Rimedi naturali nel trattamento del dolore osteoarticolare

26 Febbraio, 2024
Tempo di lettura: 10 minuti

Il dolore osteoarticolare è un dolore che colpisce sia le articolazioni che le strutture ad esse correlate, quali ossa, legamenti e tendini, arrivando a compromettere la funzione di sostegno e di movimento dell’organismo.

Le articolazioni sono strutture che garantiscono il contatto tra le ossa nello scheletro. A seconda del grado di motilità di cui godono si distinguono in sinartrosi, anfiartrosi e diartrosi. Le prime sono articolazioni immobili tipiche delle ossa abbastanza saldate tra loro, come ad esempio le ossa del cranio; le anfiartrosi sono invece dotate di movimenti ridotti, e l’esempio classico è quello delle articolazioni intervetrebrali, mentre le diartrosi sono delle articolazioni mobili, tipiche della maggior parte delle ossa del nostro scheletro. Sono rivestite da una membrana sierosa, detta membrana sinoviale, che forma una sorta di cuscinetto e che secerne un liquido filante, detto liquido sinoviale appunto, il quale ha la proprietà sia di lubrificare le articolazioni, e quindi rendere più fluido il movimento, sia di nutrire le cartilagini articolari stesse.

Mentre le articolazioni hanno struttura cartilaginea, i legamenti sono formazioni di natura connettivale. Più precisamente sono delle strutture che hanno la funzione di tenere due segmenti ossei saldamente legati tra loro e impedire che durante il movimento o in seguito ad un trauma, possano avvenire delle dislocazioni.

I tendini invece uniscono i muscoli alle strutture ossee. Più precisamente, prendono il nome di tendini se hanno forma cilindrica, mentre se presentano forma lamellare sono indicati come aponeurosi di inserzione.

Tutti i processi infiammatori e/o degenerativi a carico di queste strutture, e in particolar modo quelli a carico delle cartilagini articolari, sono alla base del dolore reumatico.

La cartilagine articolare è un tessuto connettivo specializzato, privo di vascolarizzazione e innervazione, che funge da materiale portante, assorbe gli urti ed è in grado di supportare carichi notevoli. Le proprietà uniche di questo tessuto sono legate alla composizione e alla struttura della sua matrice extracellulare, che è composta principalmente da un’alta concentrazione di proteoglicani impigliati in una fitta rete di fibre di collagene e da una grande quantità di acqua. Questa consente il movimento senza attrito dell’articolazione, nella quale i vari componenti articolari assorbono e dissipano il carico. Nella cartilagine articolare è presente anche una popolazione di cellule, dette condrociti, responsabili della sintesi e del mantenimento della matrice extracellulare. Le alterazioni della cartilagine osteoarticolare sono numerose e riguardano sia cambiamenti morfologici e metabolici dei condrociti, sia alterazioni biochimiche e strutturali nelle macromolecole della matrice extracellulare (collagene e proteoglicani). Nella fase avanzata, tale degenerazione, porta anche ad un’alterazione e rimodellamento della struttura ossea ed è associata anche ad una infiammazione della membrana sinoviale.

A cosa è dovuto il dolore articolare

Fondamentalmente dobbiamo distinguere tra dolore localizzato o diffuso e tra dolore primario e secondario. Il dolore primario in genere è legato ad un’alterazione dei condrociti, e può colpire anche in età relativamente giovane (verso i 40-50 anni), mentre il secondario è fondamentalmente legato all’usura delle cartilagini ed è quindi molto più diffuso in soggetti più in là con gli anni. Inoltre si parla di dolore localizzato, quando interessa una sola articolazione, ad esempio solo  il ginocchio, l’anca, le mani o la zona cervicale, e diffuso quando le articolazioni interessate sono diverse. In questo caso parliamo di poliartrite o di oligoartrite: quest’ultima interessa solo un numero ristretto di articolazioni, in genere inferiore a 4, mentre se le articolazioni doloranti sono superiori a 4 o 5 si parla di poliartrite.

Differenza tra artrosi e artrite

È doveroso fare una piccola precisazione tra queste due patologie che spesso vengono considerate equivalenti  – anche in virtù del fatto che l’artrosi è a spesso chiamata osteoartrite – ma che in realtà sono due patologie ben diverse. Più precisamente l’artrosi è un processo degenerativo della cartilagine articolare la cui eziologia, sebbene ancora non del tutto compresa, sembra sia legata ad una molteplicità di eventi, sia biochimici che enzimatici e meccanici a carico dei condrociti, i quali si ripercuotono in un’alterazione dell’omeostasi della matrice extracellulare. In poche parole diciamo che la funzionalità dell’articolazione, così come il suo continuo rinnovamento, è legata ad un perfetto equilibrio tra processi anabolici (ovvero di sintesi delle varie strutture) e catabolici (ovvero di degradazione delle strutture stesse). Nel momento in cui a livello della cartilagine articolare i processi catabolici distruttivi prevalgono su quelli anabolici conservativi, si innescano i meccanismi che sfociano nell’artrosi osteoarticolare. Tali processi portano quindi alla degradazione della cartilagine con conseguente comparsa di dolore, arrossamento, gonfiore e calore, i 4 elementi chiave di ogni processo infiammatorio. Il gonfiore è legato all’edema, ovvero all’aumento della produzione di liquido da parte della membrana sinoviale, che, come abbiamo detto, è l’elemento clou della fase clinica dell’osteoartrite. Il processo infiammatorio favorisce inoltre la sintesi dei vari mediatori dell’infiammazione, i quali influiscono ulteriormente sull’omeostasi della matrice cartilaginea, aumentando i processi catabolici dei condrociti e riducendo quelli anabolici. In questo modo si assiste ad un’ ulteriore degenerazione della cartilagine articolare.

Ovviamente, essendo l’artrosi un processo degenerativo, presenta diversi stadi di progressione che vanno dal primo stadio, quello più lieve, al 4 stadio, considerato il più grave. Viene da sé che agire in fase iniziale predispone ad una maggiore riuscita del trattamento.

A differenza dell’artrosi, l’artrite è invece una patologia infiammatoria cronica autoimmune non legata al fattore età e in genere bilaterale, ed ovviamente richiede necessariamente l’intervento del medico.

Quindi sebbene siano entrambe delle patologie infiammatorie reumatiche che interessano le articolazioni compromettendo il movimento, dedichiamo maggiore attenzione in questa sede all’artrosi e alle sue manifestazioni.

Quali sono le articolazioni maggiormente colpite dall’artrosi?

Le articolazioni più colpite dall’artrosi sono ovviamente quelle più sottoposte a stress, quindi ad un maggior carico e in sintesi, quelle più usate. In genere nella parte superiore del corpo sono soprattutto le cartilagini delle vertebre cervicali, spalla e mani, mentre nella parte inferiore del corpo, quelle di anche, ginocchio e piede.

Molto comune, soprattutto in età avanzata, l’artrosi cervicale legata ad un’erosione sia delle superfici delle anfiartrosi vertebrali che dei dischi intervertebrali. È un disturbo che parte  all’altezza del collo, ma si può estendere anche a testa, spalle e braccia. In genere tende a diminuire durante il riposo ed è molto suscettibile all’umidità. Uno dei problemi più gravi di questa forma di osteoartrite è che è spesso accompagnata da tutta una serie di sintomi accessori abbastanza  invalidanti quali vertigini, nausea, formicolio e disturbi dell’udito e del sonno.

Particolarmente fastidiosa anche quella alle mani anche perchè, oltre al dolore, compromette notevolmente il normale svolgimento delle attività quotidiane, spesso anche delle più banali. Può interessare sia le articolazioni della mano che de polso e presentare sia dolore, spesso accompagnato da una sorta di scricchiolìo durante il movimento, che deformazione a livello delle falangi, arrossamento e, in ultima analisi, gonfiore. Un particolare tipo di artrosi della mano molto diffuso è quello che riguarda la base del pollice anche detto rizoartrosi.

Molto invasiva l’artrosi che colpisce le ginocchia, o gonartrosi, in quanto, essendo il ginocchio una zona sottoposta a continue sollecitazioni, è non solo progressiva, ma compromette la normale deambulazione, causando zoppìa e, nei casi più gravi, una netta compromissione del movimento. Proprio per questo è sempre più frequente la comparsa precoce di un eccesso di liquido sinoviale, con conseguente gonfiore al ginocchio associato spesso a calore.

L’artrosi all’anca, o coxartrosi, è invece caratterizzata da un dolore che può partire dall’inguine ed estendersi poi a tutta la gamba. Ovviamente, anche in questo caso assistiamo ad una compromissione del movimento che, a seconda della sua intensità, può provocare solo una leggera zoppìa o rendere difficoltosi solo alcuni gesti quotidiani, come il fare le scale ad esempio, oppure portare ad una progressiva immobilità.

Va da sé che anche l’artrosi al piede, che può interessare solo le dita, oppure la pianta del piede, il tallone o la caviglia, è particolarmente invasiva in quanto in genere compromette la possibilità di camminare fintanto che il processo infiammatorio non si risolve.

Tutti questi tipi di dolore reumatico possono essere affrontati con la medicina naturale e con l’omeopatia

Analizziamo ora i vari rimedi naturali

Rimedi fitoterapici e integratori per il dolore articolare

Ci sono tantissimi integratori naturali che ci possono dare un valido aiuto nell’artrosi, fermo restando che è necessario sempre rivolgersi ad un professionista valido che sappia consigliare il giusto prodotto, possibilmente personalizzandolo in base alle diverse peculiarità di ognuno.

La Fitoembrioterapia nel dolore articolare

la Fitoembrioterapia è una branca della fitoterapia che si basa sull’utilizzo di fitoembrioestratti (FEE), ovvero di rimedi ottenuti dalla macerazione delle gemme che, essendo ricche di tessuti meristematici embrionali indifferenziati, presentano delle proprietà e meccanismi d’azione diversi da quelli ottenuti da tessuti vegetali già ben differenziati in strutture mature. Per un maggiore approfondimento sull’argomento ne abbiamo parlato in questo articolo. Vediamo insieme i principali FEE utili nelle patologie reumatiche.

Iniziamo dal Re di tutti i rimedi antiinfiammatori: il Ribes nero  per approfondimenti puoi consultare: “Ribes nigrum: a cosa serve e come si assume“. E’ un rimedio che deve la sua proprietà antinfiammatoria principalmente alla sua azione cortison-like che si estende non solo alle mucose, ma anche alle sierose. Questo lo rende un rimedio di elezione in caso di dolore e infiammazione osteoarticolare in cui è interessata anche la membrana sinoviale, che è appunto una membrana sierosa. Inoltre il Ribes nigrum agisce anche migliorando la flessibilità di legamenti e tendini e lo possiamo utilizzare sia nel dolore cronico che in quello acuto, da solo oppure in associazione con altri FEE, a seconda della sintomatologia.

Vitis vinifera o Vite vergine: è un rimedio antinfiammatorio con una marcata specificità articolare. Pol Henry, il padre della Fitoembrioterapia lo definisce un rimedio di elezione in tutti i processi infiammatori cronici. Di conseguenza questo FEE può essere utilizzato con successo nel trattamento di tutte le infiammazioni articolari croniche, anche in presenza di deformazione articolare. Da solo o in associazione ad altri FEE può rappresentare un validissimo aiuto.

Betulle: nel dolore reumatico possiamo utilizzare sia la Betulla verrucosa (o Betulla bianca) che la Betulla pubescente. La Betulla verrucosa è un rimedio più utile nella fase cronica dell’infiammazione osteoarticolare, anche quando è necessario migliorare la flessibilità articolare, quindi in presenza di rigidità. Essendo un rimedio che stimola in aggiunta l’azione degli osteoblasti favorendo la remineralizzazione ossea, è utile anche quando l’artrosi è legata ad osteoporosi. La Betulla pubescente ha invece una maggiore specificità ossea che articolare, ma agisce bene nella fase iniziale acuta della flogosi. Di conseguenza la possiamo sfruttare bene nel soggetto anziano con reumatismo articolare acuto, anche e soprattutto in quello associato ad osteoporosi. Da sola o in associazione ad altri FEE, ad esempio al Ribes nero.

Pinus montana (Pino): è anche lui un importante rimedio delle articolazioni in quanto ne facilita proprio il processo rigenerativo, andando a stimolare l’azione dei condrociti, le cellule che, come abbiamo visto, generano gli elementi della cartilagine articolare. Utile soprattutto in gonartrosi e coxartrosi (rispettivamente le artrosi al ginocchio e all’anca), sia in presenza di un processo infiammatorio cronico che in uno stato di degenerazione e deformazione articolare. E’ molto utile anche quando le articolazioni sono molto sensibili all’umidità, che ne accentua sia il dolore che l’infiammazione.

Quando parliamo di infiammazioni articolari non possiamo dimenticare il Noce, uno dei rimedi preferiti da Pol Henry, che ha un’azione antinfiammatoria rivolta non solo alle mucose, ma anche alle sierose. Questo lo rende un rimedio chiave quando l’infiammazione articolare ha interessato già la membrana sinoviale ed è quindi presente dell’edema dovuto all’aumentata produzione del liquido sinoviale da parte della sierosa che avvolge l’articolazione.

Un altro rimedio che dà un grosso sollievo sia alla sinovia che ai legamenti è il Frassino o Fraxinus excelsior. Favorisce anche il catabolismo dell’acido urico risultando particolarmente utile in caso di gotta o in tutti quei processi infiammatori associati ad un aumento di urati e/o di colesterolo. Ottimo in questo caso, anche in associazione con il FEE di Pioppo (Populus nigra), un altro rimedio che favorisce l’eliminazione di urati risultando utile negli stati reumatici metabolici.

Ontano nero: non possiamo non citare questo FEE che è un vero e proprio toccasana in numerosi processi infiammatori, compresi quelli che interessano la sinovia, soprattutto in fase acuta, al contrario, ad esempio, del Vaccinium vitis o della Betulla verrucosa che agiscono soprattutto in fase cronica. L’Ontano nero è infatti il rimedio chiave della flogosi essudativa, e lo sceglieremo quindi nel dolore articolare acuto anche eventualmente associato ad osteoporosi, magari in associazione con la Betulla pubescens.

Integrazione con collagene

Il Collagene è, abbiamo visto, uno dei componenti fondamentali delle cartilagini, ma, essendo una molecola che si è evoluta per resistere alle tensioni, lo troviamo in numerosi altri tessuti ed è la proteina più abbondante nei mammiferi. La superfamiglia delle proteine del collagene comprende 28 tipi diversi, ognuno dei quali presenta diverse isoforme, ma globalmente possiamo dire che la loro composizione è abbastanza simile: in esse infatti circa il 35% degli aminoacidi, i mattoncini con i quali è costruito, è rappresentato dalla Glicina, l’11% dall’Alanina e circa il 21% da Prolina e 4-idrossiprolina. Una struttura biochimicamente un po’ insolita, ma che è alla base della elasticità e della resistenza di questa proteina. Viene da sé quindi che l’integrazione con collagene può essere di grande aiuto nel dolore reumatico.

La maggior parte degli integratori di collagene oggi in commercio presenta collagene idrolizzato, in genere quello di tipo II che è tipico delle articolazioni, ma in alcuni casi possiamo trovare anche collagene nativo, ovvero molecole di collagene non “digerite” . Il collagene idrolizzato è costituito da piccole molecole peptidiche, del peso molecolare di circa 3-6 KDa, ottenuto per digestione enzimatica in ambiente acido o alcalino e a temperatura controllata, di fibre di collagene. Questa reazione ne aumenta la biodisponibilità e l’assorbimento, anche se è necessario assumerne un quantitativo decisamente maggiore rispetto alla forma nativa. La dose giornaliera di collagene idrolizzato, per vedere dei miglioramenti in termini di dolore articolare, dovrebbe essere infatti di 10g circa, contro i pochi mg del nativo. Non è solo ovviamente una questione di biodisponibilità, ma anche proprio di diverso meccanismo d’azione. Si è visto infatti che mentre il Collagene idrolizzato serve proprio a riattivare i processi anabolici di sintesi delle fibre di collagene da parte dei condrociti, quello nativo agirebbe invece prevalentemente a livello immunitario, promuovendo la regolazione dell’equilibrio Th1/Th2 e la sintesi di mediatori anti-infiammatori quali IL-4 e TGF- beta. Ci sono diversi studi a supporto della validità del collagene nel trattamento del dolore reumatico e dell’infiammazione, sia per quanto riguarda il collagene idrolizzato  che il nativo, a riguardo vedi anche: “Safety and efficacy of undenatured type II collagen in the treatment of osteoarthritis of the knee: a clinical trial

Si trovano oggi in commercio degli ottimi integratori di collagene che li contengono entrambi.

Ovviamente non può essere considerato un fitoterapico in quanto la fonte di collagene  è per ovvi motivi animale.

Oltre agli integratori a base di collagene, sono utili anche quelli a base di glucosamina e condroitina solfato

Un aiuto dall’Ayurveda: il “Golden milk”

Un ultimo consiglio che può essere utile per diminuire l’infiammazione articolare è quello di assumere quotidianamente per almeno 15 giorni una tazza di “Golden milk”, un rimedio della Medicina Ayurvedica a base di curcuma.

Si tratta di  una bevanda molto gradevole che si prepara  facilmente e, grazie alle proprietà antinfiammatorie del suo principale ingrediente, la curcuma, può essere utile in caso di osteoartrosi. Si prepara aggiungendo ad una tazza di latte tiepido (l’Ayurveda consiglia il latte vaccino, ma volendo lo si può sostituire con del latte vegetale, soprattutto quello di riso) mezzo cucchiaino di una pasta di curcuma che si prepara riscaldando a fiamma bassissima un pò di polvere di curcuma e  acqua (in genere 50g di curcuma e ½ bicchiere d’acqua) con un pizzico di pepe nero, che serve ad aumentarne la biodisponibilità. Quando l’acqua sarà quasi tutta evaporata e si sarà formata una pasta non troppo liquida, si lascia raffreddare e si conserva in frigo, all’interno di un barattolo di vetro.  Quando il latte è caldo, aggiungiamo un cucchiaino di olio di mandorle alimentare, un po’ di miele, che contribuiscono ad aumentare ulteriormente la biodisponibilità della curcuma, e mezzo cucchiaino della nostra pasta di curcuma. Mescoliamo il tutto e il nostro Golden milk sarà pronto. A me piace aggiungere anche una spolverata di cannella alla fine, per un aroma più gradevole. L’unica avvertenza in questo caso è quella di fare molta attenzione ed acquistare sempre una curcuma di qualità da una fonte sicura, per via del fatto che qualità scadenti di curcuma non sono considerate salutari.

Come possiamo vedere, le soluzioni che la medicina naturale ci propone in caso di problematiche articolari sono tantissime, e se non riusciamo a trovare il rimedio adatto al nostro caso, rivolgiamoci sempre ad un personale esperto.

 

Immagine freepik

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