Un blog ideato da CeMON

8 Novembre, 2023

Le domande poste più di frequente ad un veterinario

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Ogni lunedì riceverai una ricca newsletter che propone gli articoli più interessanti della settimana e molto altro.
Tempo di lettura: 9 minuti

Come ogni giorno alzo la serranda del mio ambulatorio, indosso il mio camice e guardo l’agenda degli appuntamenti. Il primo appuntamento è con una persona che non conosco con al seguito il suo amico a quattro zampe. Sono sempre curiosa di conoscere questo nuovo binomio uomo-animale; che sia un cane o un gatto e che il suo umano sia una giovane donna, un ragazzo o un’anziana signora, quasi sempre le domande che mi vengono poste nella prima consultazione sono le stesse! Salvo casi particolari, infatti, gli interrogativi che attanagliano noi esseri umani quando intraprendiamo una relazione di vita con un cane o un gatto si somigliano sempre molto. Vediamo insieme quali sono queste domande. Le risposte che do derivano sempre da anni ed anni di studio ed osservazione degli animali e dei loro comportamenti biologici e patologici, ma anche dall’esperienza che ho sia come medico veterinario che come “umana” che convive da altre 35 anni con cani ed un po’ meno con gatti.

Cosa faccio mangiare al cane o al gatto?

Una delle principali preoccupazioni quando un animale entra a far parte della nostra vita è, a ragion veduta, quella di nutrirlo al meglio. L’alimentazione si sa da millenni è la prima cura ed è importante soffermarsi con attenzione su questo aspetto. La prima regola è di non cambiare in modo repentino il cibo che Fido e Micia mangiavano al canile o nell’allevamento, ma dotarsi del tipo e marca di cibo abituale in modo che, in caso di cambiamenti, si possa fare una transizione graduale. Questo è molto importante per evitare problemi gastroenterici da cambio alimentare.

In linea di massima l’alimentazione migliore per i nostri amici che consiglio è quella fresca, formulata in modo specifico per loro. Ricordo sempre che cani e gatti sono carnivori, il cane è meno schizzinoso e millenni di convivenza con noi umani gli hanno consentito di esprimere dei geni che gli permettono di ingerire anche gli amidi, e quindi i carboidrati. Il gatto invece rimane un carnivoro stretto anche nel nostro secolo. Nella formulazione di una dieta bilanciata quindi è fondamentale l’apporto delle proteine di origine animale, preferibilmente provenienti da carne o pesce.

Anche i grassi sono molto importanti e dovrebbero provenire in parte da grassi di origine vegetale ed in parte di origine animale; un’integrazione con acidi grassi omega 3 omega 6 provenienti da olio di pesce è sempre raccomandabile.

In molto casi, tuttavia, gli umani non possono preparare sempre una dieta fresca per i loro compagni con la coda, o possono farlo solo in alcuni giorni; in altri casi il nostro amico a quattro zampe, specialmente se felino, è già abituato ad un’alimentazione industriale e farebbe molta fatica a cambiare soprattutto all’improvviso. In queste circostanze, come anche nell’evenienza di famiglie che ospitano molti animali o cani di taglia molto grossa, consiglio un’alimentazione mista prediligendo marche di cibo secco ed umido dove sia ben chiara l’etichetta. Alcune case mangimistiche, infatti, non specificano in modo adeguato che ingredienti sono contenuti nei loro croccantini e scatolette, mentre altre sono molto precise e meticolose. Sapere cosa contiene il cibo confezionato che offrite ai vostri amici è fondamentale, sia nell’ottica di integrarlo con cibo fresco, che in caso di problemi di salute legati all’alimentazione.

Posso lasciarlo da solo?

Un’altra domanda molto gettonata riguarda gli aspetti comportamentali e l’atteggiamento da tenere con i nostri amici. Dobbiamo sempre pensare che quel cane o quel gatto ha una sua storia personale e che ci ha appena conosciuto. Spesso non possiamo sapere quanto il distacco dal suo ambiente e dal suo gruppo sociale sia stato traumatico per lui. L’importante nella prima fase di adozione è renderci disponibili a fargli molta compagnia. Per i cani è fondamentale sentirsi parte di un branco, pena grande senso di frustrazione ed inadeguatezza.

I gatti appena arrivati in un ambiente nuovo invece tendono ad isolarsi e spesso a nascondersi per valutare ed esplorare in sicurezza il loro nuovo habitat. Diamogli sempre tempo di scegliere quando e come avvicinarsi a noi ed agli altri componenti della famiglia.

Il cane invece, almeno nei primi tempi, andrebbe a mio parere lasciato solo il meno possibile, sia per evitare che si metta nei guai, sia per poterci conoscere e fargli acquisire una certa sicurezza nei confronti della sua nuova vita e del suo nuovo branco. Non c’è in ogni caso una regola aurea perché sia i cani che i gatti hanno, anche tra di loro,  caratteri diversi, proprio come le persone.

Per aiutare i nostri amici in queste difficili “prove” per adattarsi ai cambiamenti di ambiente e alla solitudine possiamo cercare ausilio nella fitoterapia; ci sono infatti alcune piante medicinali con effetti rilassanti ed ansiolitici come ad esempio il tiglio o il biancospino. Se somministrati in forma di fitoembrioestratto al nostro amico un paio d’ore prima dell’evento stressante, l’esperienza della solitudine o il cambiamento d’ambiente potrebbero essere meglio tollerati.

L’unico consiglio che mi sento di dare sempre è quello di tenere presente che sia i cani che i gatti, anche se con modalità differenti, sono animali sociali ed hanno bisogno di relazionarsi sia con altre specie, come noi umani, che con i propri colleghi conspecifici.

Purtroppo molte della patologie comportamentali e psicosomatiche che si sono diffuse in questi ultimi anni dipendono dal fatto che non vengono rispettati gli etogrammi fisiologici di queste specie ovvero che non si rispettano le esigenze biologiche di cani e gatti. Pertanto, se c’è la necessità di stare molte ore fuori di casa, è bene avere qualcuno a cui lasciare il cane o qualcuno che possa fare compagnia al nostro felino, se non addirittura decidere di adottare due gatti contemporaneamente in modo che possano farsi compagnia durante le ore nelle quali siamo fuori di casa.

Quando devo vaccinare il cane o il gatto?

Le vaccinazioni precontagio nei cani e nei gatti sono possono essere vantaggiose, a patto che vengano rispettate delle linee guida. La World Small Animal Veterinary Association (WASAVA) di tanto in tanto pubblica delle linee guida internazionali per la vaccinazione di cani e gatti, basate sulla DOI ovvero sulla durata dell’immunità vaccinale. Non è necessario, infatti, sottoporre cani e gatti a vaccini annuali che contengano numerose valenze, ma soltanto alcune che proteggono da malattie per le quali la durata dell’immunità, e quindi la protezione, dura soltanto un anno. Alcuni virus per i quali si vaccina immunizzano infatti per diversi anni e per essere certi che il nostro amico sia protetto e non ripetergli un vaccino inutilmente è opportuno valutare questa immunità attraverso dei test specifici che misurano la protezione grazie alle titolazioni anticorpali. Questi test riescono infatti a valutare la presenza e la quantità di anticorpi e, attraverso la loro interpretazione, si può decidere se ripetere il richiamo vaccinale o meno. Questi test però non sono applicabili come detto in precedenza per alcune malattie ed andrebbero effettuati dopo un ciclo vaccinale completo, ovvero dopo il primo richiamo annuale.

In linea di massima le linee guida della WSAVA indicano 2 o 3 richiami vaccinali a partire dai 60-70 giorni di vita, con l’ultimo richiamo che andrebbe fatto non prima dei 4 mesi compiuti. Questo perché cuccioli e gattini attraverso il latte materno assimilano anticorpi della madre e per far sì che i vaccini somministrati gli facciano produrre anticorpi protettivi. Gli anticorpi materni non devono essere più presenti nel siero dei cuccioli e gattini. Per lo più questi anticorpi materni decadono tra il 5° ed i 70° giorno di vita, e pertanto vaccinare precocemente un cucciolo o un gattino potrebbe esporlo al rischio di non formare anticorpi e di conseguenza a non essere più protetto. Anche somministrare poi l’ultimo vaccino del primo ciclo prima dei 4 mesi può causare la mancata risposta anticorpale in quanto prima di questa età il sistema immunitario di cuccioli e gattini non è sufficientemente sviluppato per produrre anticorpi a sufficienza.

Idealmente, quindi, i primi vaccini vanno praticati dopo i 60-70 giorni di vita e l’ultimo richiamo va effettuato quando il cucciolo o il gattino hanno 4 mesi compiuti. Dopo questi primi vaccini va fatto un richiamo ad un anno e mezzo circa di vita, ovvero 12 mesi dopo l’ultimo vaccino, mentre l’anno successivo si può ricorrere al test anticorpale attraverso un prelievo di sangue. I test possono anche essere utilizzati qualche mese dopo l’ultimo vaccino per valutare se i vaccini effettuati hanno realmente fatto produrre anticorpi al nostro amico e quindi per capire se è protetto.

I vaccini, come accennato in precedenza, possono essere utili per la salute dei nostri amici ma vanno praticati soltanto quando lo stato di salute di chi riceve il vaccino è ottimo; il sistema immunitario se impegnato a “combattere “altri nemici quali virus, batteri o parassiti potrebbe non lavorare adeguatamente ed i nostri amici potrebbero non formare anticorpi e restare vulnerabili per alcune malattie.

Molto importante quindi, oltre alla visita clinica è effettuare un esame coprologico per escludere le parassitosi intestinali molto frequenti in cani e gatti, e se è il caso alcune analisi del sangue, come l’emocromo e l’elettroforesi delle proteine sieriche, per avere un quadro d’insieme dello stato generale ed immunitario del nostro amico.

Per ridurre eventuali effetti avversi l’Omeopatia ci può venire in grande ausilio. Rimedi omeopatici unitari quali Thuja, Sulphur, Silicea, Carcinosinum ed altri possono aiutare i nostri amici nell’affrontare le vaccinazioni modulando la loro risposta immunitaria. È sempre bene però affidarsi ad un medico veterinario esperto in omeopatia che possa prescrivere il rimedio omeopatico unitario più adatto al nostro amico.

Quindi, vaccini si, ma solo quelli che servono e solo quando i nostri amici sono al “top” del loro stato di salute, altrimenti si rischia che non si immunizzino, o peggio, possano avere effetti collaterali ed avversi molto sgradevoli.

Se fido e micia non sono completamente vaccinati, devo tenerli chiusi in casa?

Assolutamente no! Pena l’insorgenza di patologie comportamentali quali ansia e fobie. Non far uscire di casa un cucciolo o un gattino che potrebbe avere accesso ad uno spazio esterno per i primi 4 mesi di vita li espone ad essere  deprivarti e a crescere pieni di paure. Soprattutto i cani che nella loro vita usciranno in passeggiata con i loro umani e dovranno seguirli durante le vacanze, devono poter esplorare fin da subito l’ambiente in cui vivono.

Per consentirgli un’armoniosa crescita emotiva e contemporaneamente non esporli a pericoli infettivi possiamo, per i primi tempi, portarli a passeggio evitando le aree comuni dove circolano molti altri cani dei quali non conosciamo lo stato di salute, le strade poco pulite e magari facendoli socializzare con altri cuccioli e adulti che sappiamo essere sani e vaccinati in ambienti sicuri e protetti, quindi poco frequentati. Nei cuccioli inoltre, molto spesso sussiste il problema di abituarli a sporcare fuori casa e nell’ottica di abituarli a questa corretta abitudine, quanto prima porteremo fuori il nostro piccolo Fido per l’espletamento delle sue funzioni organiche, tanto prima lui capirà che si sporca all’esterno.

Per i gattini accompagnarli in piccole incursioni esterne facendo attenzione che non interagiscano troppo da vicino con gatti sconosciuti o che non possano allontanarsi senza controllarli può essere una soluzione. In linea generale dobbiamo cercare un giusto equilibrio tra una corretta socializzazione ed esposizione all’ambiente esterno ed all’esposizione di agenti infettivi prima del completamento delle vaccinazioni.

Per far si che il sistema immunitario dei nostri compagni di vita sia più forte e competente nei confronti dei patogeni ambientali, un ciclo di fitoterapici ed integratori immunoregolatori e stimolanti può davvero dare una mano; l’echinacea purpurea, la rosa canina, la lattoferrina ed altre preziose sostanze possono stimolare in modo aspecifico il sistema immunitario creando un piccolo scudo protettivo in questa fase di transizione.

Quando devo mettere l’antiparassitario esterno?

Il nostro paese da nord a sud è purtroppo costellato di zoonosi trasmesse da vettori, ovvero malattie infettive trasmesse da parassiti interni ed esterni. Al nord Italia abbiamo una prevalenza di Filariosi trasmessa da zanzare, al sud di Leishmaniosi trasmessa da flebotomi, ovvero piccoli moscerini simili a zanzare, e patologie trasmesse da zecche e pulci. Il vero problema quindi dell’applicazione di antiparassitari è la prevenzione delle malattie infettive trasmesse tutto l’anno dai parassiti esterni, e pertanto, soprattutto nei periodi di maggiore attività biologica di queste specie di vettori, dobbiamo essere diligenti e puntuali con l’applicazione di antiparassitari.

Personalmente lavorando al sud Italia consiglio collari e spot on a base di una sola molecola, quando possibile, che prevenga le infestazioni miste di pulci, zecche e le punture di zanzara. Nei casi in cui l’esposizione negli inverni freddi è limitata si può per un paio di mesi saltare le applicazioni, ma il rischio purtroppo, specialmente per animali che vivono in casa è continuo.

Nelle nostre case e sulle superfici come cucce e brandine possiamo utilizzare degli spray naturali a base di citronella, lavanda ed altre piante repellenti, a patto che la fragranza di questi prodotti non sia sgradita ai nostri amici dotati di olfatto sopraffino.

Le temperature miti che abbiamo nei nostri appartamenti possono perpetuare la presenza di questi ectoparassiti e pertanto ogni caso va valutato singolarmente con il nostro medico veterinario di fiducia, in base all’esposizione ed alla zona geografica dove viviamo con il nostro amico con la coda.

Ogni quanto tempo devo “sverminare” fido e micia?

Con il temine gergale “sverminare” molti intendono un trattamento per le parassitosi intestinali sostenute da vermi piatti e tondi. Il trattamento con antiparassitari per endoparassiti, ovvero parassiti intestinali, andrebbe effettuato soltanto quando un esame coprologico risulta positivo per una o più specie di parassiti; l’esame coprologico andrebbe fatto idealmente ogni 3 – 4 mesi o ai primi sintomi gastroenterici, e solo in caso di positività, andrebbe somministrato un farmaco specifico che sia attivo nei confronti del parassita isolato. Somministrare antiparassitari e vermifughi ad ampio spettro senza alcun controllo e senza il riscontro di un esame coprologico può soltanto facilitare la resistenza di questi parassiti alle molecole che utilizziamo rendendole nel tempo inefficaci e costringendoci a cercare molecole sempre più tossiche e sofisticate. Inoltre, alcune infestazioni di parassiti interni, dipendono da una disbiosi intestinale, ovvero da un disequilibrio della flora batterica intestinale e del microbiota.

In caso di disturbi intestinali legati ad una disbiosi associata ad un’infestazione batterica, oltre a cicli di fermenti lattici ci può venire in aiuto l’Omeopatia; rimedi unitari come Cina, Spigelia ed Allium cepa sono spesso molto utili a risolvere questi disturbi, sempre se ben prescritti da un medico veterinario competente.

È molto importante quindi piuttosto che trattare alla cieca cani e gatti con farmaci antiparassitari, individuare gli eventuali infestanti e fare dei trattamenti mirati che in molti casi andrebbero integrati anche da terapie a base di fermanti lattici e cambi dietetici.

Ogni quanto devo portare il mio amico dal veterinario?

In linea di massima per animali sani e giovani una o due visite all’anno possono essere sufficienti. Nel cucciolo i primi mesi sarebbe in ogni caso opportuno per il primo anno controllare periodicamente la crescita del soggetto in modo da poter modificare la dieta ed altri fattori. Nei soggetti più anziani, a partite dai 7-8 anni di età, può essere utile arricchire la visita clinica da un prelievo di sangue ed una ecografia addominale, in modo da avere un check up completo del nostro amico. Ricordiamoci sempre infatti che a 7-8 anni il nostro amico, anche se sembra ancora un cucciolone, è come una persona di mezza età e pertanto effettuare degli esami diagnostici periodici può essere molto utile per prevenire e rallentare numerose patologie metaboliche.

Attraverso la diagnosi precoce di molte patologie è possibile quindi curare i nostri amici con metodi naturali quali l’Omeopatia, l’Agopuntura, la Fitoterapia e la Nutraceutica, rinvigorendo nel tempo le loro difese in modo da renderli più forti e reattivi in caso di malattia. In questa ottica di prevenzione un medico veterinario in grado di utilizzare le medicine complementari saprà di volta in volta utilizzarle per diminuire la progressione e gli eventuali sintomi legati ai disturbi dei nostri amici, senza appesantirli con terapie invasive e spesso non scevre da effetti collaterali.

Via libera quindi a controlli annuali o semestrali per gli over 7 anni, arricchendoli da esami preventivi, anche perché, come si suol dire, prevenire è meglio che curare!