Microbioma e microbiota di animali e umani: le novità

17 Maggio, 2022
Tempo di lettura: 4 minuti

Abbiamo già avuto modo di affrontare su queste pagine l’importanza del microbioma intestinale ed il suo ruolo sul buon funzionamento del sistema immunitario dei nostri amici a 4 zampe. Cosi come accade per l’uomo, il pool di batteri presenti nell’intestino è in grado di modulare e rafforzare le difese immunitarie dell’organismo, grazie a diversi meccanismi. Da un lato la produzione di vitamine ed acidi grassi fondamentale per il metabolismo generale, e dall’altro la “competizione” con germi patogeni. Vediamo brevemente cosa intendiamo per microbioma e microbiota.

Microbiota e Microbioma non sono la stessa cosa

Spesso i due termini vengono usati come sinonimi, ma in realtà non lo sono affatto. Il microbiota è il pool di microrganismi che va a colonizzare un determinato distretto dell’organismo, come ad esempio la cute, l’intestino o i genitali. Il microbioma è la quantità di materiale genetico posseduto dal microbiota, ovvero il DNA di questo pool di microrganismi. I geni posseduti dal microbiota sono in grado di interagire con quelli dell’ospite. Nell’ultimo ventennio la ricerca si è concentrata sula stretta interazione tra microrganismi del microbioma e cellule del suo ospite, attraverso l’analisi matagenomica.  Si pensi che in umana è stato dimostrato che il 99% del materiale genetico dell’uomo è apportato proprio dai geni di questi microrganismi ospiti. Da ciò risulta chiaro il ruolo fondamentale dell’equilibrio di questi germi per la salute umana.

I nostri animali hanno il loro microbiota e il loro microbioma

Anche cani, gatti, conigli, tartarughe e canarini hanno il loro microbiota che influenza attraverso il microbioma la loro salute generale. E’ fondamentale tenere in equilibrio questi invisibili ospiti per garantire la salute dei nostri amici. Il nemico numero uno del microbiota sono gli antibiotici, soprattutto se utilizzati in maniera inopportuna, come per esempio quando sono prescritti senza esami che accertino le specie patogene presenti, in modo da individuare gli antibiotici specifici che potrebbero debellare l’infezione. Sempre più spesso, in veterinaria come in umana, assistiamo alla prescrizione scriteriata di antibiotici ed antiparassitari. E’ raro infatti che la prescrizione di un antibiotico sia stata preceduta da un esame batteriologico ed un antibiogramma, o nel caso delle parassitosi intestinali, cosi frequenti nei nostri animali, da un esame coprologico esteso. La somministrazione di questi farmaci in soggetti dei quali non si conosce la reale situazione infettivologica non fa altro che aumentare la resistenza antibiotica ed antiparassitaria. Prescrivendo e somministrando antimicrobici senza un riscontro laboratoristico infatti non si fa altro che generare la replicazione di ceppi batterici e parassiti che resistono a quei dati trattamenti. Se ad esempio ho un ceppo di un tale batterio che viene combattuto dall’antibiotico “X”, ma non lo accerto e prescrivo l’antibiotico “YZ” ad ampio spettro, non solo non curerò la patologia in corso, ma quei batteri che “resisteranno” al trattamento diventeranno sempre più forti e si replicheranno prevalendo sulla flora generale.

I germi deI cane del gatto e dei loro umani

Da un recente studio presentato al congresso europeo di Microbiologia clinica e malattie infettive (ECCMID) che si è tenuto nel mese di Aprile a Lisbona, è emerso che in un nucleo familiare di cui fanno parte anche degli animali, i familiari e gli animali stessi presentavano un microbioma molto simile, tanto da non sapere chi contamina l’altro. Questo concetto è stato esteso anche per l’antibiotico resistenza. Malgrado questo studio sia per ora soltanto osservazionale e, in quanto tale, non può dimostrare al 100% che il contatto ravvicinato con gli animali domestici causi la colonizzazione con batteri resistenti agli antibiotici, il forte sospetto emerge. La pressione selettiva alla quale sono sottoposti i batteri presenti in un nucleo familiare comprensivo di animali, è infatti la stessa per tutti gli appartenenti al nucleo familiare. I nostri animali infatti condividono con noi gli spazi della casa, gli alimenti e spesso anche le molecole farmacologiche. E’ molto frequente quindi che uomo e animale condividano la stessa popolazione microbica, tanto che non è chiaro se è l’animale a contaminare l’uomo, viceversa o entrambe le cose.

Antibiotico resistenza e medicina veterinaria

Il problema dell’antibiotico-resistenza nel mondo veterinario è nota da tempo, specialmente per gli animali da produzione di alimenti. Le azioni volte a ridurre l’utilizzo degli antibiotici nell’allevamento animale ci sono state, ma sempre molto blande. Vi sono infatti regolamenti nazionali e comunitari che consentono con deroghe applicabili con estrema facilità, di somministrare antibiotici agli animali senza che necessariamente ci sia un riscontro laboratoristico. Di certo il ricorso al rispetto dell’etogramma di specie, e quindi a condizioni di allevamento più naturali e consone al benessere degli animali, e l’utilizzo in prevenzione delle medicine non convenzionali aiuterebbe molto, e le testimonianze in tal senso sono numerose. Basti pensare agli allevamenti biologici che vantano migliori produzioni a fronte di minor utilizzo di farmaci chimici ed antimicrobici.   

I nostri animali da compagnia serbatoi di batteri resistenti agli antibiotici?

Lo studio al quale facciamo riferimento è stato condotto da più Istituti, dalla dottoressa Juliana Menezes dell’Università di Lisbona e della dottoressa Sian Frosini del Royal Veterinary College, Regno Unito, e colleghi. Secondo questo lavoro anche gli animali da compagnia potrebbero essere dei serbatoi di batteri resistenti agli antimicrobici, specialmente se anche essi assumono antibiotici in modo scriteriato. I batteri resistenti si trovano ovunque e sono più presenti lì dove vengono utilizzati antibiotici. Nello studio si fa riferimento anche a ceppi di E. Coli, batterio spesso molto diffuso e che nella maggior parte dei casi non è neanche patogeno per uomo ed animali. I ricercatori hanno provato a capire se esiste un passaggio di batteri tra animali sani ed i loro umani, prendendo in esame le infezioni causate da batteri produttori di ESBL/pAmpC, multiresistenti, e ad altri enterobatteri resistenti a più antibiotici, tra cui penicillina e cefalosporine. Pur essendo stati reclutati animali e uomini che non assumevano antibiotici da almeno 3 mesi, è emerso che in circa un terzo dei casi sia i Pet che i loro umani albergavano a livello intestinale gli stessi ceppi batterici, spesso resistenti agli antibiotici. E’ pertanto ipotizzabile che esista questo scambio di flora batterica tra uomini e loro amici a 4 zampe, anche se sono necessari ulteriori studi per averne conferma. 

Come vivere serenamente con i nostri amici con la cosa… e i loro batteri!

Sappiamo che i nostri animali possono trasmetterci dei germi e pertanto vanno rispettate alcune regole igieniche generali. Ad esempio evitare che salgano su letti e divani, che condividano con noi piatti e posate, e dopo averli accarezzati e coccolati, lavarsi bene le mani, specialmente prima di mangiare; questi basilari consigli sono regole fondamentali per persone immunocompromesse e fragili. E ovviamente, insieme a questi presidi igienici generali, la cura dell’equilibrio del nostro e del loro microbiota, evitando trattamenti farmacologici aggressivi ed inutili o peggio fai da te. Va in ogni caso tenuto sempre presente che albergare un batterio resistente non vuol dire ammalarsi, ma rappresenta un grosso problema ecologico, poiché, aumentando la presenza del microbioma, e quindi dei geni, di batteri resistenti, è probabile che questi incontrino e si fondano con un batterio patogeno, rendendolo pericoloso. Tuttavia, mantenendo in salute ed equilibrio il nostro microbiota e quello dei nostri amici, l’utilizzo degli antibiotici può risultare superfluo, poiché come disse anche Pasteur, fondatore della moderna microbiologia, “ Il microbo è nulla, il terreno è tutto”.

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