1 Ottobre, 2023
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Il termina acufene deriva dal greco e comprende i termini “udire” e “manifestarsi”;

Sono i cosiddetti ronzii, fruscii o fischi alle orecchie, che tutti abbiamo provato almeno una volta nella vita. La presenza di acufeni non costituisce una malattia, ma di certo si tratta di un disturbo comune molto fastidioso.

Sebbene abbia un’origine multifattoriale, recenti studi hanno messo in evidenza il ruolo dei fattori emotivi e psicologici nell’insorgenza e nel mantenimento del fastidio provocato dall’acufene: depressione emotiva o rabbia, blocco della circolazione energetica (qi) ma anche otite, disturbi neurologici, malattie vascolari, eccessivo stress e assunzione/interruzione di farmaci come le benzodiazepine. Ultimamente la ricerca medica ha anche ipotizzato una relazione fra acufeni e dolori cervicali.

Sono associati allo stato degli organi interni, e in particolare modo a reni, cervelletto, fegato, stomaco e milza.

Per quanto l’eziologia possa apparire complessa, la patogenesi può essere ricondotta a un esordio acuto di elevata intensità in un ambiente di vita rumoroso.

Cosa succede

L’acufene non è una malattia ma un sintomo di malattia; si è notato, infatti, che fattori di rischio ambientali e predisposizione individuale, possono portare allo sviluppo di questo disturbo.

Le cause precise che portano alla comparsa dell’acufene sono  in effetti sconosciute nella maggior parte dei casi.

Si ipotizza che il gruppo di cellule nervose o neuroni (in gergo tecnico reti neurali), che di norma regolano i segnali di rumore e di dolore possano alterarsi, sviluppando una percezione cronica di queste sensazioni.

Le aree del cervello responsabili di questi sibili e ronzii sono il nucleo accumbens e numerose altre zone tra cui la corteccia prefrontale ventro-mediale e la corteccia cingolata anteriore. Queste aree agiscono come un sistema di controllo delle sensazioni percepite e sono in grado di:

valutare lo stimolo sensoriale;

modulare il flusso di informazioni che giungono al cervello;

elaborare le informazioni.

Quando questo sistema viene compromesso, l’acufene fa la sua comparsa. Spesso il tutto si complica per il sopraggiungere in perfetta sincronia di ansia e depressione, anch’esse modulate dal nucleo accumbens. Senza contare lo stress, un altro fattore spesso coinvolto e difficile da controllare. Altri studi ipotizzano inoltre una disfunzione a livello dell’orecchio interno.

 

La lettura psicosomatica dell’acufene

L’acufene è un esempio di sintomo fisico che può esprimere due significati del tutto opposti fra loro. A prescindere dal fatto che sia riconoscibile o meno una causa organica di questo disturbo fisico l‘associazione tra acufene e personalità psicologica con forte tendenza alla rimozione è molto frequente. In linea di massima, gli acufeni che insorgono in un periodo di caos esistenziale indicano l’urgenza di prendere in considerazione una parte profonda e inascoltata di se stessi. Sono l’eco di una voce interna non ben percepita. Gli acufeni che insorgono in un periodo di apparente benessere, indicano invece, il tentativo di evitare ancora una volta l’incontro con un silenzio interiore da cui potrebbe uscire la nostra vera voce oppure con qualche verità importante, ma scomoda per l’attuale assetto di vita.
In alcuni casi, l’acufene si presenta come desiderio inconscio di vivere in luoghi naturali, lontani dall’artificialità delle metropoli, in altri come difficoltà a staccarsi dal frastuono della vita moderna o, ancora, come rifiuto di ascoltare la voce di una specifica persona, spesso quella di uno o più familiari, di un collega o di un superiore.

Il significato simbolico: una voce interiore inascoltata che cerca di farsi sentire o, al contrario, il bisogno di coprirla con un suono più forte per non ascoltarla.

È fondamentale migliorare lo stato di salute psicofisica per un miglioramento dello stato energetico che possa favorire le prestazioni fisiche, intellettuali e la risposta allo stress ambientale e sociale.

I rimedi naturali per l’acufene

L’attività dei fitoembrioestratti, agendo sia sul piano simbolico che fisico, è sempre molto interessante dal punto di vista psicosomatico.

Il Sorbo aiuta a prendere coscienza e facilita l’adattamento alle varie situazioni della vita.

È coadiuvante, a livello cerebrale, della circolazione del liquor cefalorachidiano, migliora la circolazione linfatica e venosa.

Per una miglior risposta, la sua assunzione è consigliata in un’unica somministrazione al mattino presto.

Il Ginkgo Biloba ha un’importante azione antiossidante, aiuta il micrococircolo, in particolare quello cerebrale e la formazione di nuovi vasi (soprattutto in casi di ictus).

Simbolicamente protegge dalle vibrazioni negative che arrivano dall’ambiente e dalle persone che ci circondano.

Anche il Larice ha un’ottima attività sul sistema vascolare e linfatico.

A livello simbolico, protegge e rassicura nei momenti difficili della vita, aiutando a ritrovare fiducia in sé stessi.

L’Albero di Giuda migliora il microcircolo, l’irrorazione degli organi nobili, ha un’azione anti-atereosclerosi e protegge cervello, fegato e reni.

Simbolicamente porta a vedere le situazioni con più chiarezza.

I rimedi omeopatici per l’acufene

Non esiste un rimedio per l’acufene, bensì un rimedio per il soggetto che accusa questo disturbo. Motivo per il quale è opportuno rivolgersi a uno specialista omeopata.

Possibile tuttavia considerare eventuali rimedi rispetto a diverse tipi di manifestazioni del problema affinché ci si possa fare un’idea.

A seguito di episodi depressivi Ignatia amara;

se si presenta al momento della deglutizione Kalium muriaticum;

se si percepisce come il rumoreggiare di acqua Magnesia sulphurica;

se si percepisce un ronzio Phosphorus;

se si percepisce un fischio Hepar sulphur.

I fiori di Bach per l’acufene

La floriterapia ha sicuramente un ruolo importante e ben definito sulla risposta emotiva. Aiuta a migliorare il rapporto con sé stessi e con il lato ombra.

I rimedi floreali di Bach offrono la possibilità di intervenire in modo mirato e straordinariamente efficace su ogni risvolto del problema, dalle cause specifiche che li hanno originati alle somatizzazioni che li accompagnano.

In momenti di particolare stress

Oak

Ricavato dai fiori della quercia, Oak è il fiore utile alle persone stremate dalla massa di impegni che assumono perché soffrono di un eccessivo senso di responsabilità e hanno un profondo senso del dovere che le porta ad addossarsi anche i compiti che non competono loro, non si lamentano mai e non si arrendono davanti a nessuna difficoltà; quando si ammalano riaffiora la loro impazienza, perché odiano restare improduttivi e non vedono l’ora di guarire per tornare al lavoro.

Assumerlo aiuta a capire che la prima responsabilità è verso se stessi, e che se crolliamo non saremo più utili a nessuno.

Olive per recuperare le forze

Dai fiori dell’ulivo, pianta longeva e resistente, Bach ha ricavato un essenza energetica e ricostituente, consigliato a chi è arrivato al limite delle proprie risorse psicofisiche ed è così esaurito che anche le minime incombenze quotidiane costituiscono un’immane fatica.

Aiuta a recuperare le energie psicofisiche.

Quando il problema nasce dagli stati ansiosi.

Uno dei difetti principali delle terapie ansiolitiche farmacologiche è che non sono “tarate” sulla persona, ma solo sulla chimica dei neurotrasmettitori. Il punto è che le fonti d’ansia sono molto diverse per ognuno di noi, e quindi dovrebbe essere diversa anche la terapia: per questo i fiori di Bach, come anche i rimedi omeopatici, sono molto efficaci.

Per l’ansia indifferenziata o “endogena” Agrimony

Ricavato dai fiori gialli dell’Agrimonia eupatoria, Agrimony è considerato l’ansiolitico per eccellenza della floriterapia, utile quando l’ansia assale all’improvviso, senza motivo apparente, soprattutto la sera, o quando si resta soli con sé stessi. L’ansia di Agrimony infatti nasce dall’interno, per avvertirci che stiamo reprimendo le parti più autentiche della personalità e in questo senso non è un problema, ma un’informazione del fatto che abbiamo un problema: quello di liberarci dalla “maschera” che ci impedisce di scoprire chi siamo veramente.

Anche l’oligoterapia catalitica può essere associata.

Nel considerare l’ansia tra le cause degli acufeni, anche l’oligoelemento catalitico Litio può dare importanti riscontri se assunto più volte durante l’arco della giornata.

L’oligoelemento catalitico Magnesio invece risulta utile alle cellule nervose. Una carenza di questo importante minerale può compromettere la regolazione degli impulsi nervosi ed in particolare la gestione delle situazioni di stress a cui si viene quotidianamente sottoposti.

Un altro semplice aiuto, che ci arriva dalla natura, è l’olio di oliva.

Due gocce per orecchio di olio di oliva tiepido, precedentemente riscaldato, aiutano nell’igene e nello stadio infiammatorio.

“Nella civiltà dei rumori è importante saper togliere il disturbo.”

Mirco Stefanon

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