Redazione

Gravidanza e coronavirus, notizie confortanti

Dalla trasmissibilità al neonato, al manifestarsi dei sintomi: i primi studi al riguardo sono incoraggianti
8 Aprile, 2020
Tempo di lettura: 3 minuti

Due buone notizie

Gravidanza e coronavirus. L’argomento è sensibile, la gravidanza è una fase delicata della vita di una donna, anche senza che vi si aggiungano le angosce legate al virus. Quindi cominceremo subito con un paio di buone notizie. La prima: essere in stato interessante non rende più vulnerabili al Sars-Cov-2. A differenza, ad esempio, degli anziani e degli immunodepressi, le donne incinte hanno le stesse possibilità di chiunque altro di contrarre l’infezione. La seconda è ancor più interessante della prima, dal momento che molte future mamme mettono la salute del figlio ben prima della propria: ad oggi non vi è alcuno studio che abbia mostrato indizi di trasmissibilità da madre a feto. Anzi, larga parte della comunità scientifica è concorde nel ritenere che la trasmissione intra-uterina non avvenga. Il maggiore studio svolto finora sull’argomento, realizzato in Cina e pubblicato su Lancet, non ha evidenziato la presenza del coronavirus (SARS-CoV-2) nel sangue del cordone ombelicale, nel liquido amniotico e nel latte materno. Il bimbo, insomma, nasce sano.

Tampone in ostetricia?

Anche nella malaugurata ipotesi in cui la madre abbia contratto l’infezione, insomma, non c’è alcun motivo di temere per la salute del nascituro. Ma come fare ad accertare se la partoriente sia venuta a contatto con il virus o meno? Secondo le indicazioni del Ministero della Salute, contenute in un memorandum che detta le linee guida in materia, è opportuno ridurre le visite di controllo a quelle strettamente necessarie, per evitare di mettere ancor più sotto pressione gli ospedali, già in grande difficoltà per l’emergenza sanitaria. Qualora la madre dimostri tutti o alcuni dei sintomi tipici del COVID-19, il medico curante può suggerire una visita in un pronto soccorso ostetrico, esclusivamente negli ospedali che siano attrezzati con zone isolate dal resto della struttura, dove le occasioni di contagio possano essere ridotte al minimo. Una misura tesa a garantire tanto il personale sanitario quanto la madre stessa, che, in caso contrario, potrebbe entrare in contatto col virus proprio in questa circostanza. Qui le verrà fatto il tampone, e la donna verrà isolata per il tempo necessario a conoscerne il responso. Se dovesse sfortunatamente risultare positivo, verrà trasferita in centri più grandi, dove l’evoluzione della malattia possa essere monitorata.

Precauzioni durante l’allattamento

Avvenuto il parto, verranno prelevati alcuni campioni di placenta per analisi approfondite, mentre al neonato verrà subito fatto un tampone, per escludere con certezza che possa aver in qualche modo contratto il virus. A questo punto la strada si biforca in due direzioni possibili: qualora la madre abbia sintomi lievi o assenti, verrà curata insieme al piccolo, che potrà allattare normalmente al seno. Come abbiamo detto, infatti, non c’è alcun segnale che il virus passi attraverso il latte materno. Ciò non toglie che l’allattamento dovrà avvenire adottando particolari precauzioni, come l’utilizzo della mascherina da parte della madre e i lavaggi di mani molto frequenti. Se invece i sintomi manifestati dallla madre dovessero essere più intensi, il protocollo prevede che il bambino venga accudito in altra struttura, evitando di esporre il neonato a rischi, Anche in questo caso, tuttavia, al bambino potrà essere dato il latte della mamma opportunamente relevato. L’unico caso in cui l’allattamento col latte della madre non sarà possibile sarà nel caso in cui la partoriente assuma farmaci che potrebbero trasferirsi al neonato, con effetti nocivi per la sua salute.

Come trattare il neonato infettato

Se il bambino dovesse contrarre l’infezione nonostante tutte le cautele fin qui esposte, verrà trasferito in terapia intensiva dove verrà aiutato nella respirazione, qualora si rendesse indispensabile. Per fortuna, però, le statistiche ad oggi ci dicono che sono pochissimi i lattanti che abbiamo sviluppato sintomi tali da suscitare apprensione. Nella maggior parte dei casi sono asintomatici o paucisintomatici, affetti quindi da sinotmi lievi. Ci sentiamo, in tal senso, di rassicurare le neo-mamme.

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