la situazione. Il giorno successivo la febbre continuava, ed il quadro era più o meno lo stesso. Pertanto, l’esaurimento vitale di Milpa si aggravava.

Il terzo giorno il Prof. Ortega ritornò per valutare da vicino la situazione. Sentivamo la gravità e la minaccia mortale che incombeva sulla creatura.

La gente intorno consigliava la famiglia di portarla all’ospedale perche’ ricevesse un trattamento forte per la febbre. Noi ben sapendo che se si eliminava con forza la febbre avrebbe potuto subire dei danni irreparabili al cervello, allertavamo la famiglia. Ed essi madre, padre e fratelli dissero che o si curava con noi o che fosse fatta la volontà del Signor Nostro, ma che non poteva restare lesionata cerebralmente. Con quel grande supporto da parte della famiglia, ci siamo applicati con assoluta attenzione. Abbiamo chiamato un altro collega veterano e grande conoscitore di Materia Medica Omeopatica.

Data la mancanza di risposta della paziente nonostante un rimedio ben scelto, abbiamo deciso di somministrarle HELLEBORUS NIGER 200ch, 3 granuli una volta e attendere 24 ore. Elléborus è uno dei grandi rimedi di reazione per un quadro sintomatico altamente complesso a livello cerebrale

Dopo 24 ore le manifestazioni hanno cominciato a cambiare. Ma non la febbre. La paziente inconsciamente ha iniziato a spogliarsi, i movimenti carfologici sono cambiati. Non pizzicava più le lenzuola, ma fingeva di strofinarsi o accarezzarsi il viso e aveva molti gesti spastici involontari. Si accarezzava e i genitali in modo scoordinato e spastico.  Cominciò a emettere urla senza forza come se fosse una specie di pianto cerebrale, ma chiamando il suo biche  (suo fratello maggiore) tra i denti, mentre si strofinava compulsivamente e inconsciamente i genitali: – “Alarii, Alarii. Alarii … ”

Ci è apparso chiaro che i sintomi erano di HYOSCIAMOS NIGER. Iniziammo a dare 6LM (0/6). 3 granuli sciolti in un bicchiere d’acqua. 1 cucchiaino tre volte al giorno. Il giorno successivo ci fu qualche miglioramento, ma la febbre persisteva ed i sintomi persistevano, non si attenuavano. Eravamo al culmine della preoccupazione, dell’angoscia e della tensione. La creatura ci stava lasciando nonostante avessimo somministrato il simillimum. Abbiamo deciso di aumentare la potenza. 12LM, ogni 3 ore e aspettare un giorno. Aumentammo a 30LM. 3 volte al giorno, ma i sintomi non diminuivano, anche se si vedeva un recupero di vitalità.

Infine, in modalità insolita, abbiamo deciso di dare Hyosciamus 180LM ogni 3 ore. 24 ore dopo, Milpa iniziò a ritornare in sé ed i sintomi iniziarono a regredire completamente fino alla progressiva e simultanea scomparsa. COSI’ COME ERANO VENUTI, NELLO STESSO MODO STAVANO SCOMPARENDO.

Dopo 6 dosi TUTTO ERA FINITO!

Milpa tornò in sé. La febbre si placò e riuscì a iniziare a mangiare e ad alzarsi, nonostante la debolezza. I capelli le cadevano a manciate, e quindi li ha tagliati. Poi è stata completamente calva per alcuni mesi. Ha iniziato a recuperare se stessa, i suoi capelli insieme alla vitalità iniziarono di nuovo a crescere, più forti di prima. Ricordo che ha preso Phosphoricum Acidum 30ch 3g ogni 3 giorni per alcune settimane dopo e ha conseguito un pieno recupero senza lesioni cerebrali o funzioni alterate.

Ha ottenuto un lavoro come tessitrice, ciò che  sapeva fare per tradizione. Ha sposato un uomo della sua razza, un bravissimo marito e padre e oggi è madre di tre bambine sane: Xiadani (fiore che è venuto), Inda jane (acqua che nasce), Y en sus en (giglio).

Questa storia per me e’ stata motivo di grande riflessione ed estremo riconoscimento del potere di guarigione e trasformazione inimmaginabile del rimedio omeopatico. E a causa dell’importanza per il medico di non avere pregiudizi o idee fisse per cercare e trovare il potere necessario. Conferma della certezza hahnemanniana metodica e dottrinaria, che mostra che quando il rimedio è “il simillimum” viene prescritta la potenza  adeguata, così come la sua posologia, la risposta curativa, anche nei casi più allarmanti, è sorprendente e magnifica.

E anche l’importanza dell’essere e del saper agire come medico, secondo l’arte e l’umanità, che dovrebbero caratterizzare un dottore con vocazione. Ricordo quello che aveva scritto il grande Paracelso: “Il dottore è chiamato dall’Alto. E chi non è medico nella primavera della sua vita, non lo sarà certamente in autunno.”

Questa esperienza mi ha riconfermato, con ardente fervore, nella mia vocazione e mi ha anche permesso di verificare ciò che sappiamo. Ovvero che è proprio la totalità del vivente (corpo, anima e spirito) che, nella tragedia umana naturale, che è sostanzialmente la vita di ogni uomo, dialoga con la propria storia, sia nella sua espressione di salute che di malattia. È successo qualcosa di particolare, a causa del tipo di sintomi che la nostra Milpa manifestava nel suo delirio inconscio e  silenzioso. Piena di umiltà nella mia privacy come donna e medico, ho assistito all’evoluzione felice di una fase incestuosa inconscia, naturale e frequente tra fratelli.

2 commenti

  • Juri carrasso

    Bellissimo racconto, chiarificante sia su azione del rimedio e legge di guarigione dei sintomi, sia dei colori dei rimedi o gamma tonale nella loro pienezza. Che dire bella esperienza anche per aver adoperato coraggiosamente phosphorus rischio eutanasia anche diluizione bassa, bel quadro di solanacea e chiusura con phosphoricum acidum su uno sfinimento da disidratazione eed esiti post infettivo? Provo a partecipare come mi viene, ditemi se sbaglio. Grazie a voi

    • Giuseppe

      Nessuno sbaglio, l’aggiunta della sensibilità di un omeopata e della sua esperienza di terapeuta sono sempre e comunque un arricchimento

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